Porti aperti. Per la coca

Gioia Tauro, Livorno e Genova. Anche i porti italiani nella filiera criminale del traffico internazionale di stupefacenti

Fonte: http://en.ce.cn/World/big-news/201901/17/t20190117_31291498.shtml

Versione italiana a cura della Redazione del Tacco d’Italia

 Gli hub marittimi di Amburgo, Rotterdam, Anversa, Gioia Tauro, Livorno e Genova sono i nuovi avamposto delle mafie per il narcotraffico. In particolare, i porti olandesi e belgi – per volumi di container, dimensioni, e posizione geografica – costituiscono la porta d’accesso di merci che viaggiano verso l’Europa lungo la rotta Atlantica, il terminale di partenza. Indagini condotte in Italia (rapporto Dia del 1° semestre del 2018, pag. 335) “hanno evidenziato la forte propensione della ‘ndrangheta a insediare contesti criminali nei Paesi del nord del continente ove, da tempo, esponenti delle cosche ionico-reggine si sono inseriti in vari settori economici. Ciò, a conferma della tradizionale capacità della ‘ndrangheta di replicare i propri schemi operativi anche in altre aree”.

 

Porti europei: i crocevia del narcotraffico

Lo scorso mese di gennaio, la polizia italiana ha sequestrato oltre 115 chilogrammi di cocaina pura nel porto di Gioia Tauro, in Calabria, durante una grande operazione contro la ‘ndrangheta. Gli stupefacenti erano nascosti a bordo di una nave da carico all’interno di un container che trasportava bobine di carta da San Antonio, in Cile. La nave è giunta a Gioia Tauro dopo uno scalo nel porto panamense di Rodman, con destinazione finale nel porto di Livorno. In una nota congiunta, la Polizia italiana e l’Agenzia doganale (che ha eseguito l’operazione) riferiscono che la cocaina sequestrata vale sul mercato circa 23 milioni di euro (26,3 milioni di dollari americani).

 

Il porto di Gioia Tauro è considerato un importante centro per il narcotraffico internazionale ed è presumibilmente sotto il controllo della ‘ndrangheta, attualmente considerata la più potente delle tradizionali organizzazioni mafiose italiane. Secondo i servizi antidroga italiani, la maggior parte della cocaina contrabbandata in Europa è arrivata, negli ultimi anni, dal Sud America. “Quasi due tonnellate di cocaina sono state sequestrate nel porto di Gioia Tauro solo nel 2017”, ha spiegato la polizia. Secondo l’analisi della Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa), rappresenta l’80,98% della cocaina sequestrata in tutto il Paese, nel corso dell’intero anno”.

 

Nel rapporto annuale pubblicato a metà del 2018, la Dcsa ha dichiarato che Gioia Tauro si conferma l’ingresso principale della cocaina in Italia: “L’analisi dei sequestri (di cocaina) effettuati in questa zona portuale negli ultimi 5 anni – affermano gli inquirenti – dimostra una tendenza crescente con un picco nel 2017”. Ma la polizia ha anche lanciato un allarme sugli sforzi della ‘ndrangheta di trovare nuovi punti di ingresso nel continente europeo.

 

Le organizzazioni criminali, infatti, al posto di Gioia Tauro – oggetto ormai di serrati controlli da parte della Forze di Polizia – hanno cominciato a dirottare massicciamente i propri affari nei porti di Olanda e Belgio

“Appare probabile che le filiali locali della ‘ndrangheta – diventate agenti quasi esclusivi per i narcotrafficanti dell’America Latina in Europa – siano costantemente alla ricerca di nuovi porti con un volume di traffico rilevante e, allo stesso tempo, controlli più lievi”. E si menzionano, per l’appunto, Rotterdam e Anversa come esempi.

All’inizio di dicembre, la polizia italiana ha coordinato anche un’operazione internazionale che ha smantellato attività di narcotraffico della ‘ndrangheta e riciclaggio di denaro sporco in Europa. Circa 90 sospetti – 70 dei quali italiani – sono stati arrestati in collaborazione con forze di Polizia in Belgio, Germania e Paesi Bassi.

 

Risalgono invece alla fine del mese di gennaio 2019 due operazioni che coinvolgono i porti di Genova e Livorno. A Genova la Polizia italiana ha preso possesso di oltre due tonnellate di cocaina. Gli stupefacenti, del valore di 500 milioni di euro, sono stati rintracciati con l’aiuto della Polizia britannica, colombiana e spagnola. La droga apparteneva a varie organizzazioni associate a un gruppo armato colombiano organizzato, il “Clan del Golfo“, che si avvale di contatti in numerosi porti europei. Il container è partito dalla Colombia ed è arrivato a Genova, diretto poi verso Barcellona. Per catturare i trafficanti in Spagna, ​​gli investigatori italiani hanno sostituito il carico di droga – 1.801 panetti – con del sale e hanno lasciato che proseguisse il suo viaggio. Giunto a Barcellona, la polizia ha arrestato il presunto destinatario della spedizione, uno spagnolo di 59 anni. A Livorno, nelle stesse ore, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Dogane del porto hanno sequestrato quasi 650 chili di cocaina divisa in 582 panetti. La droga era nascosta in 23 borsoni all’interno di un container contenente caffè. La nave, battente bandiera portoghese, proveniva dal porto spagnolo di Algecira. “Le indagini – partite da una segnalazione dell’Antidroga (Dcsa) – hanno accertato che il container era stato spedito da una società in Honduras e imbarcato a Puerto Cortes per poi essere trasferito a Moin, in Costa Rica, su un’altra nave, diretta a Barcellona. Il container sarebbe poi dovuto giungere a un’azienda di Madrid, dove però non è mai arrivato. I finanzieri hanno monitorato la nave da prima che entrasse in porto, per evitare che la droga fosse trasbordata in mare”.

 

Nessun collegamento tra le operazioni di Genova e Livorno, ha precisato la Polizia, anche se i due porti sembrano essere diventati importanti destinazioni per il traffico di coca in arrivo dal Sud America.

 

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