Decisive le dichiarazioni del boss della scu Tommaso Montedoro, ora collaboratore di giustizia. Il sindaco Giancarlo Mazzotta era già stato rinviato a giudizio per vari reati tra cui estorsione aggravata da metodo mafioso.
di Marilù Mastrogiovanni
Sciolto per mafia il Comune di Carmiano (Lecce).
Lo ha reso noto il Consiglio dei ministri con un comunicato stampa:
“Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno Luciana Lamorgese, a seguito di accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali, a norma dell’articolo 143 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267), ha deliberato lo scioglimento per diciotto mesi dei Consigli comunali di Africo (Reggio Calabria) e Carmiano (Lecce), e il contestuale affidamento dell’amministrazione degli enti a due Commissioni di gestione straordinaria”.
La commissione prefettizia che dovrà guidare l’ente verso le elezioni amministrative è composta dai viceprefetti Daniela Buccoliero e Francesco D’Alessio e del funzionario della Finanza Michele Marcuccio.
Tra gli imputati, con Mazzotta, anche due esponenti di spicco della sacra corona unita, Giovanni Mazzotta, detto Gianni Conad, e Saulle Politi, del clan Tornese.
Giancarlo Mazzotta, ex-sindaco di CarmianoTommaso Montedoro
Alle accuse della pm Carmen Ruggiero, si sommano le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Tommaso Montedoro, boss dell’omonimo clan Montedoro-Potenza, affiliato al clan Giannelli-Scarlino, tutt’ora pericolosamente attivo nel basso Salento.
Montedoro ha asserito di aver incontrato in un bar a Casarano l’ormai ex sindaco Giancarlo Mazzotta per raccordarsi sull’insediamento di un supermercato, per il quale l’ex sindaco di Carmiano avrebbe garantito supporto burocratico per ottenere finanziamenti regionali e bancari presso l’istituto di credito BCC e il boss, in cambio, avrebbe dovuto garantire appoggio elettorale.
L’accordo, afferma Montedoro, non fu perfezionato perché il boss fu assicurato alla giustizia, e Mazzotta ha smentito le dichiarazioni del collaboratore.
Le dichiarazioni di Montedoro sono confluite nella relazione dei commissari prefettizi e hanno dato una spallata, con altri gravi dettagli, all’amministrazione comunale di Gianfranco Mazzotta.
PROVINCIA DI LECCE: GLI ALTRI COMUNI SCIOLTI PER MAFIA
Negli ultimi due anni sono stati sciolti per mafia i comuni salentini di Parabita, Sogliano Cavour e Surbo.
A Parabita gli accertamenti della prefettura sono seguiti all’operazione “Coltura”, che con l’operazione “Tam Tam” ha decapitato i vertici del clan Giannelli-Scarlino e Padovano. Per il suo essere “un santo in paradiso”, così si definiva il vicesindaco Giuseppe Provenzano, ora a processo, e per i rapporti tra i vertici del clan e la holding Igeco spa, che dava loro lavoro, il Comune fu sciolto e Igeco S.p.a. raggiunta da interdittiva antimafia.
A Sogliano Cavour, lo scioglimento fu successivo alle indagini della Procura confluite nell’operazione “Contatto”: furono arrestate 64 persone, tra cui alcuni esponenti del clan Coluccia di Galatina e l’allora vicesindaco e assessore al Welfare Luciano Magnolo (a processo).
A Surbo invece, i commissari prefettizi hanno accertato le influenze della sacra corona sulle attività della pubblica amministrazione, in particolare sui lavori per la realizzazione del palazzetto dello sport e sul cambio di destinazione d’uso di alcuni terreni per la lottizzazione della zona commerciale. Surbo era stato già sciolto 26 anni fa, per le influenze del clan vincenti sull’amministrazione.
Parabita, Sogliano e Surbo sono stati sciolti su richiesta del Prefetto Claudio Palomba.
Carmiano a seguito della relazione della Prefetta Maria Teresa Cucinotta.
SCORRANO IN ODOR DI MAFIA
Sempre Cucinotta nel luglio scorso ha inviato a Scorrano (Le) i commissari per l’accesso agli atti comunali, incaricati di passare al vaglio le attività dell’amministrazione il cui sindaco, Guido Stefanelli è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
“Nuova Era”, cooperativa del sindaco, è stata raggiunta da interdittiva antimafia.
Il clan egemone su Scorrano e Maglie, capeggiato da Giuseppe Amato, detto “padreterno”, è stato decapitato con l’operazione “Tornado”, che ha svelato le pressioni della sacra corona su appalti e servizi pubblici.
Un modus operandi consolidato nel Salento: le interessenze tra politica, mafia e imprenditoria sono difficili da riconoscere, individuare e perseguire, perché fanno parte di una quotidianità vissuta dai cittadini, ormai assuefatti.
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