Non era seduto dietro una scrivania, sotto i riflettori, non aveva il cerone, né i capelli di plastica, non c’era Bruno Vespa. Aveva il baffetto, i capelli brizzolati e la solita aria da furbetto. Gli occhietti gli brillavano e un po’ il ghigno andava a destra, proprio come accade ogni volta che si sente strafigo. Fa sempre così lui, ma questa volta, come quell’altro con i capelli di plastica, ha perso il senso del ridicolo. Massimo D’Alema oggi s’è sentito davvero un re col mantello di seta sgargiante, mentre tutti, proprio tutti, non solo un bambino, gridavano “il re è nudo” e lui non li sentiva.
Ghignava, D’Alema, mentre firmava una “carta” alla presenza di Marco Potì sindaco di Melendugno (Le).
“Un patto per impegnarsi a portare in Parlamento una risoluzione per fermare i lavori del cantiere Tap e trovare con la Regione Puglia e gli enti locali una localizzazione che sia ragionevole, perché, come ho sempre ritenuto, un gasdotto è giusto che approdi in una delle aree industriali che ci sono piuttosto che in una delle località turistiche più belle del Salento”.
Le parole di D’Alema echeggiavano nel fastoso salone delle feste, lungo le cui pareti erano disposti, compìti, i villani accorsi dall’aia, per sentirlo, coi panieri ricolmi d’uova e qualche verza mangiata dai vermi, ché il gelo quannu ha bruciato tutto. “Bisogna tornare anche ad un metodo democratico che non può essere quello di decidere a Roma con un decreto che cosa fare del nostro territorio su cui devono decidere i cittadini e gli amministratori del Salento. Quindi è anche questo principio che oggi ho voluto affermare con l’impegno e la posizione che ho preso”, così ha detto D’Alema, con tono solenne e quel mantello di seta sgargiante quasi quasi m’è parso di vederlo luccicare, mentre lui afferrava un lembo con la destra e voltandosi di scatto, avvolgendosene fiero, andava via, sapendo che tutti gli occhi erano su di lui. Ma poi il volgo, che fino a quel momento lo aveva ascoltato con gli occhi sgranati e le mascelle cadute, spalancate, il volgo, dicevo, è scoppiato in una fragorosa risata. “Il re è nudo”, hanno detto. E poi hanno urlato: “Il re è nudo”! E poi non si sa perché e percome, non si sa chi lo fece per primo, qualcuno pensò bene che quelle verze piene di vermi se le mangiasse lui, che aveva per anni riempito la pancia sua col sudore della fronte loro. E qualcun altro, non si sa perché e percome, non si sa chi lo fece per primo, qualcuno pensò bene che la pancia vuota, la sera appresso, valeva bene una frittata sulla di lui faccia.
E così volarono uova e verze e si schiantarono sul mantello di seta, che era tutto nella sua testa. E allora si vide per quello che era (o forse no): un ometto finito e rancoroso, che aveva perso tutto, il mantello e il decoro.
MLM
POST SCRIPTUM:
Massimo D’Alema, da 15 anni gran ciambellano dell’affare Tap, è candidato nel collegio di Gallipoli per Liberi e Uguali.
Sempre per Liberi e Uguali è candidato a Bari Michele Laforgia, avvocato di Tap. C’è da capire con quali equilibrismi interni tareranno le posizioni sul gasdotto, che per D’Alema, fino a poco fa, era solo un “tubicino”.
Qui i link di alcune delle inchieste del Tacco (tutte del 2013) sul Trans Adriatic Pipeline:
I 47 “ma” del Ministero su IG Poseidon
Tap vuole il monopolio del gas
Qui sotto, l’edizione del mensile “il Tacco d’Italia” del lontano 2008 (DUEMILAEOTTO!) con intervista al lobbista Roberto De Santis (braccio destro di Massimo D’Alema) e la più recente (2011) edizione monotematica del mensile su trivelle e gasdotti al largo di Otranto:
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