Di Daniela Spera
Si svolgerà questa mattina, a Roma, il secondo sit in delle associazioni tarantine che oggi attendono la sentenza del Consiglio di Stato. A sostegno dell’iniziativa, l’associazione ‘Giustizia per Taranto’ ha depositato un esposto in procura per l’inquinamento prodotto dall’ex Ilva da ottobre 2019 a maggio 2021. L’iniziativa ha coinvolto anche alcuni cittadini del quartiere Tamburi.
Non v’è stato giorno di vento’– si legge nell’esposto- ‘in cui gli abitanti (quantomeno) del quartiere Tamburi non siano stati costretti ad alzare, già solo dai loro balconi, le polveri provenienti dalla zona industriale tarantina: quando il vento è forte, addirittura, sono stati costretti a “rifugiarsi” in casa, chiudendo tutte le finestre, per evitare che le stesse entrassero nelle loro abitazioni.’
A sostegno dell’azione dell’associazione c’è stata la disponibilità di una famiglia del quartiere Tamburi che vive in prima persona le conseguenze dell’inquinamento. Rafforzano la denuncia numerose prove fotografiche e video che evidenziano imponenti fenomeni emissivi rilevati nel quartiere Tamburi.
LE MOTIVAZIONI DELLA DENUNCIA

Nel processo ‘Ambiente svenduto’, prossimo alla conclusione, si è puntato il dito contro la gestione della famiglia Riva, ma le condanne riguarderanno fatti commessi nel passato. Nel frattempo la gestione è cambiata, ma la situazione ambientale non è migliorata. Sono queste le motivazioni che hanno spinto l’associazione a denunciare i nuovi gestori. E’ la prima denuncia riferita anche ad Acciaierie d’Italia, nuovo soggetto che, attualmente, gestisce l’ex-Ilva. Dopo la cancellazione dello scudo penale, avvenuta a settembre 2019, così come imposto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (sentenza del 24 gennaio 2019, Cordella e altri c. Italia), i soggetti responsabili delle ipotesi di reato non godono più di ‘immunità penale’. Per questo motivo ‘Giustizia per Taranto’ ha depositato in procura un esposto riferito all’inquinamento prodotto dallo stabilimento da ottobre 2019 a maggio 2021.
Dal 2018, l’acciaieria è condotta in locazione da AmInvestCo Italy, società di ArcelorMittal Italia, che ha sottoscritto con l’amministrazione straordinaria di Ilva un contratto di affitto con obbligo di acquisto dell’impianto alla sua scadenza. L’associazione, nella denuncia, ricorda che il passaggio a questa nuova società
avrebbe dovuto portare, tra l’altro e dando seguito alla realizzazione di numerose prescrizioni, ad un “miglioramento” delle condizioni ambientali della nostra città, previa l’effettuazione di una serie di attività tese, per quanto possibile, a mitigare la costante emissioni di inquinanti su Taranto’ e sottolinea che ‘ad oggi, però, tanto non pare essere accaduto.’
Infine, il 14 aprile scorso, Invitalia, per conto del Governo, ha, sottoscritto – con i contributi in conto capitale assegnati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze – azioni ordinarie per un importo pari a 400 milioni di euro, ottenendo una partecipazione al capitale sociale pari al 38% e diritti di voto pari al 50% di AMInvestCo Italy, che ha, quindi, assunto il nome di “Acciaierie d’Italia Holding S.p.A.’’ Anche a quest’ultima società è indirizzata la denuncia.
UN MESSAGGIO RIVOLTO AGLI ABITANTI DEL QUARTIERE TAMBURI
Il presidente dell’associazione, Massimo Ruggieri, intervenuto, ieri (12 maggio) nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, ha spiegato che erano state raccolte, anche foto e video di altri residenti del quartiere Tamburi, ma che in seguito al licenziamento dell’operaio Riccardo Cristello, e temendo ripercussioni per alcuni familiari di altri operai, hanno rinunciato all’azione.
Il messaggio che vogliamo lanciare agli abitanti del quartiere Tamburi è di non aver paura, di denunciare le loro sofferenze, perché noi ci siamo e la città non consentirà ulteriori intimidazioni’ ha concluso Ruggieri.
L’avvocato Leonardo La Porta, membro dell’associazione che difende i firmatari dell’esposto, ha sottolineato che ‘a prescindere dalle promesse fatte a tutti i livelli, oggi, l’inquinamento è ancora esistente, come anche la paura costante dei cittadini di potersi ammalare e morire’. E ha così concluso: ‘Le polveri ed i fumi dello stabilimento ex Ilva continuano a uccidere, per questo è arrivato il momento di dire basta!’.
‘Giustizia per Taranto’, che con una delegazione sarà presente anche oggi a Roma, ha, infine, invitato la città a partecipare alle manifestazioni previste a Roma e a Taranto davanti alla Prefettura ‘perché, al di là di tutti i fantasiosi piani del Governo, è fondamentale, in questo momento, continuare a spingere per l’unica soluzione ammissibile per il nostro territorio: chiudere la fabbrica e utilizzare i fondi europei per riqualificare i lavoratori e riconvertire l’economia di Taranto.’
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