Pensione da 300 euro al mese e patrimonio da 2 milioni di euro: “Attività illecite, figlio e sorella prestanomi”

DOSSIER/2 Il Tribunale su Diego Fimmanò, 49 anni, di Brindisi e il tesoretto accumulato in dieci anni e sequestrato: “Unico provento lecito è il rateo Inps da agosto 2019”. Il primo acquisto alle aste giudiziarie fatto dal ragazzo due mesi dopo la maggiore età: “Versa la somma di 115mila euro per una casa poi rivenduta a 170mila euro”. Alla donna intestati 12 immobili, conto corrente e fondi di investimento

Di Stefania De Cristofaro

BRINDISI – Pochissime entrate lecite. L’ultima è la pensione Inps pari a 297 euro e 14 centesimi che percepisce da agosto 2019, ma Diego Fimmanò, 49 anni di Brindisi, negli ultimi dieci anni è riuscito a mettere insieme, acquisto dopo acquisto, un patrimonio che vale almeno due milioni di euro. Ha lavorato quando era in carcere nel 2008 e poi appena 60 giorni nel 2016 in un’azienda agricola. Spiccioli. Quanto basta per affermare che quel tesoretto costituito da immobili, conti correnti e fondi di investimento sia il risultato di investimenti con denaro frutto di attività illecite o di dubbia provenienza, realizzati tramite il figlio e la sorella. Entrambi prestanomi.

IL DECRETO DI SEQUESTRO DEL TRIBUNALE DI LECCE: L’ELENCO DEGLI IMMOBILI E LA NOMINA DELL’AMMINISTRATORE GIUDIZIARIO

Tutto il patrimonio è stato posto sotto sequestro, dagli agenti della questura di Brindisi, in esecuzione del decreto della Seconda sezione penale del Tribunale di Lecce, riunito in camera di consiglio (presidente ed estensore Malagnino, giudici de Benedictis e Maggio), su proposta del questore di Brindisi Ferdinando Rossi nel solco dell’inchiesta sulle aste giudiziarie che nell’estate del 2019 portò agli arresti. Fimmanò risulta imputato a conclusione delle indagini: il processo pende dinanzi al Tribunale di Brindisi.

 La richiesta del questore è stata depositata il 28 ottobre 2020 assieme all’istanza per l’applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di Ps (in aggiunta a quella patrimoniale della confisca).

Il sequestro riguarda 14 immobili, tre dei quali si trovano in provincia di Lecce. Due sono intestati al figlio di Diego Fimmanò (che non risulta indagato): un appartamento di cinque vani in via Tancredi d’Altavilla, rione Minnuta di Brindisi, e un seminterrato nella stessa strada.

Gli altri immobili sequestrati sono intestati alla sorella di Diego Fimmanò (anche lei non indagata): a Brindisi, un appartamento di cinque vani in piazza Santa Teresa; un appartamento in via Cappuccini; un appartamento in via Giuditta Arquati di quattro vani (zona Centro); un appartamento di tre vani e mezzo sempre in via Giuditta Arquati; un appartamento in via Verona (rione Santa Chiara); un appartamento di quattro vani in via Taranto (zona Centro); un immobile di cinque vani e mezzo in via Montebello (rione Santa Chiara); un immobile di cinque vani e mezzo in via del Mare (zona Centro”; un immobile di due vani e mezzo in via Nicola Antonio Cuggiò (zona Centro). Sempre intestati alla donna e posti sotto sequestro gli immobili a Uggiano la Chiesa, in provincia di Lecce: tre immobili in viale Cimitero s.n.c.

Sotto sequestro, inoltre, il conto corrente presso la Banca Credem con attivo 82.621,60 euro; Fondi Sicav per 321.101,98 euro e Investire Sicuro per 52.828,61.

LE RECENTI ENTRATE DI DIEGO FIMMANO’: LA PENSIONE INPS

Per il Tribunale di Lecce, così come per il questore di Brindisi, le entrate di Diego Fimmanò sono “modeste”: è solo quella derivante dalla pensione di invalidità erogata dall’Inps. Fimmanò, infatti, percepisce il rateo mensile di 297,14 euro a far data dal mese di agosto 2019, “come risulta dagli archivi dell’Istituto di previdenza sociale”, consultati dagli investigatori.

Lo screening ha confermato anche che Fimmanò “non risulta essersi mai dedicato in maniera stabile e continua in alcuna attività lavorativa lecitamente retribuita, fatto salvo per l’anno 2008, dove gli atti dell’anagrafe Inps risulta aver percepito la somma di 483 euro erogata dal ministero della Giustizia, per prestazione lavorativa svolta durante lo stato di detenzione nel circuito carcerario”. Entrate lecite solo nel 2016, quando risulta che Fimmanò ha percepito 2.940 euro come “compenso lavorativo di 60 giorni svolti nel comparto agricolo”.

I REDDITI DEL FIGLIO E DELLA SORELLA DI FIMMANO’

Redditi modesti anche per il figlio di Diego Fimmanò e per la sorella dello stesso. Quanto al ragazzo, agli archivi Inps risulta che ha percepito entrate dal “17 maggio 2014 al 31 maggio 2014” per un rapporto di “lavoro part time alle dipendenze di una ditta immobiliare per 51 euro, dal 18 maggio 2017 alla fine dello stesso anno, per 7.314 euro, poi dal primo gennaio 2018 al 4 febbraio successivo per 1.895 e ancora dal 5 febbraio 2018 alla fine dell’anno per 10.767 euro.

Più di recente, il ragazzo risulta essere stato assunto dal primo gennaio al 31 dicembre 2019 come apprendista con reddito pari a 12.069 euro e poi dal primo gennaio al 31 gennaio 2020 per 830 euro.

Alle stesse conclusioni è giunto il Tribunale di Lecce sulla scarsa consistenza delle entrate della sorella di Diego Fimmanò: “Non risulta ad oggi impegnata in alcuna attività lavorativa, dalla consultazione della banca dati Inps”. L’estratto contributivo allegato al fascicolo mostra solo rapporti di lavoro a tempo determinato, alle dipendenze dell’Agenzia delle poste e dei telegrafi dal primo maggio al 31 agosto 1989 percependo il corrispettivo di 2.532,18 euro, poi dal primo gennaio al 31 dicembre 1990 per un corrispettivo di 69,20 euro e dal primo gennaio al 31 dicembre 1991 per 45,96 euro e infine dal primo agosto al 15 dicembre 1992 per 4.445,66 euro.

La consultazione della banca dati dell’Anagrafe tributaria ha permesso di accertare che la donna ha dichiarato “nel 2018 il reddito nominale per le determinazione Irpef di 5.900 euro”. Nello stesso anno, risultano redditi da canoni di locazione per 3.420. Nel 2017, invece, non ci sono state risultanze reddituali. Nel 2016 reddito pari a 5.386 euro più canoni di locazione incassati per 3.420. Situazioni sostanzialmente identiche negli anni precedenti, sino al 2012. Non è ancora disponibile la dichiarazione redditi per il 2019.

“Tutto ciò considerato, appare evidente come le modeste capacità reddituali dei soggetti interessati non appaiono idonee a giustificare il sontuoso patrimonio mobiliare e immobiliare”, si legge nel decreto del Tribunale di Lecce. “Significativo e sintomatico, se non decisivo, è il dato che figlio e sorella di Diego Fimmanò” hanno “effettuato i propri acquisti immobiliari con modalità già di per sé anomale e inquinate da trasferimenti e operazioni fortemente sospette, peraltro emblematicamente connesse al settore delle aste immobiliari brindisine sulle quali Fimmanò risulta aver da ultimo esteso e concentrato la propria attenzione e attività criminale”.

IL PRIMO ACQUISTO ALLE ASTE GIUDIZIARIE: IL RAGAZZO AVEVA DA POCO COMPIUTO 18 ANNI

Dalla documentazione acquisita negli uffici dell’Agenzia del Territorio, del Catasto e dell’Agenzia delle Entrate è stato possibile ricostruire tutti gli acquisti immobiliari portati a termine dal figlio e dalla sorella di Fimmanò.

“Si registra una notevole attività di acquisizione immobiliare che il figlio evidenzia sin dalla fine dell’anno 2020, quando maggiorenne da poco di più di due mesi inizia a partecipare a vari aste”.

La prima aggiudicazione avviene il 18 novembre 2020: il ragazzo acquista un immobile a Brindisi versando la somma di 115mila euro. L’appartamento viene poi rivenduto al prezzo di 170mila euro.

Secondo l’impostazione accusatoria, c’è stata una “interposizione fittizia del ragazzo per conto del padre” il quale in almeno un’occasione, “la mattina del 19 gennaio 2018 accompagna personalmente il ragazzo negli uffici giudiziari e segue in prima persona le operazioni di deposito dei titoli di credito”.

Le indagini hanno consentito di accertare che il processo di acquisizione dei beni è avvenuto, nel tempo, contestualmente alla commissione delle attività illecite, tanto da determinare un nesso di stretto collegamento tra disponibilità di beni e pericolosità sociale.

LA PERICOLOSITA’ SOCIALE CONTESTATA NEL DECRETO DEL TRIBUNALE

Sotto quest’ultimo aspetto, nel decreto sono stati evidenziati alcuni “passi” della storia giudiziaria di Fimmanò, a partire dagli anni Ottanta, sino al recente arresto per tentata estorsione aggravata e turbativa d’asta a luglio 2019.

Risultano condanne per reati contro il patrimonio e la persona che, come evidenziato nel decreto, rimarcano la “quasi ininterrotta presenza di Fimmanò nel tessuto criminale, a riprova della sua versatilità in una scelta di vita da cui trarre i mezzi di sostentamento”. Secondo quanto segnalato dalla questura di Brindisi, Fimmanò è

“elemento di pessima condotta morale e civile e di spiccata capacità criminale”.

Il Tribunale aveva già applicato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale, in esecuzione sino al 2016: “Ma tale provvedimento non ha contribuito al ravvedimento”.

 

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