Di Daniela Spera
Si è svolto ieri (4 marzo ndr) l’incontro tra il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci e le associazioni aderenti al ‘Piano Taranto’.
Il gruppo, rappresentativo della volontà di quella parte della città che chiede una svolta economica e occupazionale, ha ribadito la necessità di attivarsi con tutti i mezzi per arrivare, come primo obiettivo, alla chiusura dell’area a caldo, il comparto più inquinante dello stabilimento siderurgico. Traguardo da raggiungere con un accordo di programma che segua il modello applicato a Genova dove, nel 2005, venne disposta la chiusura dell’area a caldo con garanzie dei livelli occupazionali. Una posizione motivata in primis dalla urgenza di uscire, quanto prima, da un’emergenza sanitaria in atto che miete ogni giorno vittime a causa dei veleni prodotti da un’attività industriale incompatibile con la vita dei cittadini e degli operai.
‘Facendo una valutazione su ciò che ogni possibile tavolo negoziale prevede, continuando a produrre acciaio in queste condizioni, nell’analisi costi-benefici, non c’è alcuna positività per Taranto, né dal punto di vista sanitario né sotto l’aspetto occupazionale. La corda si è spezzata. Il nostro intento è la chiusura dell’area a caldo, o meglio ci proveremo. Non sarà facile’.
Con queste parole il sindaco di Taranto ha introdotto il primo confronto con gli attivisti del territorio. A sostegno di questa posizione, ha aggiunto, è pronto a battersi in tutte le sedi. Ha inoltre ricordato che l’ordinanza sindacale, emanata il 27 febbraio scorso, è una strada in più da percorrere e che, al momento, non è stata ancora impugnata al Tar Lecce, da parte di Ilva in amministrazione straordinaria, che aveva annunciato la volontà di presentare ricorso avverso il provvedimento.
L’ amministrazione comunale si è dunque mostrata del tutto in linea con le proposte elencate nel ‘Piano Taranto’, auspicando la massima collaborazione e un sostegno forte e compatto di tutte le realtà associative del territorio tarantino che da anni si battono per la riconversione economica, con chiusura delle fonti inquinanti, e per la promozione di alternative occupazionali. E su quest’ultimo punto le associazioni si sono soffermate suggerendo un approccio comunicativo con la cittadinanza teso a rassicurarla sulle enormi opportunità di sviluppo, con positive ricadute occupazionali, che un serio programma di riconversione può fornire alla comunità jonica.
Si è trattato del primo incontro che ha visto coinvolte le associazioni Acli Taranto, Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, Giustizia per Taranto, Taranto Respira, Isde Massafra, Giorgioforever, il Comitato LegamJonici, il Collettivo Morricella, il Gruppo Tamburi Combattenti e il movimento TuttaMiaLaCittà. Gli incontri successivi saranno allargati ad altre associazioni. E’ prevista l’istituzione di una delegazione rappresentativa per convergere verso un unico obiettivo.
La battaglia non sarà facile da portare avanti, dal momento che risultano ormai confermati gli accordi fra il gruppo ArcelorMittal e i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, che prevedono la modifica del contratto di affitto e la rinuncia alla causa civile avviata in seguito alla presentazione dell’atto di citazione presso il tribunale di Milano con cui, il 4 novembre scorso, la multinazionale annunciava il recesso del contratto di affitto.
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