I massimi vertici (del 2014) della Banca di Credito Cooperativo di Terra d’Otranto a processo con esponenti di spicco della Sacra Corona Unita
di Fabiana Pacella
La Banca di Credito Cooperativa di Terra d’Otranto, fu lavatrice della mafia salentina?
Entra nel vivo la fase processuale del primo troncone d’indagine su presunti e gravi illeciti, commessi a vario titolo, da 10 persone, in occasione delle elezioni del consiglio d’amministrazione del Credito Cooperativo di Terra d’Otranto, nel leccese, nel 2014 con presunto condizionamento della criminalità organizzata.
Poteri forti concentrati in un quadrilatero che unisce Lecce, Monteroni (patria del clan Tornese), Carmiano (territorio della stessa frangia ma anche Comune di cui è sindaco il personaggio chiave della vicenda, fratello di colui che nel 2014 appunto divenne presidente di Bcc) fino a Melendugno e Borgagne.
Mentre resta ancora aperta l’indagine del ROS, corroborata dall’apporto del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza e dai tecnici di Bankitalia, con l’udienza preliminare slittata dal 19 al 29 ottobre 2018, il giudice per le indagini preliminari Vincenzo Brancato, deciderà della richiesta di rinvio a giudizio firmata a luglio dal Pm Carmen Ruggiero e dal collega della Direzione Distrettuale Antimafia Guglielmo Cataldi, della Procura di Lecce, nell’ambito della prima indagine, conclusa. Quella dei carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale di Lecce e della Compagnia di Campi (Le), coordinati dal pm Ruggiero, su estorsione aggravata da metodo mafioso, tentata concussione, violenza privata, raccolta poco trasparente delle deleghe (l’ultima parte dell’inchiesta è consultabile qui).
Tra i dieci indagati, i monteronesi con alle spalle condanne per mafia, Saulle Politi, 46 anni, detenuto a seguito dell’operazione Labirinto, ritenuto nome di punta della frangia locale della Sacra Corona Unita e Giovanni Mazzotta, 53 anni, anch’egli ritenuto nome di spicco del clan (nomi e ruoli dei 10 indagati consultabili qui)
Ma il perno di questa complessa vicenda, nella quale la Procura ipotizza una sorta di trattativa Stato-mafia a livello locale, a causa del fitto intreccio di poteri economici, politi e criminali alleati fino a scalare, all’epoca dei fatti, i vertici di Bcc, resta Giancarlo Mazzotta, 48 anni, sindaco al secondo mandato di Carmiano (Le), cugino di Giovanni Mazzotta, esponente di spicco di Forza Italia, all’epoca dei fatti, secondo la procura, socio e di fatto dominus e amministratore della banca.
Chi è, davvero, Giancarlo Mazzotta? Abbiamo provato a raccontarlo, inanellando i fatti.
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Voglio spendere due parole a favore di Giancarlo mazzotta e famiglia:Sono stato accanto alui x 8anni e mezzo ho mangiatlo a casa sua,ho aiutato suo figlio alle votazioni su lecce,ho aiutato Giancarlo x ben due volte alle votazioni di Carmiano ,ho giratlo ,gli ho dato una mano per la BCC DI CARMIANO.In tutti questi anni non ho mai notato niente di illegale,secondo il mio umile parere stanno facendo di tutto per infangare il suo nome ,perche come impreditore e politico gli sta dando fastidio a qualche personaggio….Questo è il mio parere.