// INCHIESTA// 6// Firmati dall’associazione Spazi popolari e dal Forum Ambiente e Salute, chiedono alla Procura di indagare su alcune incongruenze
La questione xylella è finita in Procura. Due esposti, presentati entrambi lo scorso 7 aprile, chiedono di fare luce su alcune incongruenze. Uno dei due esposti è quello presentato dai tre esponenti dell’associazione Spazi popolari Ivano Gioffreda (presidente), Anita Rossetti e Tina Minerva, che sottolineano lo svolgimento, nel 2010 a Bari, di un workshop a cura dello Iam di approfondimento sul batterio della xylella fastidiosa e sulle misure da adottare in caso di diffusione in Europa. Quando il “caso xylella” è scoppiato nel Salento, nel 2013, gli istituti di ricerca hanno sempre sottolineato che si trattasse di un fatto nuovo per la Puglia e l’Europa intera, non facendo alcun riferimento al seminario di tre giorni organizzato dallo Iam. Lo Iam è tra l’altro componente la task force regionale costituita per fronteggiare l’allarme. Strano che non abbia mai fatto menzione al workshop del 2010. Un documento interno rivolto ai partecipanti al workshop, inoltre, riferisce che “l`introduzione nel territorio pugliese di un certo numero di campioni di batterio utilizzati per il workshop, risale al 2010. A questo punto – si legge nell’esposto – potrebbe cadere l`ipotesi del suo arrivo dal Costa Rica per mezzo dei vivai come continuamente viene ribadito da parte degli enti preposti”. Ma, si legge ancora nell’esposto “ricordando che l’introduzione di organismi da quarantena in luoghi dove di essi non vi è traccia è vietata, chiediamo che quanto prima si proceda al fine di fermare questa follia”. Sospette, secondo Spazi popolari, anche le modalità di diffusione del batterio: “Si faccia chiarezza qualora vengano appurate le responsabilità, su come il batterio sia arrivato poi da Bari nel Salento senza toccare il territorio barese, tenendo conto che ancora non si conosce cosa stia facendo da vettore, dato che l’unico insetto che sembrerebbe essere coinvolto, la cicadellide, non compie in volo neanche 100 metri e come mai il contagio si stia diffondendo a macchia di leopardo, saltando interi territori”. Il secondo esposto, presentato dal Forum Ambiente e Salute di Lecce (reca la firma di Giovanni Seclì) si concentra sulle metodologie previste dalla delibera regionale (la 2023/2013) per fronteggiare l’epidemia e chiede alla Procura di verificare se possano aver causato un danno economico-ambientale al territorio. Sotto accusa finiscono soprattutto le eradicazioni (alla data del 7 aprile non sono ancora state effettuate), ma anche le drastiche potature. Queste infatti, a giudizio del Forum, potrebbero essere la soluzione migliore per bloccare la diffusione del batterio, ma solo se compiute con la giusta urgenza, ovvero prima della vegetazione della pianta, prima del periodo maggio-autunno. Imporre le potature nel periodo in cui la pianta è in vegetazione significa indebolirla. Quanto all’estirpazione, il timore, si legge nell’esposto, è che venga adottata anche in seguito, nelle zone di insediamento dell’infezione.
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