Cosimo Consales imputato con l’accusa di aver tentato di indurre il direttore generale della società Ladisa a versare la somma di denaro e a inserire nel personale unità nel caso si fosse aggiudicata in via definitiva il contratto, all’esito del giudizio del Consiglio di Stato. “Storia allucinante”, dice l’ex primo cittadino che oggi ha depositato una memoria. Rinvio a giudizio per abuso d’ufficio per l’ex dirigente comunale della pubblica istruzione, Gaetano Padula
di Stefania De Cristofaro
BRINDISI – Sarà un processo a stabilire se dietro l’appalto del servizio di ristorazione scolastica, indetto nove anni fa dal comune di Brindisi, ci siano state zone d’ombra penalmente rilevanti, così come sostiene la procura con riferimento all’ex sindaco della città Cosimo Consales e all’ex dirigente del settore pubblica istruzione, Gaetano Padula, dopo la denuncia presentata dal direttore generale della società Ladisa (di recente editore de La Gazzetta del Mezzogiorno).
Entrambi oggi sono stati rinviati al giudizio del tribunale, con accuse differenti, all’esito dell’udienza preliminare davanti al gup Stefania De Angelis. Il dibattimento inizierà il prossimo mese di luglio.
IL SERVIZIO DI MENSA SCOLASTICA A BRINDISI TRA IL 2012 E 2014
Al centro del processo, la procedura a evidenza pubblica per l’affidamento del servizio di ristorazione scolastica nelle scuole comunali, indetto il 18 luglio 2012 con determina del dirigente del settore. Consales, all’epoca, era sindaco a capo di una coalizione di centrosinistra a trazione Pd. La gara venne aggiudicata all’associazione temporanea d’impresa composta da La Cascina Global Service srl e da RR Puglia srl, quest’ultima mandataria al cui posto subentrò Ladisa spa. L’aggiudicazione, come risulta dagli atti, venne annullata nel 2014 da Tar di Lecce, in favore della società Markas srl che aveva presentato ricorso e in seguito il nodo approdò dinanzi ai giudici del Consiglio di Stato, per effetto dell’appello presentato da Ladisa che, nelle more della definizione del giudizio, era risultata affidataria del servizio mensa da ottobre a dicembre 2014.
LE ACCUSE MOSSE NEI CONFRONTI DELL’EX SINDACO: 200MILA EURO PER SQUADRA CALCIO E 4 ASSUNZIONI
Secondo la ricostruzione della procura, così come esposta nel capo d’imputazione formulato dal pm Giovanni Marino, “Consales abusava della sua qualità di sindaco e dei suoi poteri, poiché nel corso di un colloquio richiesto dallo stesso Consales e svoltosi nel suo ufficio, poneva in essere atti diretti a indurre Vito Ladisa, direttore generale della società Ladisa, a dare indebitamente” una somma di denaro e posti di lavoro.
Quando al denaro, il pm sostiene che ci sia stato un tentativo per avere “200mila euro, somma annotata su un foglio di carta, per sostenere una squadra di calcio locale”.
Quanto alle assunzioni, il pm ritiene che sia stata relativa a “4 lavoratori, i cui nominativi furono annotati su un foglio di carta) qualora l’Ati Cascina-Ladisa fosse risultata aggiudicataria in via definitiva dell’appalto. Infine, nella ricostruzione dell’accusa, Consales “induceva Ladisa a promettere la disponibilità di assegnare i lavori di realizzazione del centro cottura a una impresa riconducibile a tale Benarrivo”. Antonio Benarrivo, ex calciatore di serie A, a Brindisi ha una società edile e risulta assolutamente estraneo ai fatti. Non è mai stato coinvolto nell’inchiesta.
Da Ladisa, secco no. Ribadito anche nel corso di un incontro che la procura colloca all’interno del bar di Palazzo di città, il 9 dicembre 2014, sempre con riferimento a un contributo economico per sostenere la squadra di calcio locale.
LE ACCUSE MOSSE NEI CONFRONTI DELL’EX DIRIGENTE COMUNALE DEL SETTORE PUBBLICA ISTRUZIONE
Nei confronti di Gaetano Padula, in qualità di dirigente pro tempore del settore Pubblica istruzione, il pubblico ministero contesta l’abuso d’ufficio: “In violazione dell’obbligo di legge di dare esecuzione alle sentenze pronunciate dal Consiglio di Stato – si legge nel capo d’imputazione – abusava del suo ufficio adottando la determina con cui disponeva il rinnovo sino al 28 febbraio 2015 dell’affidamento della mensa all’Ati Ladisa-La Cascina Global Service”. E questo “nonostante il rapporto tra l’associazione temporanea d’impresa e la stazione appaltante (il Comune, ndr) fosse risolto per effetto della sentenza del Consiglio di Stato”. I giudici di secondo grado, ricorda il pm, avevano aggiudicato in via definitiva alla Markas l’appalto.
Il dirigente, inoltre, “abusando del suo ufficio, consentiva la modifica dell’offerta economica presentata dalla società Markas in sede di gara a condizioni economiche più onerose” per il Comune di Brindisi.
In particolare, la “Markas riduceva l’orario di lavoro del personale addetto al servizio di ristorazione scolastica, così procurando un ingiusto vantaggio patrimoniale” alla società, “pari al riconoscimento di somme ulteriore a quelle previste nell’offerta economica presentata in sede di gara, pur a fronte dell’esecuzione del servizio con un monte ore settimanale inferiore a quello offerto nel corso della procedura a evidenza pubblica”.
La procura di Brindisi nella ricostruzione dei fatti, sostiene che ci siano anche gli estremi per contestare all’ex dirigente Padula, un episodio di falsità materiale con riferimento alla determina in cui sosteneva che “l’Ati Ladisa-La Cascina decideva unilateralmente di non riavviare il servizio senza fornire comunicazione in merito all’amministrazione comunale”. Tale circostanza è stata ritenuta “non vera” perché “Ladisa aveva comunicato la volontà di non proseguire il servizio in proroga, adducendo quale legittima giustificazione la sentenza del Consiglio di Stato”. E lo aveva fatto – sostiene il pm – via lettera e poi nel corso di un incontro presso la sede della Provincia, ufficio vertenze collettive.
Falsità materiale, infine, è contestata in concorso all’ex sindaco Consales e all’ex dirigente Padula, con riferimento alla relazione richiamata nella delibera di Giunta del 29 gennaio 2015, nella quale si evidenziavano “gravi negligenze dell’Ati Ladisa-La Cascina Global Service nella gestione temporanea del servizio”.
PARTI OFFESE I FRATELLI VITO E DOMENICO LADISA DI BARI: LA DENUNCIA RISALE AL 16 MARZO 2015
In base a questa ricostruzione, sono due le persone offese riconosciute dalla Procura: il direttore generale e l’amministratore unico della società Ladisa spa, i fratelli Vito e Domenico Ladisa, di Bari rappresentanti dagli avvocati Michele Laforgia e Andrea Di Comite del foro di Bari.
A sporgere denuncia all’epoca fu Vito Ladisa il 16 marzo 2015. Oggi Vito Ladisa si è costituto parte civile.
Nel fascicolo è stato inserito anche l’esposto dell’attuale rappresentante sindacale della sigla Confial, Annarita Crudo, contro la società Markas relativamente alle nuove condizioni di lavoro.
L’EX SINDACO DI BRINDISI RESPINGE LE ACCUSE: INFAMANTI E GROTTESCHE
Consales è pronto a dimostrare la propria estraneità ai fatti: “E una storia allucinante”, dice oggi, a conclusione dell’udienza preliminare nel corso della quale il suo avvocato di fiducia, Massimo Manfreda, ha depositato una memoria. Già qualche giorno fa, l’ex primo cittadino, aveva scritto su Facebook un post sulla vicenda giudiziaria: “Anche questa volta sarò costretto a sostenere un processo per dimostrare quanto siano infamanti e grottesche le accuse nei miei confronti”, si legge sulla sua pagina Fb
“Nessuno dimentica ciò che avvenne a Brindisi a Natale del 2014 quando la ditta Ladisa – che effettuava il servizio-mensa scolastica – comunicò che il successivo 7 gennaio non avrebbe ripreso il servizio in quanto aveva perso la nuova gara d’appalto davanti ai giudici del Consiglio di Stato”, ha ricordato Consales.
“Chiedemmo in ogni modo di non penalizzare i bambini di Brindisi, effettuando il servizio fino al subentro della nuova ditta, ma non ci fu verso. Da qui la decisione mia e della Giunta comunale di approvare una delibera per denunciare la ditta Ladisa all’Anac per interruzione di un servizio essenziale”.
Consales continua a spiegare: “Guarda caso, il giorno dopo la Ladisa decide di presentare una denuncia-querela nei miei confronti, ma si limita a parlare di diffamazione, non facendo alcun cenno al contenuto dei nostri due incontri avvenuti a ottobre e a dicembre del 2014”.
“I legali di Ladisa fanno trascorrere altri cinque mesi prima di dire che io avrei chiesto un contributo per il calcio, assunzioni (ma non ha saputo indicare alcun nome che io avrei fatto) e una “raccomandazione” per un costruttore brindisino. Tra l’altro, fa questo nome solo dopo che la ditta vincitrice della gara d’appalto aveva annunciato sulla stampa chi avrebbe costruito il centro cottura utilizzando proprio questo costruttore (magari Ladisa prima di quel momento non sapeva neanche della sua esistenza). E tutto questo – si badi bene – in un incontro avvenuto senza la presenza di alcun testimone (come ammette lo stesso Ladisa)”, ha scritto Consales.
“Ci si basa, insomma, su quello che Ladisa avrebbe riferito al suo autista, a suo fratello e a un suo socio in affari. E’ sin troppo evidente che ci troviamo di fronte ad un gesto di ritorsione per non aver annullato la gara (come aveva chiesto Ladisa) che li aveva visti soccombenti. In sostanza, io da sindaco, avrei dovuto ignorare una sentenza del Consiglio di Stato. Sono certo che sarà sufficiente, per i giudici, mettere i tasselli uno dietro l’altro per stabilire la mia totale estraneità da queste accuse infamanti.
Purtroppo dovrò attendere i tempi della giustizia. Ancora una volta”, conclude l’ex primo cittadino di Brindisi.
Per saperne di più:
Comune di Brindisi, tre filoni d’inchiesta per corruzione: 9 indagati, anche ex sindaco
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