Lecce, gasdotto Tap: raffica di condanne per gli attivisti

Sentenza del Tribunale sulle manifestazioni avvenute tra il 2017 e il 2019 nel cantiere e nella città: su 92 imputati, 67 sono stati ritenuti colpevoli di una serie di reati, da violenza privata e lesioni ai danni di uomini delle forze dell’ordine, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata, danneggiamento di mezzi e di recinzioni del cantiere Tap e accensione fumogeni. Società parte civile.

di Stefania De Cristofaro

LECCE – Stesso giorno, diverso significato: da una parte gli attivisti che il gasdotto Tap non lo vogliono e che per le proteste sono stati condannati dal Tribunale di Lecce, dall’altra la multinazionale Trans Adriatic Pipeline che oggi festeggia il traguardo di un miliardo di metri cubi di gas trasportati in sicurezza.

LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI LECCE NEI CONFRONTI DI 92 IMPUTATI

Sono 67 sul totale di 92 imputati, la maggior parte dei quali pugliesi, residenti nelle province di Lecce, Taranto e Brindisi, fra studenti, liberi professionisti, pensionati, casalinghe e artisti locali. Sono tutti manifestanti che oggi come allora non vogliono il gasdotto a San Foca, in agro del comune di Melendugno e per questo protestarono tra il 2017 e il 2019 nella zona del cantiere e davanti alla sede della Trans Adriatic Pipeline.

Il giudice Pietro Baffa, di fronte al quale sono state discusse le posizioni, ha emesso sentenza di condanna pene comprese fra tre mesi e tre anni, due mesi e 15 giorni di reclusione, andando ben oltre le richieste dei pubblici ministeri, per una serie di reati: violenza privata e lesioni ai danni di alcuni degli uomini delle forze dell’ordine, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, violazione del divieto di far ingresso nel comune di Melendugno, manifestazione non autorizzata in mancanza della comunicazione alla questura, danneggiamento di mezzi e di recinzioni del cantiere Tap e accensione di artifizi nebbiogeni con i quali veniva creata una fitta cortina fumogena che permetteva ad alcuni manifestanti di occultarsi.

I CAPI D’IMPUTAZIONE SONO 68 E SI RIFERISCONO A TRE MANIFESTAZIONI TRA IL 2017 E IL 2019

I capi d’imputazione, contati uno dopo l’altro sono 68 e si riferiscono alla sommatoria relativa a tre inchieste coordinate dal procuratore aggiunto di Lecce Guglielmo Cataldi e dai sostituti Francesca Miglietta e Maria Consolata Moschettini, sfociate nella citazione diretta a giudizio di tutti, con inizio dei processi l’estate dello scorso anno. La conclusione del primo grado di giudizio è arrivata oggi e si preannuncia appello degli avvocati difensori non appena saranno depositate le motivazioni. Bisognerà aspettare 15 giorni almeno.

Le manifestazioni finite sotto accusa sono quelle in cui avvennero disordini, con conseguente intervento delle forze di polizia e sono principalmente tre: quella del 23 novembre 2017, quella del 9 dicembre 2017 e infine quella dell’8 dicembre 2018.

Fra le contestazioni, stando a quanto si legge nei capi d’imputazione, il danneggiamento del cantiere Tap, con imbrattamento dei new jersey mediante l’uso di bombolette di vernice spray. Tra le scritte riportate dai pm, ci sono le seguenti: “Morirete della stessa malattia che ci date”, “Tap politica massoneria stessa porcheria” e “Odio Tap”.

LE PROTESTE IN OCCASIONE DELLA VISITA ELETTORALE DI MATTEO SALVINI

Ricostruiti, inoltre, i raduni nei pressi dell’hotel President, dove era alloggiato il personale delle forze dell’ordine e quelli davanti alla sede degli uffici della multinazionale Tap. In una circostanza, il 24 novembre 2017, alcuni manifestanti “lanciavano uova piene di vernice di colore rosso contro la facciata dello stabile degli uffici Tap, nonché contro gli operatori di polizia.

Altri sono finiti sotto processo per aver ‘promosso una manifestazione di dissenso politico in occasione della visita programmata per finalità elettorali del segretario nazionale della Lega, Matteo Salvini, presso un’azienda olearia di Martano, in provincia di Lecce, il 15 febbraio 2018. In questa occasione, alcuni ‘nascondevano il volto con passamontagna e cappucci per rendere difficoltoso il proprio riconoscimento agli operatori di polizia”.

I difensori hanno anticipato il ricorso in appello. Nel collegio difensivo, ci sono i penalisti: Francesco Calabro, Laura Beltrami, Giuseppe Milli, Carlo Sariconi, Alessandro Calò, Elena Papadia, Giovanni Colomba, Laura Minosi e Vincenzo Palumbo.

Parti civili sono la società Tap e un vicario del questore di Lecce, in favore di quali il giudice ha disposto il risarcimento dei danni, da quantificare in sede civile.

LA VALUTAZIONE DEL MOVIMENTO NO TAP: NON E’ UNA SENTENZA CHE PUO’ CONDANNARCI

Il movimento No Tap questa mattina, poco prima della sentenza, ha diffuso una sua valutazione: “Non crediamo possa essere una sentenza ad assolverci o a condannarci”, si legge nella nota.

“Non riteniamo basti il parere di un giudice a restituirci l’idea che il nostro agire sia stato legittimo oppure no. Settantotto capi d’accusa ci hanno visti imputati per le più svariate condotte”, hanno scritto.

“Anche quando quelle stesse condotte avrebbero integrato, in contesti diversi, reati di entità talmente lieve da non sollevare il rilevante e macroscopico interesse della Procura. Eppure ancora una volta, chi non delega ma agisce, chi sente il dovere di perseguire la giustizia sociale ed ambientale, chi si è speso nell’interesse pubblico è diventato il nemico da attaccare, il soggetto a rischio da zittire, il sovversivo da marchiare e isolare per tacitare il dissenso della popolazione, per intimorirla con la minaccia della sanzione penale”, hanno concluso.

LA RACCOLTA FONDI GOFUND ME ORGANIZZATA DAI NO TAP

In tutti questi mesi, gli attivi No Tap hanno lanciato una raccolta fondi da devolvere al movimento per continuare a sostenere una serie di iniziative contro il gasdotto e destinata a una cassa che è stata definita di “resistenza NoTap.

Dal sito si apprende che sono stati raccolti 16.220 euro, a fronte di un obiettivo dichiarato di 25mila euro, attraverso la partecipazione di 189 donatori, molti dei quali oggi sono stati condannati.

“Mostriamo la nostra solidarietà e doniamo se e quanto possibile, per dare forza a questa resistenza”, si legge. “La difesa dei diritti miei, dei miei figli e dei miei nipoti, la difesa della terra che è stata di mio padre e di mio nonno, la lotta per il diritto al futuro, all’ambiente, alla dignità… sono queste le mie uniche colpe”, scrive una dei No Tap.

IL TRAGUARDO COMUNICATO DALLA SOCIETA’ TAP SU UN MILIARDO METRI CUBI DI GAS TRASPORTATO

Sempre oggi, Tap ha reso noto il raggiungimento di un traguardo: “Con un miliardo di metri cubi di gas trasportato in piena sicurezza, la nostra infrastruttura continua a rafforzare la diversificazione e la sicurezza di numerosi mercati europei”, ha fatto sapere il managing director della società, Luca Schieppati. “I volumi di gas consegnati da Tap rivestono un ruolo chiave nel garantire all’Unione Europea una nuova fonte di energia sicura, affidabile e competitiva, contribuendo allo stesso tempo al percorso di transizione energetica del continente”.

Sullo sfondo resta la spaccatura del territorio. La storia non è affatto conclusa.

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