DOSSIER/1 Blitz dei carabinieri a Francavilla Fontana. Ruolo di capo contestato a Guglielmo Parisi, già in cella per l’omicidio di Francesco Galeandro a Pulsano nell’estate 2016: “Durante la detenzione, sostituito dal padre Domenico. Direttive alla moglie Maria Lucia Fanelli”. La donna ai domiciliari. Kalashnikov in un muretto a secco, sotto terra 25 chili di tritolo. Legami con Alfonso Leo, figlio di Gaetano, ritenuto esponente della Scu. Indagini partite da un attentato dinamitardo. Le intercettazioni: “Se va a succedere una sparatoria, i sovietici sono stati”. E sulla droga: “I maiali stanno grassi”
Di Stefania De Cristofaro
FRANCAVILLA FONTANA (BRINDISI) – “I maiali sono grassi? Stanno ancora quelli congelati”. Droga, fra marijuana e hashish, sotto le mentite spoglie di animali allevati in campagna, alle porte di Francavilla Fontana. Giuliano Parisi, 39 anni, alias “il dottore”, e Domenico Parisi, 61, detto “il nonno”, figlio e padre residenti nella Città degli Imperiali, in provincia di Brindisi, sono stati arrestati dai carabinieri nell’inchiesta Family Affairs coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce: il traffico di droga era diventato un affare di famiglia. Un affare nel quale era coinvolta anche la moglie di Giuliano Parisi, Maria Lucia Fanelli, 35, finita ai domiciliari con l’accusa di essere stata partecipe del sodalizio.
IL BLITZ DEI CARABINIERI DI FRANCAVILLA FONTATA: 12 ARRESTI, ALTRI 11 INDAGATI A PIEDE LIBERO
Questa mattina i militari hanno eseguito 12 misure cautelari: in carcere oltre a padre e figlio, sono finiti Gabriele Euprepio Balestra, 28 anni, detto “avvocato”, e Giuseppe Candita, 22, detto “Peppo cucu”. Giuliano Parisi, già detenuto a Trani, è ritenuto il “capo indiscusso dell’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti”, attiva da gennaio a ottobre 2017. Il padre, nella ricostruzione contenuta nel provvedimento, ne ha raccolto le redini durante il periodo di detenzione in carcere, mentre Balestra è considerato “punto di riferimento nell’organizzazione”, delegato alla raccolta del denaro, destinata al mantenimento del capo e della sua famiglia quando questi era in cella, e Candita assegnato alla risoluzione dei contrasti per il controllo della piazza di spaccio.
Ai domiciliari sono finite otto persone: oltre a Maria Lucia Fanelli, Francesco De Fazio, 30 anni; Emanuele Gelo, 21; Vincenzo Gelo, 28; Marco Manelli, 31; Claudio Orlando, 27, e Pietro Padula, 49 anni. Tutti gli indagati sono residenti a Francavilla Fontana, così come gli altri undici rimasti a piede libero nella stessa inchiesta.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dalla giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Giulia Proto, su richiesta della pm Giovanna Cannalire.
L’INIZIO DELLE INDAGINI: L’ATTENTATO DINAMITARDO ALLA FERRAMENTA DI VILLA CASTELLI
Le indagini sono partite all’indomani dell’attentato dinamitardo avvenuto la notte del 6 gennaio 2017 ai danni della ferramenta Il chiodo fisso di Villa Castelli, intestato a G.S e A.R.S, padre e figlio. In quella circostanza “resta gravemente ferito Alessandro Cavallo”, come si legge nell’informativa di reato dei carabinieri depositata il 30 ottobre 2018. Cavallo è estraneo a questo troncone d’inchiesta ma le intercettazioni autorizzate dopo l’attentato hanno fatto emergere sin da subito “il legame esistente” tra lo stesso Cavallo e “Gabriele Euprepio Balestra”, svelando l’”esistenza di alcuni canali di rifornimento di sostanze stupefacenti” nella zona della Città degli Imperiali, mostrando rapporti e intrecci “riconducibili alla famiglia Parisi”. I particolari dell’inchiesta sono stati illustrati in mattinata nel corso della videoconferenza stampa.
L’OMICIDIO DI FRANCESCO GALEANDRO AVVENUTO A PULSANO E L’ARRESO DI GIULIANO PARISI
A distanza di poco tempo dall’inizio delle indagini, Giuliano Parisi viene arrestato per l’omicidio di Francesco Galeandro, avvenuto a Pulsano, in provincia di Taranto, il 22 luglio 2016. A Parisi è stato contestato il ruolo di “esecutore materiale, unitamente a Vito Nicola Mandrillo”. Per l’omicidio, stando a quanto si legge nell’ordinanza del gip di Taranto, vengono usati un Kalashnikov e una pistola calibro 9×21.
“Con l’arresto di Giuliano Parisi, gli acquisti e le cessioni di droga sono gestiti dal padre Damiano, in collaborazione con Balestra”, hanno spiegato gli investigatori nel corso della conferenza.
“Le intercettazioni hanno fatto emergere che la moglie del detenuto riceveva disposizioni durante i colloqui in carcere, riferiva al marito notizie riconducibili alle attività illecite e si occupava di recuperare il denaro derivante dallo spaccio”.
I CONTATTI CON GIANCARLO ROCHIRA, ALIAS QUAZZO: “SE SUCCEDE UNA SPARATORIA, I SOVIETICI SONO STATI”
Le indagini hanno anche fatto venire a galla contatti con Giancarlo Rochira, fratello di Cosimo, sottoposto agli arresti domiciliari, con l’accusa dell’omicidio di Angelo Putignano, avvenuto nel mese di gennaio 2005 a San Giorgio Jonico, in provincia di Taranto.
“Per delineare l’appartenenza dei Rochira a organizzazioni criminali, si fa presente che con decreto del Tribunale di Brindisi, poi confermato dalla Corte d’Appello, a Cosimo Rochira è stato confiscato un immobile”. Quel che rileva ai fini di questo troncone, è che “Giancarlo Rochira” avesse interesse a “far transitare nelle proprie file il gruppo di Giuliano Parisi”. Significativo, sotto questo aspetto, è “un incontro tra i due”. Non solo. “In seguito al tentato omicidio di Cosimo Canovari, dedito anch’egli unitamente al figlio Alessandro, al traffico di sostanze stupefacenti, Gabriele Euprepio Balestra esternava la propria preoccupazione di una possibile rappresaglia con Giancarlo Rochira, alias “Quazzo”.
Balestra, infatti, confida a una donna la paura di essere ucciso e viene intercettato il 20 luglio 2017, alle 12,07: “Se va a succedere una sparatoria, se va a succedere, tu devi soltanto andare in campagna là. Trova una soluzione, vai e digli: ‘ i sovietici sono stati e te ne vai’”. La campagna era quella in cui viveva la famiglia Parisi. I sovietici, detti anche “i russi” erano da identificare in Giancarlo Rochira, noto con lo pseudonimo di russo a Francavilla Fontana, per via del colore dei capelli. “Proprio per questo -scrive la gip – aveva omesso di presentarsi a un appuntamento fissatogli da Giancarlo Rochira”.
LE INTERCETTAZIONI: “QUAZZO MI HA DETTO VUOI LAVORARE CON ME? NO, CI SIAMO FATTI LA SQUADRA A PARTE”
“Nel corso dell’indagine sono state captate conversazioni ambientali dalle quali emerge come lo stesso Giuliano Parisi avesse riferito a un interlocutore, di aver costituito una sua autonoma associazione, motivo in forza del quale aveva rifiutato di passare nelle fila del sodalizio di Rochira”. “Quazzo è venuto da me la settimana scorsa e mi ha detto: vuoi lavorare per me? Non ci posso lavorare perché noi ci siamo fatti la squadra a parte”, riferisce in auto a Marco Manelli il 20 marzo 2017, attorno alle 23,20.
“Compa’ io fatto la società”.
I LEGAMI CON ALFONSO LEO, FIGLIO DI GAETANO, AFFILIATO ALLA SCU
Durante il periodo delle indagini è emersa anche la “particolare rilevanza di Alfonso Leo, personaggio di spicco della malavita francavillese e figlio del più noto Gaetano Leo, affiliato alla Scu”, si legge nel provvedimento di custodia cautelare. Gaetano Leo “si trovava recluso in carcere, ma una volta uscito, così come riferito dallo stesso Balestra, avrebbe sistemato e organizzato al meglio la gestione dello spaccio su Francavilla Fontana”. “Così iniziano a ragionare poco poco”, dice in una conversazione intercettata.
Leo, infatti, era recluso nella casa circondariale di Opera, a Milano, e “intratteneva rapporti epistolari con la famiglia Parisi, tant’è che nel corso delle perquisizioni domiciliari del 16 settembre 2017, Damiano Parisi occulta in tasca una missiva ricevuta qualche mese di prima da Gaetano Leo”.
E’ considerata di “estrema rilevanza investigativa, l’ambientale del 16 maggio dello stesso anno, tra Balestra e Alessandro Taurisano”, cantante neomelodico rimasto indagato a piede libero perché si “veniva a conoscenza che la malavita francavillese era in attesa che Alfonso Leo uscisse dal carcere per sistemare situazioni non chiare”. Da lì a poco – sempre nella stessa conversazione – si diceva che ci sarebbe stata un’ “alleanza nucleare” tra le varie organizzazioni criminali, dalla quale sarebbe stata esclusa la famiglia Di Palmo, i cui appartenenti erano chiamati Palmini”. “Questi data l’estromissione, stavano programmando qualche azione violenza”, si legge sempre nell’ordinanza di custodia cautelare.
KALASHNIKOV NEL MURETTO A SECCO E TRITOLO SOTTO TERRA NELLA CASA DI CAMPAGNA
La perquisizione del 16 settembre 2017 porta alla scoperta di armi e tritolo nella residenza di campagna della famiglia Parisi: i reati in materia di armi sono contestati a Giuliano Parisi in concorso con il padre Domenico e con Rocco Bigi, per il quale c’è stato stralcio e si procede con altro procedimento. I tre hanno “acquistato o comunque ricevuto e detenuto illegalmente un fucile mitragliatore Ak 47 kalashnikov, arma da guerra nascosta all’interno del muretto a secco perimetrale del terreno” di pertinenza della loro abitazione.
Il Kalashnikov era munito di silenziatore. Sempre nel muretto è stato scoperto un chilo di esplosivo da casa Geostak, nascosto in un manufatto cilindrico. Sotto terra sono stati trovati 25 chili di tritolo, allo stato solido. I tre sono anche accusati di aver “fabbricato e detenuto illegalmente un ordigno esplosivo di manifattura artigianale, contenente 340 grammi di miscela esplosiva, realizzato con innesco pirotecnico e attivazione elettrica, con ricevitore di radiofrequenza e telecomando.
Il gruppo Parisi, stando all’accusa, “era attivo anche in materia di armi la cui potenzialità offensiva rende l’idea della pericolosità degli indagati”.
L’INDOLE VIOLENTA DI GIULIANO PARISI E IL RACCONTO DI UN AGGUATO DEL 2007
Nella ricostruzione della pm della Dda, condivisa dalla gip, il “capo è certamente Giuliano Parisi”, persona “dall’indole violenta e determinata”. Tale caratteristica – scrive la gip – emerge il 19 marzo 2017 quando lui stesso “decanta la propria pervicacia a Gabriele Euprepio Balestra e racconta di un litigio brutale avvenuto tra lui e la frangia riconducibile a Pierluigi Chionna (estraneo all’inchiesta, ndr)”.
Parisi riferisce che “l’agguato era avvenuto per mano di Pierluigi Chionna e dei suoi adepti, tuti residenti nella zona 167 di Francavilla Fontana”: “appariva chiaro il riferimento all’attentato verificatosi in data 3 ottobre 2007, durante il quale Chionna rimase gravemente ferito alla gamba sinistra, con conseguente amputazione”.
Scrive ancora la gip: “L’eventuale responsabilità di Giuliano Parisi nel ferimento di Chionna non sorprende più di tanto, tant’è che lo stesso, di lì a qualche giorno, il 27 marzo 2017, viene tratto in arresto in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, perché ritenuto responsabile dell’omicidio di Francesco Galeandro avvenuto a Pulsano l’anno prima”. Per quel fatto di sangue, Giuliano Parisi è ancora detenuto a Trani ed è in cella che gli è stata notificata l’ordinanza nella quale viene accusato di essere stato a capo di un’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico e di averla gestita con l’aiuto del padre e della moglie. Un affare di famiglia.
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