Mafia, infiltrazioni nell’agroalimentare, ristorazione ed edilizia: 48 arresti

Inchiesta della Dda di Bari: coinvolti tre funzionari della Regione Puglia, truffa per l’indebita percezione di fondi europei per 13,5 milioni di euro.  Contestato anche un sequestro di persona a scopo di estorsione. Capitali illeciti investiti nell’acquisto di un complesso immobiliare a Praga, del valore di oltre mezzo milione di euro. Ruoli di primo piano contestati ai fratelli Francesco e Donato Delli Carri

Di Stefania De Cristofaro

BARI – Mentalità imprenditoriale e notevole capacità di infiltrazione nell’economia. Mafia degli affari, interessata ai settori dell’edilizia, della ristorazione e soprattutto dell’agroalimentare, anche attraverso contributi europei per 13 milioni e mezzo di euro ottenuti grazie alla connivenza con tre funzionari della Regione Puglia. In 48 sono stati arrestati all’alba di oggi, nell’ambito dell’ultima inchiesta della Dda di Bari sulle recenti ramificazioni della Società foggiana, il sodalizio mafioso attivo nella Capitanata.

L’INCHIESTA GRAN CARRO E IL BLITZ TRA PUGLIA E CAMPANIA

Gli indagati sono accusati -a vario titolo – di “associazione per delinquere di stampo mafioso, riciclaggio, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione illegale di armi ed esplosivi e truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche (anche con riferimento a quelle Ue) e altri delitti, tutti aggravati dall’articolo 416 bis, per aver agevolato le attività di una organizzazione mafiosa”. Un gran carro (da qui il nome scelto per il blitz) in grado di operare in settori diversi.

Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state eseguite dai carabinieri del R.O.S. e del Comando per la Tutela Agroalimentare, col supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri di Avellino, Bari, Brescia, Brindisi, Chieti, Foggia, Forlì Cesena, Imperia, Lecce, Napoli, Rimini, Salerno e Teramo.

Le indagini sono partite dopo la cattura del latitante Francesco Russo, 37 anni, scovato in Romania, nella città di Arad, il 5 luglio 2013, ritenuto esponente del clan malavitoso ‘Sinesi-Francavilla’, è stato arrestato ieri pomeriggio ad Arad. Russo venne poi estradato in Italia, per l’omicidio di Francesco De Luca, ucciso nel nel capoluogo dauno il 19 aprile  2003.

 

LE DINAMICHE DELLA BATTERIA SINESI-FRANCACILLA DELLA SOCIETA’ FOGGIANA

“Sono state ricostruite le dinamiche criminali riconducibili alla “Batteria Sinesi-Francavilladella Società foggiana, organizzazione mafiosa che si è sviluppata alla fine degli anni ’80 nella provincia di Foggia”, hanno spiegato gli inquirenti nel corso della conferenza stampa che si è svolta in mattinata via Skype. All’incontro con i giornalisti hanno partecipato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho, il procuratore di Bari Roberto Rossi, il comandante del Ros generale Pasquale Angelosanto, il comandante del reparto tutela agroalimentare di Salerno tenente colonnello Giorgio Borrelli, il vice presidente di Eurojust Filippo Spiezia e il vice direttore generale di Olaf (ufficio europeo per la lotta antifrode) Ernesto Bianchi.

L’esistenza della mafia foggiana è stata accertata con sentenze definitive: è verità processuale. Udienza dopo udienza è stata accertata la struttura del sodalizio, attivo attraverso una serie di  “batterie”: “Nel corso degli anni, il sodalizio ha subito un fenomeno di modernizzazione criminale che lo ha portato ad orientarsi verso un più evoluto modello di “mafia degli affari”, hanno sottolineato gli inquirenti.

LA BATTERIA E LE RAMIFICAZIONI IN ALTRE REGIONI E ALL’ESTERO: RUOLI E FUNZIONI

Le indagini che hanno impegnato la Procura Distrettuale e le varie articolazioni del ROS presenti sul territorio nazionale, hanno consentito di documentare in primis l’esistenza e la  operatività di una articolazione della “Batteria” attiva a Foggia, Orta Nova, Ascoli Satriano e Cerignola (tutti comuni in provincia di Foggia) con interessi su Rimini e l’alta Irpinia, nonché all’estero e in modo particolare in Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca.

L’inchiesta ha messo in evidenza ruoli e funzioni degli affiliati all’interno della consorteria che, per l’accusa, è riferibile a Francesco Delli Carri, storico esponente della Società foggiana, e a suo fratello Donato. In tale contesto sono emerse pure le figure di Aldo Delli Carri, cugino di Francesco e Donato, impegnato nel reinvestimento dei proventi illeciti nel settore immobiliare e nelle truffe per l’indebita percezione di contributi per l’agricoltura erogati dall’Unione europea e dalla Regione Puglia.

Quanto ai  apporti con altre realtà criminali, nel corso dell’inchiesta sono stati accertati legami con esponenti della criminalità garganica e di Canosa di Puglia (BT), grazie ai quali è stato possibile estendere le attività illecite.

LE ESTORSIONI A DITTE AGRICOLE, DI TRASPORTI E POMPE FUNEBRI

“Sotto il profilo delle attività criminali, è emersa una forte pressione estorsiva esercitata dal sodalizio a carico di aziende agricole, ditte di trasporti e di onoranze funebri, società attive nella realizzazione di impianti eolici e nel settore delle energie alternative le quali, a seguito di sistematica attività intimidatoria, sono state costrette al versamento di percentuali sui ricavi/lavori ottenuti, nonché ad affidare in subappalto ad aziende riconducibili al sodalizio l’esecuzione di contratti di lavoro, servizi e forniture, oppure a rinunciare alle commesse già ottenute”, hanno spiegato gli inquirenti. “E’ stata riscontrata, inoltre, la riconducibilità di una serie di imprese operanti nei settori edile, movimento-terra, trasporti, ristorazione e del gaming, queste ultime con sedi in Emilia Romagna, alla Batteria”.

 

IL RICORSO A PRESTANOMI, IL REINVESTIMENTO DI CAPITALI ILLECITI E LA TRUFFA ALL’UNIONE EUROPEA

Secondo l’accusa, tramite prestanomi, il sodalizio mafioso foggiano era un grado di costituire ex novo società, oppure riusciva a penetrare negli assetti societari esistenti. In tale contesto è stata anche accertato il reinvestimento di fondi illeciti nell’acquisto di un complesso immobiliare a Praga, del valore di oltre mezzo milione di euro.

Un troncone dell’indagine è stato condotto in sinergia dal Ros e dal Reparto Carabinieri Tutela Agroalimentare di Salerno, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Bari: è stato scoperto un complesso e sofisticato sistema di truffe finalizzate all’indebita percezione dei fondi per l’agricoltura erogati dall’Unione Europea.Gli indagati, anche con la connivenza di alcuni funzionari pubblici compiacenti, sono riusciti a percepire indebitamente, tra il 2013 ed il 2018, contributi per complessivi 13,5 milioni di euro, veicolati attraverso i cosiddetti “PIF – progetti integrati di filiera”. Tre sono i funzionari della Regione Puglia finiti sotto inchiesta.

I SEQUESTRI DI BENI NEL CORSO DELLE INDAGINI

Nel corso dell’operazione il ROS e il Reparto Carabinieri Tutela Agroalimentare di Salerno hanno dato esecuzione a due provvedimenti di sequestro: uno preventivo di beni mobili e immobili a carico di sei indagati, per un valore di circa 3 milioni di euro; l’altro per equivalente, fino alla concorrenza complessiva di 13 milioni di euro, a carico degli indagati coinvolti nelle truffe ai danni dell’Unione Europea, quale quantificazione del profitto dei reati accertati nello specifico settore.

Sul piano internazionale, le indagini si sono avvalse del coordinamento di Eurojust, per il necessario raccordo con omologhe autorità giudiziarie estere per ricostruire le attività transnazionali del sodalizio, e del contributo dell’Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode (OLAF) con sede in Bruxelles, organo dell’Unione europea incaricato di individuare e contrastare le frodi ed ogni altra forma d’illecito a danno dei fondi dell’Unione europea, che ha consentito di acquisire rilevanti elementi di riscontro sulle transazioni economiche connesse alle erogazioni del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).

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