Giustizia elettronica: l’emergenza accelera la svolta nei Tribunali

Nell’ultimo decennio la rivoluzione digitale ha modificato in maniera sostanziale la vita di ognuno di noi: comunichiamo e viviamo mondi virtuali dove non esistono più confini o barriere. Oltre alle persone, anche la maggior parte delle aziende si sono adeguate a questi progressi. Si registrano invece forti resistenze al cambiamento in alcuni ambiti delle amministrazioni pubbliche (come, ad esempio, gli uffici giudiziari).

L’emergenza sanitaria del coronavirus ha portato tutta l’Italia a vivere una situazione surreale dove si è avvertita la necessità di rielaborare la propria quotidianità, soprattutto quella lavorativa, per far fronte alle misure restrittive imposte dal Governo per tutelare la salute dei cittadini.

In questo scenario la tecnologia diventa protagonista del cambiamento favorendo la prosecuzione delle attività in chiave digitale, con l’applicazione di strumenti idonei a gestire processi efficaci e sicuri anche a distanza.

Il Giudice Pierpaolo Beluzzi è un esempio di questa visione di “Giustizia elettronica”: si è distinto per aver promosso nuove metodologie di lavoro attraverso la tecnologia, perseguendo il fine di velocizzare e snellire le procedure burocratiche sempre troppo lunghe per evidenti problemi di organizzazione.

Con la dematerializzazione dei fascicoli processuali già dal 2003 e l’introduzione del concetto, poi applicato, di udienza digitale nel 2010, il dott. Beluzzi ha il merito di aver tracciato l’inizio di un vero e proprio cambiamento i cui benefici sono oggi percepiti grazie o meglio a causa dell’emergenza che stiamo vivendo con Covid-19.

Grazie alla sua esperienza e alla collaborazione di Men at Work, leader nella digitalizzazione di soluzioni IT in ambito documentale, sarà possibile predisporre tutti gli strumenti per lo svolgimento di un’udienza o addirittura di un intero processo, come è accaduto qualche giorno fa per il Tribunale di Cremona.

Proprio in questa occasione grazie all’utilizzo della tecnologia Alfresco per il deposito degli atti, la condivisione del verbale e l’approvazione del fascicolo, è stato possibile svolgere un’udienza telematica che ha coinvolto, tramite l’utilizzo di Skype, 22 avvocati che assistevano ed intervenivano in video conferenza e via chat alle fasi dell’udienza.

Si tratta della prima vera applicazione di strumenti informatici in ambito giudiziario.

Abbiamo chiesto al Dr. Beluzzi di esprimere la sua opinione riguardo una serie di domande relative al “Processo Telematico”.

Dopo aver dimostrato la fattibilità del processo telematico crede che possa finalmente diventare una valida alternativa?
Il concetto di “alternativa” descrive bene l’approccio corretto per il successo di una vera soluzione digitale per processo telematico, dove gli users (avvocati) devono essere conquistati dal servizio offerto, e non costretti a adeguarsi per legge ad una proposta che potrebbe essere mirata più ad un interesse organizzativo interno del Ministero che ad offrire un efficiente ed innovativo servizio esterno. L’approccio che al Tribunale di Cremona abbiamo perseguito in questi anni è stato sempre “service oriented”, ovvero offrire, addirittura creare nuovi servizi per gli utenti del mondo giustizia, nell’ottica del perseguimento della Pareto Efficienza: far percepire un immediato vantaggio per ogni utente nell’utilizzo delle tecnologie e soluzioni che venivano proposte. Se l’approccio sarà questo, e non quello di imporre soluzioni, faremo un salto in avanti. Occorre capire, a mio avviso, che la “collaboration” e lo “sharing” sono due forme “fluide” di trasmissione della conoscenza, e che sono solo minimamente collegate all’esigenza – tuttora primaria del Ministero nel suo disegno di PT – della realizzazione di databases strutturati . Slegare l’obiettivo del “dato certo”, finalizzato alla tenuta dei registri e ai tanto supervalutati fini statistici, dalle forme di trasmissione della conoscenza ottenuta dalla collaborazione e dalla condivisione documentale non potrà che portare alla realizzazione di soluzioni performanti, accettate e condivise dal mondo forense e dagli utenti.

Cosa contraddistingue un processo tradizionale da un processo telematico?
Hanno in comune il principio della “partecipazione” ovvero il completo esercizio delle facoltà e dei diritti attribuiti dal CPP ai vari attori del processo. Requisito della partecipazione che è anche un requisito a pena di “nullità”. Poi il digitale dilaga nell’accorciare i tempi processuali, annullare i costi, aumentare in maniera esponenziale le capacità di analisi delle informazioni (ovvero estrapolare per il giudice e il difensore i contenuti rilevanti per il giudizio, la difesa) per garantire effettivamente quel principio di uguaglianza avanti al giudice. Il PM vede crescere il processo, per mesi a volte per anni, conosce atti e documenti: il giudice e l’avvocato hanno tempi ristretti per “pareggiare” quel patrimonio conoscitivo: la gestione documentale digitale consente di raggiungere questa parità di conoscenza in tempi strettissimi, abbassando anche i costi.

Quanto ha contribuito il sistema di gestione documentale digitale nella buona riuscita delle attività processuali?
E’ la parte fondamentale: un processo non è altro che un flusso di lavoro – workflow – con caratteristiche abbastanza ripetitive, di un sistema più complesso di Enterprise Content Management (ECM). Le informazioni devono viaggiare fra le parti, (PG, PM, Giudice Avvocati ecc secondo tempi processuali. Workflows flessibili e adattivi (con futuri innesti anche di soluzioni di Intelligenza Artificiale) consentono alle informazioni di raggiungere in maniera corretta il “manager”, nel nostro caso l’organo giudicante, requirente per le decisioni.

Quali sono i vantaggi di una gestione completamente digitale delle attività processuali e quali impatti avrebbe sull’organizzazione degli uffici giudiziari?
I fatti drammatici di questi giorni riportano alla ribalta l’opzione smart-working anche per la pubblica amministrazione e per il settore Giustizia. Sarebbe facile organizzare il lavoro di un Cancelliere o di un Giudice, ma anche di un Pm in modalità completamente remota se solo si superasse quello strano concetto feudatario che sta alla base dell’organizzazione piramidale dei nostri uffici, e che è proprio ed intensa per il Ministero di Giustizia. La “presenza fisica” (timbrare il cartellino) in Ufficio sarebbe facilmente soppiantata da una verifica dell’analisi delle attività svolte in remoto dagli amministrativi, chiamati necessariamente nel mondo digitale anche a relazionarsi e collaborare in teams, con esponenziali possibilità di attuare anche principi di sussidiarietà e solidaristici. Solo che tale tipo di organizzazione “smart” digitale farebbe perdere immagine ai Dirigenti: scomparirebbero i soldati dal castello, verrebbero meno le linee di informazione verticali, la funzionalità dei teams andrebbe a soppiantare le direttive del “capo”, il ruolo del regista onnipresente verrebbe sempre meno in evidenza. Già vedo la scena di un’anima che vaga in vuoti corridoi gridando “Varo, rendimi le mie legioni!”. Sì, penso che il problema della nostra organizzazione siano le modalità di formazione e selezione dell’attuale classe dirigente, non pronta, in gran parte, al grande salto del… passo indietro, o di lato.

Quali sono i traguardi che finora avete conseguito grazie al digitale?
Presso il Tribunale di Cremona dal 2004 abbiano attivato sempre nuovi servizi di digitalizzazione, passando dalla distribuzione di copie digitali in formato PDF con bookmark, indice, testo ricercabile, (all’”epoca” il Ministero non aveva una licenza di Acrobat e altri sistemi viaggiavano a Tiff..) a DRM sui fascicoli digitali, al formato Pades per atti e sentenze (2006) alle webconference nel 2007, alla dematerializzazione dei grandi processi di strage -milioni di pagine, disponibili in un click (P.zza della Loggia, Piazza Fontana) alle stazioni di lavoro DIGIT presso le Case Circondariali, alle telepresence in HD nel 2010 per le amministrazioni di sostegno (anziani sentiti direttamente nei luoghi di degenza), all’integrazione di sistemi di gestione documentale (Alfresco) ibridi, fino alla realizzazione del maxi processo sul Calcio Scommesse nel 2016 dove 114 difensori, e 80 parti civili hanno “partecipato” per la prima volta in telepresence da aule differenti e da studi privati, condividendo in tempo reale su piattaforma cloud centinaia di migliaia di documenti digitali, in tempo reale. Unica esperienza ancora in Italia, e che io sappia nel mondo. Nel mezzo, migliaia di fascicoli dematerializzati, centinaia di collegamenti via telepresence. Una storia di costante innovazione che continuerà. Con le nostre modeste forze di mediatori intelligenti fra innovative tecnologie e impensabili applicazioni concrete, o – forse – con l’intervento di qualche illuminato partner.

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