Fallite le ditte che dovevano terminare i lavori del nuovo reparto. Il primario di endoscopia al Fazzi, Armando Dell’Anna: ‘Non possiamo lavorare così’
//LA DENUNCIA// I pazienti in attesa dell’intervento chirurgico depositati vicino ad uno sgabuzzino. La struttura non è a norma
La denuncia è dell’associazione Cds, il Centro per il diritto alla Salute, che parla di «una situazione indegna di un paese civile». In tutti questi anni il Cds non ha mai smesso di segnalare ai vari direttori generali la situazione insostenibile in cui opera Endoscopia. Un’unità dove vengono effettuati 6mila esami all’anno, anche a pazienti provenienti da altre province. «Gli ambienti dell’ambulatorio – spiega all’associazione Salute Salento Giorgio Fiorentini vice presidente del Cds – hanno uno spazio talmente insufficiente da non poter garantire ai pazienti quel minimo di privacy obbligatorio per questo tipo di interventi. Sono pazienti – aggiunge – reduci da giorni di digiuno e di lassativi, costretti ad attendere in uno stanzino adiacente alla saletta operatoria, dove è ubicato anche uno sgabuzzino riservato al materiale di pulizia, la cui porta d’ingresso è a poche decine di centimetri dalle sedie dei pazienti in attesa. E lo stesso personale del Reparto non dispone dei servizi igienici dedicati». Vi sembra una 'sala d'attesa per chi deve sottoporsi ad intervento chirurgico? Eppure lo è.

Al Cds sono convinti che «tutto l’insieme dell’Unità di Endoscopia non sia conforme alle normative vigenti e che tutto ciò determini un grave stato di frustrazione, sia per i pazienti che per gli stessi operatori». Viene da chiedersi, perché accade questo? «Da anni, alle nostre segnalazioni, ci viene risposto che presto verrà inaugurato il nuovo reparto, più confortevole e rispondente alle normative», dice il dottore Fiorentini all’associazione Salute Salento, «Pare che questi locali siano terminati e che mancherebbero solo alcuni dettagli». «Purtroppo ci giriamo in queste difficoltà da oltre due anni», conferma il primario di Endoscopia Armando Dell’Anna, che aggiunge, «Dall’ufficio tecnico della Asl ho appreso che anche la seconda ditta, dopo la prima che era fallita, ha seguito la stessa sorte. Come si fa a continuare a lavorare in queste condizioni?». Ma dal Cds, questa volta, sono decisi a non mollare e chiedono che «questa situazione venga finalmente risolta».
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