L’antica arte della profumazione, tra sacro e profano
//SACRI PROFUMI// Continua la ricognizione tra storia e ricordi dell’uso e produzione di profumi nell’antico Salento
Dalle analisi dei reperti archeologici e dalle testimonianze storiche risulta che i metodi per produrre il profumo nel Mediterraneo erano tre: -bollitura delle cortecce e resine nell’acqua -distillazione, per l’estrazione degli oli essenziali dai petali -macerazione, si lasciavano macerare foglie, petali ecc in acqua piovana ed olio di oliva (di olive acerbe, chiamato dai romani onfacium) per tre giorni alla temperatura di 50-60 gradi. Qualcuno, studiando i reperti di Cipro, ha avanzato l’ipotesi che 4ooo anni fa i greci non potevano conoscere la distinzione tra i tipi di olio diversi in base alla maturazione delle olive, ma , conoscendo già la distillazione, deodorassero e distillassero l’olio di oliva prima della macerazione delle essenze. Tra le cortecce e resine ritrovate a Cipro troviamo il pino pinea. Nell’antichità l’uso delle essenze profumate, anche quando era riservato alla cura della bellezza personale, era legato al divino, il profumo era un tramite tra il sacro ed il profano. Non mi dilungo a parlare della simbologia sacra della pigna, mi perderei nei tempi, la troviamo nei Sumeri, Indu’, nel bastone di Osiride, nelle mani di Cibele, Men, Dionisio ecc. Focalizzo piuttosto l’attenzione più sul dio frigio Men, antenato di Dionisio e di Mitra, il più simile all’antico dio autoctono della nostra terra, basti pensare che ancora oggi, residui di sincretismi mitrani, usiamo mettere i pinoli nei tipici purciddhruzzi di Natale. PORTAPROFUMI, MUSEO DI BRINDISI


La cosa più interessante è che da vecchie interviste ed indagini, mi risulta che i nostri nonni sostenevano che “l’incenso nostro era estratto dalla resina dei pini e che in tempi difficili persino in chiesa veniva usato l’incenso di pino”. Purtroppo oggi di questa antica sacralità del pino se n’è persa memoria. I figli del dopoguerra sembrano disprezzare questo meraviglioso albero che per i nostri antenati era il tramite con il divino, tanto che stanno permettendo numerosi pinicidi. Il più cruento si è consumato a Campi Salentina, proprio sulla strada che porta a Guagnano, il cui simbolo è il pino ed il cavallo, simbologie entrambe legate al nostro dio autoctono Menzana ed ancora prima alla dea della palude. Altri pinicidi anche a Casarano, in 'piazza Castello' e tentati pinicidi a Maglie. Ho costatato che sui contenitori di profumo più antichi esposti nei vari musei del Salento i disegni più frequenti sono di cavalli: pensate quanto è antico il nostro divino pino! Riproduciamo incensi e profumi dai pini, per risvegliare tramite l’olfatto la nostra memoria storica e salvare questi alberi monumentali, presi di mira dalla varie amministrazioni.
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