Oggi Matteo Renzi in Azerbajian. A S. Foca sfila No a Tap
In parole facili e semplici (spero) provo a spiegare perché quel tubo non può passare da San Foca
Da una parte il presidente del Consiglio Matteo Renzi, in Azerbajian, a rassicurare il presidente azero sullo stato di avanzamento dell’iter di approvazione del gasdotto Tap. Dall’altra parte del mondo, a San Foca, nel Salento, cittadini, sindaci, associazioni e comitati che manifestano contro quel gasdotto che si vorrebbe far approdare proprio lì, su uno dei tratti di costa più belli d’Italia. Per ora il progetto del gasdotto ha incassato l’ok sulla Via (Valutazione d’impatto ambientale) del ministero dell’Ambiente, con tante e tali prescrizioni che pongono in forse la possibilità concreta di potervi ottemperare. Ha incassato però anche il ‘no’ del ministero dei Beni culturali, per il quale il gasdotto non può assolutamente passare da lì, perché zona fragilissima, da tutelare. Il parere dei due ministeri avrebbe dovuto convergere in un unico documento di Via, da ratificare in maniera ‘concorde’. Ma così non è stato. Il presidente Renzi, entrando in scivolata, dopo il no del ministero dei Beni culturali e prima che il ministro Galletti ratificasse la relazione dei tecnici del ministero, ha annunciato che c’era l’ok e che il gasdotto si sarebbe fatto. A quel punto, se ancora per qualcuno non lo era, è stato chiaro che i giochi sono ben altri e passano sopra le teste di tutto e tutti: sopra le praterie di Posidonia (specie protetta) che, al largo di S. Foca, difendono la costa salentina dall’erosione e che sarebbero devastate dalle trivelle; al disopra delle tartarughe Caretta Caretta (specie protetta), che dopo decenni di assenza sono tornate a nidificare proprio su quelle spiagge (LEGGI QUI); al di sopra della falda di acqua dolce che, nella realizzazione della trivellazione per il tubo, si andrebbe a ‘salinizzare’, compromettendo l’equilibrio idrico del Salento. Equilibrio già delicatissimo, in una terra dove l’acqua è tutta sotterranea e già è al limite del rischio salinizzazione. Al di sopra delle falesie, così friabili e a rischio crollo. Al di sopra delle pinete, delle zone archeologiche, delle zone umide e degli uliveti secolari. Attenzione: queste sono tutte obiezioni scritte qui in parole povere, ma articolate e documentate sono contenute nelle carte di Regione e Ministero. Continuo: al di sopra del turismo e della pesca, unici settori di cui vive quel pezzo di territorio e che per un tempo indeterminato sarebbero bloccati, compromessi. Perché su quel progetto, l’abbiamo capito, l’abbiamo studiato, a è certo, a è garantito, a è stabilito con teutonica precisione. Tutt’altro. Ogni anno Melendugno conquista vele su vele per la bellezza e la pulizia di quel mare. Proprio da lì vogliono farci passare il tubo. Non serve fare i filosofi e scomodare le teorie sulla sindrome di Nimby per capire che no, non è la ‘solita’ opposizione al nuovo, al cambiamento. Quel tubo da lì proprio non ci può passare. E’ semplice: da lì non può passare. Perché è la bellezza quello che rimane a questo territorio: la bellezza della Natura, della cultura, dell’enogastronomia, del genio creativo, delle tradizioni. E’ la bellezza l’unico futuro che possiamo costruire qui. E il tubo non fa parte dell’unico progetto di sviluppo possibile per questo Finis terrae. Per questo oggi manifesteranno tutti, a San Foca. Arriva anche Grillo e per giustamente il Comitato No Tap non sfilerà al suo fianco. Non ci sono bandiere politiche, in questo progetto di sviluppo fatto di Bellezza. La Bellezza deve essere di tutti e per tutti.
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