//L’Opinione// Lecce. La proposta per la fondazione ICO: un'unica orchestra regionale con competenze provinciali oppure l'accorpamento alla Fondazione Carpitella
Di Alfredo Rampino Buongiorno presidente Gabellone! Finalmente il presidente della Provincia si scuote dal torpore che ha caratterizzato il quinquennio di amministrazione di centrodestra a Palazzo dei Celestini e si rende conto che è alle porte l’applicazione della legge 56/2014 sul ridimensionamento delle Province. Purtroppo, essendo ormai a pochi giorni dalla fine della consiliatura, tenta il solito “scarica barile” a cui ci ha abituati in questi cinque anni. E’ da oltre un anno che, come voce nel deserto, ci sgolavamo nel tentativo di porre il ridisegno degli assetti istituzionali, con il conseguente effetto che da essi derivava sull’attività dell’Ente Provincia, come uno degli argomenti prioritari da porre al centro della discussione politica. Da sempre, agendo con spirito riformista, abbiamo considerato il provvedimento sulla modifica delle Province come una tappa di un più ampio processo di modernizzazione dello Stato, che meritava attenzione ed approfondimento non limitati all’ultimo giro di lancette. Non abbiamo mai pensato di essere di fronte ad un atto legislativo perfetto, non poche erano le perplessità che scaturivano da una sua attenta lettura. Proprio in virtù di tali considerazioni, abbiamo più volte chiesto una discussione di merito scevra da pregiudizi di parte ed, invece, abbiamo assistito solo a sterili e tardive prese di posizione che, per quanto concerne le società partecipate della Provincia ad esempio, non hanno contribuito a chiarire la situazione ed a presentarsi con una proposta proficua. Solo allo scadere del mandato provinciale, forse, consentiremo ad Alba Service di non essere mono committente ed operare liberamente sul mercato, dopo che, sempre in ritardo rispetto al suggerimento da noi avanzato a suo tempo, si è riusciti a salvarla riqualificando le sue attività come servizi di interesse generale. Più mortificante è la posizione finora assunta dall’Amministrazione provinciale sulla Fondazione I.C.O.. Già a seguito dell’ordine del giorno approvato all’unanimità in Consiglio provinciale ben tre mesi fa, evidenziammo con dichiarazioni pubbliche sulla stampa che i problemi scaturiti in cinque anni di governo di centrodestra erano tutti irrisolti ed incerto e confuso era il destino futuro della Fondazione. Con il riordino delle Province ed il venir meno delle competente in materia culturale, era più che probabile che si dovesse arrivare all’attuale situazione di incertezza. Per questo motivo, ci permettemmo già allora di avanzare, senza alcuna pretesa, ma con lo spirito di chi intende contribuire ad aprire una riflessione, alcune considerazioni volte a delineare lo scenario futuro della ICO “Tito Schipa”. Le riportiamo ancora una volta: si sarebbe già dovuto aprire un tavolo di confronto interistituzionale, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, per verificare la fattibilità di organizzare un’unica orchestra regionale, magari con specifiche competenze territoriali. Oppure si sarebbe potuto e si potrebbe ancora valutare se ci sono le condizioni per giungere ad un solo soggetto culturale che curi l’ambito musicale (lirico, sinfonico, popolare) e che svolga un ruolo preminente, a carattere non solo provinciale, nel recupero delle tradizioni locali e dell’educazione musicale, attraverso, per esempio, l’accorpamento con la Fondazione “Diego Carpitella”. Quest’ultima opzione, già peraltro emersa nel recente passato, sarebbe ambiziosa ed interessante, anche alla luce della candidatura di Lecce Capitale della Cultura 2019. Un’Amministrazione provinciale avveduta avrebbe dovuto affrontare con responsabilità e per tempo tutte queste questioni ed invece il presidente Gabellone prende carta e penna, dopo quasi tre mesi dal mandato conferitogli dal Consiglio provinciale, quando ormai si è con l’acqua alla gola. A mio modesto parere, soprattutto in questa complessa ed importante vicenda dello “svuotamento delle Province” e del futuro delle proprie partecipate, l’atteggiamento assunto dal centrodestra di Palazzo dei Celestini è stato quello tipico di chi intende allontanare i problemi senza sforzarsi di individuare possibili soluzioni, né tanto meno di prendere le opportune decisioni.
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