Vent’anni di vacanza

Vita, morte e qualche miracolo di un mito dei nostri tempi

Nella vita gli esami non finiscono mai. Lo sapevano Eduardo De Filippo e Kurt Cobain. Pensa che culo, sei di nuovo a scuola e niente vacanze… Niente vacanze!… Niente vacanzeee!!! “School” aveva poche parole smozzicate ed era cantata a squarciagola, come le altre; quasi la fase di risveglio incompleto da un incubo. Gli incubi dei Nirvana erano esplosivi, ma Kurt finì per saltare in aria durante l’innesco. Il suo spirito genuinamente inquieto sa di spirito adolescenziale, di quello che si sente sempre tagliato fuori, strano o comunque diverso, albino o mulatto in mezzo ai bianchi giusti. Ma il “Teen Spirit” di quella che è tra le sue canzoni più famose era anche il banale deodorante ascellare di una delle ragazze appresso alle quali lui correva da ragazzo. La vita è sudore. Ed ecco che il 5 aprile di vent’anni fa, nella sua casa di Seattle, Kurt si dà un colpo di pistola alla testa. Come un Orfeo al rovescio, il canto lo mandava agli inferi, anzi all’inferno. Solo un mese prima, i medici del policlinico Umberto I di Roma l’avevano tirato per i lunghi capelli e riportato, come Euridice, in terra. Ma lui aveva proprio deciso di prendersela questa vacanza.

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