Cig in calo. Giannetto (Uil): ‘Nessun ottimismo’

Lecce. A gennaio 2014 la cassa integrazione è scesa rispetto al mese precedente. Segno che sempre più aziende stanno cessando la propria attività

LECCE – Cassa integrazione in calo nel Salento. In terra salentina la Cig è scesa del -24,4 per cento a gennaio 2014 sul precedente mese, in linea con l’andamento nazionale (-5,3%) e regionale (-32,6%). Lo rileva il primo rapporto 2014 elaborato dalla Uil – Osservatorio Politiche del Lavoro, su dati Inps. Complessivamente, nel primo mese dell’anno, sono state autorizzate 467.884 ore contro le 619.140 di dicembre. La diminuzione più consistente si registra per la cassa integrazione straordinaria, che passa da 387.043 ore autorizzate a dicembre a 25.087 ore nel mese di gennaio (-92,3%). In netto aumento, invece, sia la cassa integrazione ordinaria (+92,6% su dicembre, da 214.511 a 413.137 ore autorizzate), sia gli ammortizzatori in deroga (+42,7%, da 17.586 a 25.087). Nulla da festeggiare, secondo il segretario generale Uil Lecce, Salvatore Giannetto, secondo cui la diminuzione delle ore di cassa integrazione non è da leggere come un fatto positivo. “Tra l’altro – dice – le ore autorizzate di cassa in deroga assumerebbero proporzioni esponenziali se non si fossero verificate le incertezze intorno allo strumento. I ritardi con cui sono stati rifinanziati gli ammortizzatori in deroga, ha avuto il suo sbocco naturale nell’apertura delle procedure di licenziamento che hanno determinato l’enorme aumento delle domande di disoccupazione. Il tutto si collega anche alla disponibilità di risorse che vengono erogate: il finanziamento di 600 milioni di euro per la cassa in deroga del 2014, è troppo basso per coprire l’intero anno, ciò sia per la forte crisi in cui continua a versare la piccola e piccolissima impresa, sia perché grazie al recente chiarimento del Ministero del Lavoro, si è reso possibile coprire, almeno parzialmente, con tali somme anche situazioni pendenti del 2013”. Secondo Giannetto è tempo di agire sulle cause della crisi per rimuoverle, piuttosto che giocare una politica “difensiva”. “A tal fine – suggerisce – occorrono chiare e serie politiche industriali, abbassamento della pressione fiscale a cui conseguirà anche il rilancio dei consumi e con esso dell’occupazione”.

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