Sarparea, il resort tra gli ulivi con porto annesso

//INCHIESTA. Nardò, il porto e il resort tra gli ulivi monumentali: prima vogliono estirparli, poi no. Ancora una volta E porto Selvaggio il cemento incombe

di Gabriele Caforio // L'INCHIESTA. A nord dell’abitato di Sant’Isidoro, nella marina di Nardò, c’è la Sarparea. Un oliveto monumentale, una foresta di ulivi cresciuti su una zona rocciosa che nel passato i nostri contadini hanno saputo innestare e coltivare per anni. Nel mezzo dell’oliveto, infatti, sulla parte più alta, domina la masseria Sarparea de’Pandi e tutto intorno, sparsi tra gli ulivi, ci sono ancora oggi i resti di antiche fornaci per la calce, pozzi, frantoi, stradine selciate e sorgenti d’acqua dolce. Un recinto di muretti a secco che racchiude storia e natura nel mezzo di uno dei tratti di costa che più ha subito, negli ultimi decenni, la mano pesante del cemento e delle costruzioni sfrenate. Su quest’area, oggi, si sono accesi i riflettori. Ad accenderli, da un lato ci sono gruppi di investitori che vedono, e progettano, nell’oliveto strutture ricettive e turistiche con porto turistico annesso e dall’altro gruppi di cittadini e qualche esponente politico che si preoccupa delle sorti dell’oliveto e della costa. Nel mezzo, in puro stile italico, confusione, burocrazia, carte, sentenze, ricorsi e anche un’interrogazione parlamentare. //Di cosa si tratta. Il progetto Un mega-resort disseminato tra gli ulivi e un porto turistico da 624 posti barca: questo il progetto che ha in mente la “Oasi Sarparea Srl”, una società di immobiliaristi inglesi guidata dalla londinese Alison Deighton. Per capirne le dimensioni è utile qualche numero. L’uliveto ha un estensione di 25 ettari, il progetto invece ricomprende un’area di 16 ettari nei quali sono previsti 130.868,85 mc di costruzione e 41.023,15 mq di superficie coperta. Un primo progetto prevedeva il “classico” abbattimento degli ulivi ma è stato seguito da un secondo, quello attuale, elaborato dalla Gensler (una specie di multinazionale della progettazione) che prevede invece la realizzazione di tutta l’opera sottoforma di costruzioni e moduli abitativi sparsi tra gli spazi vuoti degli ulivi, senza l’abbattimento degli alberi. L’idea sembrerebbe nobile: conservare l’oliveto e valorizzarlo con strutture ricettive, il tanto ricercato equilibrio tra ambiente e lavoro in questo caso sembra raggiunto e ricercato dalla stessa società costruttrice. Tuttavia, prima di vederle realizzate, è difficile capire per chi non è architetto o esperto del settore la reale portata delle strutture in progetto, di cui vi proponiamo alcune immagini tratte dal sito del M5S di Nardò (http://leproveditony.altervista.org). foto

//La guerra delle carte Ripercorrendo i passaggi burocratici del progetto emergono anche le diverse posizioni degli enti locali coinvolti. Si parte infatti dal 2002, anno in cui il Comune di Nardò ha approvato il Piano Urbanistico Generale che contemplava la lottizzazione di quasi tutta l’area a nord della frazione di Sant’Isidoro, quella in cui si trova la Sarparea. Il 21 dicembre del 2009, con delibera n. 106, il Comune di Nardò ha approvato il piano di lottizzazione dell’area, tra cui quella del comparto 65 dove sorge l’uliveto. Tale delibera, però, ha sollevato le preoccupazioni della Giunta Regionale che il 27 dicembre del 2012 (Delibera n. 3001) ha espresso parere negativo al piano di lottizzazione dell’area proprio perché “la realizzazione di volumi edilizi e opere annesse (…) risultano insistere in un contesto di alta valenza paesaggistica connotato dalla consistente presenza di alberature di ulivo significative per dimensione e testimonianza storica”. Un intervento, continua ancora la Regione, che “appare impattante rispetto al contesto di riferimento (…) introducendo un diverso uso del suolo ed un’eccessiva pressione antropica che contrastano fortemente con la natura rurale dei luoghi”, incompatibile anche “con gli obiettivi di salvaguardia dell’assetto attuale”. Di stesso parere anche la Sovrintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici.

Tuttavia, a spianare la strada al progetto è intervenuto il TAR di Lecce nel novembre 2013. La Sarparea Srl, infatti, aveva fatto ricorso contro la Regione Puglia e ha avuto così ragione dal tribunale amministrativo che con la sentenza n. 2241/2013 ha ritenuto che il progetto non entra in conflitto con le norme di tutela del territorio ed è a basso impatto ambientale. La decisione del Tar, però, non convince tutti. Il 27 novembre 2013, infatti, la deputata di SEL Annalisa Pannarale ha presentato un’interrogazione parlamentare, ai Ministri dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e al Ministro per i beni e delle attività culturali e del Turismo, sostenendo invece che “basterebbe una semplice sovrapposizione degli elaborati progettuali con un aerofotogrammetria per verificare che le villette non possano essere comprese tra un albero di ulivo e l’altro”. Un progetto, quello del villaggio turistico e del porto che “non va in direzione della conservazione dell’uliveto”. Ai due Ministeri, la Pannarale, chiede inoltre “quali misure e interventi urgenti intendano porre in essere (…) per tutelare uno dei territori più pregiati e ancora intatti del Salento”. Insomma, in attesa di vedere come andrà a finire, per ora da un lato ci sono il Comune, il Tar e i Costruttori che difendono e promuovono un progetto ed una certa idea di sviluppo turistico, e dall’altro la Regione, alcuni gruppi di cittadini, e infine i vendoliani e i grillini neretini, schierati in difesa dello storico uliveto e delle sue bellezze, più propensi ad altre valorizzazioni turistiche della costa.

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