Tap, Pd e M5S pongono le condizioni

Roma. Bellanova e Capone ribadiscono che l’approdo non deve essere necessariamente san Foca, mentre il M5S chiede che il consorzio sia registrato in Italia

Roma. Tap continua a far discutere, levata di scudi di parte della politica salentina all’indomani dell’approvazione da parte della commissione della Camera al progetto. “L’accordo intergovernativo”, scrivono Salvatore Capone e Teresa Bellanova, “definisce gli impegni reciproci tra Italia, Grecia, e Albania che costituiscono il contesto di riferimento internazionale affinché il progetto Tap possa essere realizzato. La procedura di Via ha invece il compito di valutare la specifica concreta configurazione che l’opera avrà sul territorio italiano e servirà ad individuare le modalità di realizzazione che garantiscano la più rigorosa tutela dei requisiti ambientali. Ribadiamo l’impegno del Governo a realizzare la procedura di Via secondo criteri scientifici e tecnici che assicurino in modo rigoroso la tutela dell’ambiente e del territorio”. I due parlamentari evidenziano anche “la necessità di un supplemento di riflessione e di approfondimento al fine di poter individuare alternative alla realizzazione dell’ultimo tratto offshore e onshore e di poter, senza ombra di dubbio, affermare la strategicità dell’opera per il Governo italiano”. “La risposta del Governo, commenta Bellanova, “è un punto fermo determinante. Perché apre di fatto uno spazio per una soluzione differente all’approdo a San Foca e per la realizzazione, così come chiedevamo, dell’ultimo tratto on shore e off shore della Pipeline, e perché ribadisce la centralità del processo di Via indipendentemente dal ruolo strategico dell’infrastruttura. Relativamente all’approvazione in Aula della Ratifica, continuiamo in ogni caso a ritenere opportuno un suo slittamento in attesa degli esiti della consultazione regionale”. “Continuiamo a considerare quanto mai inappropriata la scelta dell’approdo – proseguono – a maggior ragione se si considera che un altro gasdotto, sempre con approdo sulla costa salentina a soli dieci chilometri dalla Tap, la Pipeline Ig Poseidon, a partire dal 2018 potrà trasportare 10 miliardi di metri cubi di gas, con un possibile incremento sino a 15 miliardi, da fonti di approvvigionamento del Medio Oriente e del Mediterraneo”. “Sono anni – hanno dichiarato i parlamentari del M5S Diego De Lorenzis e Emanuele Scagliusi – che la Puglia investe e lavora per conquistare un posto di rilievo nel turismo nazionale ed internazionale e finalmente si incominciano a vedere i primi risultati. D’altro canto, il consumo di gas in Italia e in Europa è in flessione da anni, tanto che alcune centrali a turbogas sono spente o con i conti in rosso per un’offerta sovrabbondante rispetto alla domanda attuale e futura. Del resto è lampante che l’epoca dei combustibili fossili, che non sono mai energia pulita, è finita. Il gasdotto TAP non porterà nuovi posti di lavoro e, in ogni caso, meno di quelli che potrebbero nascere investendo nelle rinnovabili e da una politica volta all’efficienza energetica nonché alla valorizzazione del territorio. Chiediamo che il consorzio costruttore del gasdotto TAP sia registrato in territorio italiano, quindi sottoposto a tassazione dei profitti nel nostro Stato, e che non sia concessa alcuna forma di sostegno pubblico diretto o indiretto, italiano, europeo o internazionale al consorzio costruttore, alle banche o alle aziende coinvolte”.

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