// INCHIESTA// Roma. Tutti gli enti hanno inviato osservazioni. Tranne il comune di Otranto. Comitati? Muti
ROMA – Sono 44 le prescrizioni indicate dal Ministero dell’ambiente (all’epoca Stefania Presigiacomo, Pdl) cui la Igi Poseidon dovrà ottemperare già in fase di progetto esecutivo del metanodotto Italia-Grecia. A queste se ne aggiungono altre tre della Regione Puglia, recepite dal Ministero nel documento con cui si rilascia la via (Valutazione impatto ambientale).
Il Ministero indica anche, per ogni modifica che dovrà essere apportata al progetto, l’ente pubblico incaricato di controllare e verificare che siano rispettate e messe in pratica le prescrizioni imposte. Dal Ministero sono chiamati a renderne conto praticamente tutti: Comune di Otranto, Provincia di Lecce, Regione Puglia, Autorità di Bacino, Arpa, Ispra e lo stesso Ministero.
L’autorizzazione ministeriale elenca le zone protette interessate dall’attraversamento dell’infrastruttura: il sito d’interesse comunitario (Sic) Alimini, per 640 metri in mare; il Sic “Otranto e Santa Maria di Leuca” e il parco naturale regionale “otranto, Santa Maria di Leuca e bosco di Tricase” a terra.
Al Ministero sono arrivate numerose osservazioni da parte di enti pubblici (Autorità di Bacino della Regione Puglia, assessorato opere pubbliche-Regione Puglia, Marina militare, Aeronautica militare, Provincia di Lecce, Sovrintendenza per i beni archeologici-Taranto, direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Regione Puglia, comando militare esercito Puglia), ma nessuna osservazione né prescrizione da parte del Comune di Otranto.
Da parte di privati cittadini, associazioni, comitati, si registra lo stesso silenzio, fatta salva l’eccezione di Fernando e Mimmo Murciano, gli unici privati ad essersi opposti. Le 44 prescrizioni del Ministero di fatto impongono altrettanti monitoraggi e valutazioni specifiche d’impatto sulle acque, sui terreni, sull’aria, sulla flora e sulla fauna, sia in mare sia a terra, studi per la caratterizzazione dei fondali marini; studi per valutare ed evitare l’opacità dell’acqua. In particolare salta agli occhi che il Ministero sottolinei come la profondità dello scavo a terra – 35 metri – coincida con la profondità della falda acquifera, con l’inevitabile pericolo di contaminazione. Si chiedono opere per minimizzare l’impatto anche visivo della cabina di misurazione, che occuperebbe tre ettari.
La Regione Puglia inoltre, chiede di distanziare ulteriormente di 100-150 metri lo scavo, per non intaccare la prateria di posidonia, di prevedere misure specifiche per minimizzare l’impatto visivo su una villa storica che si trova nei paraggi, che le torce della cabina di misurazione, in fase di accensione, non superino un’altezza tale compromettere la sicurezza delle zone alberate circostanti. Insomma una quantità di prescrizioni che sembra rendere impossibile la realizzazione del gasdotto, molte delle quali da rispettare in fase di presentazione del progetto esecutivo.
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