Bari. Ribadita da tutti i gruppi consiliari la contrarietà alla decisione del gruppo, che vanta un utile certificato di 6 milioni di euro
BARI – È forte e unanime il “no” che il Consiglio regionale ha dichiarato alla “scelta irreversibile” dell’azienda Bridgestone Italia spa, di chiudere lo stabilimento di Bari-Modugno. Dopo la relazione del presidente Nichi Vendola, che ha definito la decisione dei giapponesi “volgare e violenta”, soprattutto in considerazione dell’utile certificato di oltre 6 milioni di euro, gli interventi dei capigruppo, Rocco Palese (Pdl), Michele Losappio (Sel), Salvatore Negro (Udc), Antonio Buccoliero (Mep), Antonio Decaro (Pd) e Angelo Disabato (PpV), sono stati tutti in assoluta sintonia. Secondo l’intero Consiglio regionale non possono essere condivise le motivazioni che l’azienda ha esibito per motivare la chiusura. È ritenuto “fantasioso e immotivato” cioè, sostenere che la produzione di pneumatici in quello stabilimento sia per uso generico, quindi di bassa qualità, che esistono costi logistici e costi energetici in un contesto di crisi di mercato. Lo stabilimento barese è da 50 anni ritenuto un fiore all’occhiello nella produzione di Bridgestone, uno dei sei, fra l’altro, dove notoriamente si producono pneumatici d’eccellenza (usati dalla BMW). La chiusura della struttura per Decaro e Disabato può trasformarsi in una vera emergenza sociale, considerando gli operai le loro famiglie, e tutto l’indotto. “Una decisione scellerata – ha detto Negro -, che il Consiglio regionale unanimemente tenterà di fermare con tutte le sue forze. Ma tutti devono però fare la loro parte, nessuno si può sottrarre. Auspico che questa unità venga portata avanti senza tentennamenti”. E Palese auspica che il 14 marzo (data fissata per il tavolo), vi sia un’assunzione di responsabilità da parte di tutti, con un nuovo piano industriale per rilanciare l’azienda e per dare certezze ai lavoratori. Il sindaco di Bari Michele Emiliano, presente in aula consiliare al fianco della delegazione di lavoratori seduti sugli spalti, qualche giorno fa ha dichiarato che è pronto ad andare con gli operai ad occupare la fabbrica qualora dovesse rendersi necessario. La Puglia con le sue istituzioni quindi, sta alzando la voce per difendere i lavoratori dell’azienda. Ma questa volta non si tratta solo della difesa del posto di lavoro per gli operai, ma anche la guerra, più generale, al principio adottato da molte aziende di spostare le proprie attività laddove la manodopera costa meno.