Lecce. Cinque dirigenti dell’ex inceneritore sarebbero indagati per gettito pericoloso di cose, danneggiamento, omessa bonifica e avvelenamento della falda
LECCE – Per anni ha bruciato rifiuti, poi è stato dismesso ed è diventato una discarica incontrollata dove chiunque poteva portare qualunque cosa. Ma ora la Procura vuole vederci chiaro e così il procuratore aggiunto di Lecce Ennio Cillo ha aperto un fascicolo per stabilire se effettivamente l’area ex Saspi, alle porte di Lecce, è una bomba ecologica pronta ad esplodere a tutto danno dei salentini. Nel terreno e nelle acque del sito mai bonificato potrebbero esserci veleni pericolosi per la salute umana e per l’ambiente. Lo stabiliranno i carabinieri del Noe nelle loro indagini coordinate dal maggiore Nicola Candido. Le ipotesi di reato, contestate a cinque dirigenti dell’impianto, sono gettito pericoloso di cose, danneggiamento, omessa bonifica e avvelenamento colposo della falda acquifera. Tuttavia non sarebbe ancora stato notificato alcun avviso di garanzia. L’impianto ex Saspi è tuttora privo di alcun controllo. Solo nel 2012 il Comune, proprietario dell’edificio, ha messo in sicurezza la struttura impedendone l’accesso non autorizzato. All’esterno, tuttavia, le cose non sono cambiate. Ed infatti rifiuti di ogni tipo, anche pericolosi, vengono ancora conferiti da chi non sa come disfarsene. Articolo correlato: Reati ambientali. Dalla Regione 900mila euro per prevenirli