Buccoliero: ‘Il futuro Parlamento pensi alle carceri’

Bari. Il presidente di MeP invita a porre maggiore attenzione alle politiche carcerarie ed alle misure alternative alla detenzione

BARI – “Sta facendo discutere il verdetto della Corte europea dei diritti umani, che ha condannato l’Italia per il trattamento disumano riservato ai detenuti. Un grave richiamo, su scala europea, che conferma come il nostro Paese sia ancora lontano dal garantire i più elementari diritti ai detenuti e come le forze politiche, che comporranno il futuro Parlamento, hanno l’obbligo morale e politico di mettere fine alla degradante situazione carceraria italiana”. È quanto dichiara il consigliere della Regione Puglia e presidente di “Moderati e Popolari”, Antonio Buccoliero, che riflette su come le carceri italiane abbiano ormai perso la funzione di strutture disciplinari e la pena non assuma il carattere della rieducazione. “Il sovraffollamento delle prigioni – continua Buccoliero – che si scontra con la carenza di personale, genera spesso situazioni di insofferenza e di stress psico- fisico, che in molti casi sfociano in vere e proprie violenze su se stessi o sugli altri (prova ne sia il gesto estremo, lo scorso 6 gennaio, di un detenuto di Borgo San Nicola)”. Secondo il consigliere pugliese è dunque necessario lavorare con più convinzione sulle politiche carcerarie, in nome di quei detenuti che, dopo aver scontato la pena, meritano una seconda possibilità. “Senza contare, poi – aggiunge -, la possibilità di ricorrere, per i reati minori, a misure alternative alla detenzione come, ad esempio, l’uso del braccialetto elettronico, lavorando alla promozione di politiche di prevenzione dei reati, che possano affrontare a monte il problema. Nel territorio pugliese è importante comprendere, anche con il supporto del Garante dei detenuti, quali misure urgenti possano essere adottate per arginare l’atavico problema del sovraffollamento. Il grido d’allarme che viene dalle carceri italiane – conclude Buccoliero – non può più essere ignorato, perché significherebbe abbandonare palesemente la via della civiltà. Un rischio gravissimo che il futuro Parlamento non può e non deve correre”.

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