Cavallino. Lo spettacolo ha inaugurato la stagione del “Ducale”. La versione di Franzutti è ambientata al Sud
di Fernando Greco CAVALLINO – L’infaticabile “Balletto del Sud” è approdato a Cavallino per l’inaugurazione della Stagione 2012-2013 del teatro “Il Ducale” proponendo “La bella addormentata”, coreografia creata da Fredy Franzutti sulla celeberrima partitura di Chajkovskij, uno spettacolo che da oltre dieci anni continua a mietere l’unanime plauso del pubblico e che dopo Cavallino continuerà il suo viaggio fino a Trento e Bologna, città in cui giungerà rispettivamente il 25 dicembre e il 16 aprile. // Il colore meridionale Con l’amore per il Salento che da sempre contraddistingue le sue creazioni, anche per “La bella addormentata” Franzutti fa riferimento alle proprie radici meridionali complice l’omonima fiaba che, secondo la versione presente ne “Lo cunto de li cunti” del campano Giambattista Basile (1566 – 1632), evidenzierebbe un’accezione più “meridionale” e più “rurale” della vicenda rispetto alla successiva e più conosciuta versione di Charles Perrault (1628 – 1703). Ciò autorizza il coreografo a una franca umanizzazione della fiaba, che viene ambientata in un didascalico Dopoguerra salentino, periodo emblematico in cui i segni dell’imminente imborghesimento della società si sovrappongono ancora a inveterate tradizioni folkloriche. E così la protagonista della fiaba nasce in casa, accudita dal medico e dalla “mammana”, e viene benedetta non soltanto dal prete che la battezza, ma anche dalla “macàra”, la zingara che intercede affinchè la neonata abbia un radioso destino.

Andrea Sirianni // Il parente scomodo Con l’intervento della fata cattiva, irritata per non essere stata messa al corrente del lieto evento, si realizzano due formidabili “coup de theatre”, segni della fervida e geniale inventiva del coreografo. Il primo consiste nell’identità della fata stessa, che compare in scena come un vecchio dalla sessualità non ben definita e dall’aspetto un po’ tribale: forse si tratta del familiare più anziano e più dimenticato nonché quello più legato alle tradizioni arcaiche (si pensi allo Zio Bonzo in “Madama Butterfly”). Più avanti, nel momento della festa di compleanno, lo stesso personaggio si presenterà con un aspetto diverso, trasformato da Franzutti in una sorta di donnone decisamente transessuale (complice l’impagabile interprete Andrea Sirianni) dal vestito lacero e demodé, avanzo di antichi fasti. In ogni caso si tratta del parente scomodo, la pecora nera della famiglia, quello con il quale non si vorrebbe essere apparentati, forse anche il parente meno ricco e meno fortunato, che però viene coinvolto nel fiabesco lieto fine essendo reintegrato nella famiglia. Il secondo “coup de theatre” si realizza quando il tradizionale fuso al quale la protagonista dovrebbe pungersi viene sostituito dal morso della tarantola: mai trasposizione fu più adeguata, poiché guarda caso la ragazza dopo la fatidica puntura cade in un lungo stato di “trance”, proprio come attesta la più squisita tradizione del tarantismo. In accordo con questa prospettiva, il Principe della fiaba diventa un giovane studioso di antropologia che dopo cinquant’anni si pone sulle tracce del mito e finalmente rompe l’incantesimo.

Il gruppo al completo // Il cast Accanto alla genialità del coreografo va lodata la bravura dei danzatori del “Balletto del Sud” che a Cavallino hanno dato prova di ulteriore maturità tecnica e formidabile affiatamento. La rodata coppia formata da Elena Marzano e Carlos Montalvan ancora una volta si è disimpegnata onorevolmente nei rispettivi panni della principessa Aurora e del principe-antropologo, mentre l’altra coppia formata dai genitori della principessa è stata interpretata con la solita perizia da Alessandro De Ceglia e Bilyana Dyakova. Unico nome nuovo quello di Sofia Rosolini, proveniente dal Teatro Alla Scala, sontuosa nel ruolo di Lilla, la fata buona. Un discorso a parte va fatto per Andrea Sirianni, erede di un ruolo, quello della fata cattiva, già interpretato nelle precedenti edizioni dal mitico Lindsay Kemp: ampiamente apprezzato per le sue qualità di attore tout-court, in questo caso Sirianni ha fatto di più, in perfetta sintonia con le intenzioni del coreografo, mettendo al servizio dello spettacolo le sue sorprendenti doti di mimo e addirittura di ballerino, qualità che, oggi più che mai, fanno di quest’attore un artista completo.
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