Fatture gonfiate? Inchiesta su Ferrovie Sud Est

Bari. Tra i cinque destinatari di avvisi di garanzia, anche l’ad Luigi Fiorillo. L’ipotesi di reato è truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche

BARI – Fondi europei pubblici in tasche private? Le Ferrovie Sud est finiscono al centro di una delicata inchiesta giudiziaria condotta dalla Procura di Bari che nei giorni scorsi ha notificato cinque avvisi di garanzia ad altrettante persone, tra le quali l'amministratore delegato delle Ferrovie Luigi Fiorillo. Gli altri quattro sono Nicola Alfonso, Giuseppe Ficcadori, Carlo Beltramelli e Marco Marzocchi, che secondo gli inquirenti, coordinati dalla pm Isabella Ginefra, sarebbero i responsabili di una operazione poco chiara di compravendita di macchinari da ristrutturare e mettere in esercizio che sarebbe partita dalla Germania, passando dalla Jugoslavia per finire in Puglia per la cifra di 22,5 milioni di euro. L’ipotesi di reato per tutti è di concorso in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Secondo una perizia depositata dalla Guardia di finanza, infatti, la somma di 22,5 milioni sarebbe esagerata per un’operazione del genere il cui costo medio stimato dai finanzieri sarebbe di circa 15 milioni e comunque non superiore a 19,5 milioni. Il sospetto è che le fatture siano state gonfiate ad arte e che i soldi “in più” siano finiti nelle tasche degli amministratori. Le indagini hanno avuto inizio due anni fa, in seguito ad una segnalazione da parte dell'Agenzie delle Entrate al nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza. La compravendita sarebbe avvenuta tra la Germania e la Croazia, tra il 2009 e il 2010, in regime di esenzione Iva.

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