LA STORIA DELLA DOMENICA. Galatina. Oltre 700 marionette non potevano restare sugli scaffali. Così nasce l’associazione, in nome del maestro Attilio Monti
GALATINA – C’è chi in un pezzo di legno ci vede solo un pezzo di legno. E chi invece ci vede molto di più: un volto, un carattere e dei lineamenti definiti, e perfino una storia che si snoda e si fa rincorrere. A quel punto è forse il caso di chiedersi chi è la vera testa di legno. A Galatina, di teste di legno ce ne sono almeno 700. Sono le 700 marionette,alcune risalenti addirittura alla fine dell’800, che costituiscono il grande patrimonio che il maestro Attilio Monti (1925-2003), scenografo per professione e burattinaio per vocazione, ha lasciato in eredità ai suoi cari. Che, quindi, in suo nome, si sono riuniti attorno all’associazione “Teste di legno”, oggi presieduta dal nipote di Monti, Federico Tabella, per portare in giro per il mondo la sua passione e farla scoprire a chi, i bambini, è nato troppo tardi per conoscerne la meraviglia.

Con questi obiettivi “Teste di legno” organizza spettacoli e manifestazioni di ogni tipo, favorendo l’educazione nelle scuole e negli spazi pubblici. In nome di un’arte antica, quella del teatro di burattini, che non può morire. L'idea di dare vita all’associazione “Teste di legno” prende piede dopo la morte di Attilio Monti nel 2003, dopo il trasferimento del gruppo dalla Toscana in Puglia, con l’intento di continuare ciò che il “maestro” aveva fatto in trent'anni di teatro ed avendo al seguito una collezione di dimensioni tali da rendere impossibile una scelta diversa. I primi anni sono caratterizzati da vere e proprie lotte contro i mulini a vento: portare il teatro delle marionette all’attenzione del pubblico è difficile Lo è anche nei confronti delle istituzioni che spesso snobbano questa particolare arte. Quindi la nascita ufficiale dell’associazione risale solo al 2011. L’iniziativa parte dai nipoti – uno di loro, Federico tabella, è il presidente del gruppo – ai quali ben presto si associa un gruppo di amici temerari che crede nella missione. Oggi l’associazione è composta in tutto da 20 persone, tra più e meno attivamente coinvolte.

Federico, che cosa significa oggi l'arte delle marionette? “Oggi, nell'era del silicio e dei computer, la ‘tecnologia del legno’ è quasi andata perduta. Sono davvero pochi a praticare attivamente questa forma d'arte e ancora meno a farlo nella maniera tradizionale. Quindi se una volta l'arte dei burattini e delle marionette stupiva per le storie che raccontava, oggi stupisce perché sembra qualcosa di strano che porta alla memoria vecchi ricordi. E poi, in fin dei conti, ognuno di noi si sente un po’ Geppetto”. In che modo cercate di continuare sulla strada intrapresa dal maestro Monti? “In molti modi. Cercando tutto ciò che è cultura e arte. Abbiamo organizzato una notte bianca dei bambini, abbiamo allestito mostre, laboratori di piazza, organizziamo dei corsi di vario tipo. Ci piace spaziare, far divertire e sorridere, perché così come diceva Munari ‘un bambino che ride è un bambino felice’”. Come vi finanziate? “Mio nonno ha dedicato una vita al teatro e anche se si chiamava Attilio Monti, non era il petroliere; a lui bastavano un pacchetto di sigarette e un pezzo di legno, il resto non contava. Anche noi ci autofinanziamo, spesso rimettendoci, ma non ci dispiace perché per ripagarci basta un bambino che, a fine spettacolo, si avvicina, quasi con sguardo timoroso, e ci ringrazi domandandoci quando ci potrà rivedere”. A quale pubblico si rivolge “Teste di legno”? “Al pubblico più giovane, ai bambini, anche se spesso e volentieri sono di più gli adulti e gli anziani ad interessarsi alla nostra attività”. Qual è la reazione ai vostri spettacoli? “All'inizio stupore, talvolta anche paura. Spesso i bambini hanno un iniziale timore verso i burattini. Ma, dopo le prime battute, inizi a sentire le prime risate e capisci che sei riuscito a far divertire il pubblico. Così, molte volte, sono proprio i bambini che in u primo momento avevano paura, ad avvicinarsi e a voler toccare i burattini”. Quali storie “raccontate”? “Cerchiamo di accontentare un po' tutti spaziando dal classico spettacolo di burattini tra maghi principesse e diavoletti, allo spettacolo che tratta tematiche attuali quali la raccolta differenziata o il randagismo, non tralasciando la tradizione popolare del Salento. Il nostro primo spettacolo portato in giro nelle scuole trattava le paure dei bambini e come affrontarle; in quel caso, oltre ad aver previsto i soliti mostri, come strega e fantasma, abbiamo aggiunto un pizzico di salentinità con la ‘masciara’, la ‘quaremma’, lu ‘mamau’ o lu ‘laurieddrhu’, tutti personaggi della fantasia popolare di cui le nostre nonne, le sere d'inverno, ci raccontavano davanti ad un bracere”. Quali sono i vostri personaggi? “Abbiamo la fortuna di avere tra gli ‘irriducibili’ due ragazzine (una è mia sorella Martina) a cui piace molto il teatro. Quindi oltre ai personaggi descritti prima, cerchiamo di mettere in tutti i nostri spettacoli delle voci di bambina, facendo sentire, in questo modo, i giovani spettatori ancor più vicini alla storia narrata”. Che cosa c’è nel vostro futuro? “Il Salento ha la fortuna di avere sul suo territorio un patrimonio artistico culturale che è unico in tutta la Puglia e che però per nove mesi su 12 rimane inscatolato e riposto su degli scaffali. Noi dell’associazione ‘Teste di legno’ abbiamo un sogno: far nascere uno spazio che raccolga questi preziosi materiali e li renda fruibili dal pubblico. Uno spazio che non si limiti ad un semplice museo, ma che sia n luogo creativo in cui realizzare laboratori, un centro di documentazione, attività formative e spettacoli. Per questo motivo la volontà è quella di arricchire la mostra che portiamo in giro con del ‘materiale umano’ creando un centro di produzione, di ricerca e di incontro. Il nostro progetto è articolato in vari punti fra i quali la ricerca sulla maschera, sulla memoria storica del burattino e della marionetta, laboratori creativi da sviluppare con professionisti del settore in cui si approfondiscano le tecniche di creazione dei burattini e molto altro ancora. Per questo è ovviamente necessario il sostegno del territorio, ma siamo ottimisti”. Come intendete sensibilizzarlo? “Partendo dai bambini ma rivolgendoci a tutti. Create la vostra storia, lasciatevi trascinare dalle emozioni e dalla fantasia nell’imprevedibile gioco del teatro, perché, come diceva sempre Attilio Monti, ‘il mondo è un palcoscenico e noi ci siamo sopra’”.

// In principio fu il maestro dei burattini Attilio Monti (1925-2003), scenografo, si diploma a Brera insieme a Dario Fo, suo compagno di studi e di avventure. Comincia la propria attività professionale alla Borsa di Arlecchino di Genova lavorando con Aldo Trionfo e Paolo Poli per poi proseguirla, negli anni '60-'70, all'interno dell'avanguardia Romana con, fra gli altri, Carmelo Bene, Mario Ricci e Carlo Cecchi. Dalla seguente frequentazione con Otello Sarzi, scopre la passione per il burattino e ne fa un'arte propria arricchita dalle sue conoscenze che gli permettono di sviluppare la scenografia prospettica negli stessi spettacoli di burattini. A quello stesso periodo risale la Sua adesione all'Unima (Unione Internazionale Marionette). Giunto nella mistica terra del Casentino sviluppa il Suo sogno di burattinaio e comincia un'attività di ricerca sulla storia della marionetta e del burattino. A questa affianca un approfondito studio delle storie tradizionali della Vallata. Nell'86 fonda in Casentino, con il gruppo storico dell'Avanguardia romana, l'Accademia del Teatro di Ricerca e d'Arte per poi dare il via nel 1988 alla Nata (Nuova accademia del teatro d’arte).
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