Salento: meno corruzione, più abusivismo

Reati ambientali. Violazioni in materia di edilizia più frequente del fenomeno corruttivo. In esclusiva per il Tacco i dati sulle attività della Guardia di Finanza

Nel Salento, nessun caso di opere pubbliche realizzate con cemento impoverito o depotenziato né fenomeni di contestata corruzione legata all’ambiente, con l’eccezione del sequestro – avvenuto nel novembre 2011 – del noto villaggio turistico “Punta Grossa” di Torre Lapillo, del valore di 50 milioni di euro. L’operazione ha visto la notifica di conclusione delle indagini a 130 persone, fra cui progettisti, funzionari comunali e regionali (ne abbiamo parlato diffusamente qui). Si allontana così, per il nostro territorio, lo spettro evocato dal dossier di Libera 2012 che denuncia i reati corruttivi legati all’ambiente e descrive il fenomeno come una metastasi invasiva e silenziosa che scava non soltanto delle voragini nei bilanci pubblici (a detrimento della comunità), ma genera un pericoloso deficit di democrazia e devasta il contesto in cui viviamo. Nell’anno in corso (nel periodo di tempo preso in considerazione e compreso fra gennaio e ottobre), i numeri dell’attività del Comando provinciale della Guardia di Finanza, forniti in esclusiva al “Tacco d’Italia” dal colonnello Vincenzo Di Rella, sono legati sostanzialmente alla violazione delle norme in materia di edilizia e all’abbandono di rifiuti. I reati sono stati registrati nei Comuni salentini di Spongano, Taurisano, Supersano, Ugento, Casarano, Ruffano, Melissano, Salve, Torre Pali, Pescoluse, Morciano di Leuca, Castrignano dei Greci, Patù, Maglie, Melpignano, Corigliano d’Otranto, Cursi, Otranto, Alliste, Taviano e Racale. In numeri, i risultati dell’azione portata avanti sul territorio dalle Fiamme Gialle e mirata alla protezione ambientale, contano un totale di 110 beni immobili sequestrati. Nello specifico, si tratta di: 4 terreni (48.472 metri quadrati) 81 abitazioni civili (7.032) 1 garage (25) 1 cantina (27) 2 magazzini (561) 7 capannoni industriali (2.311) 2 piscine (283) 1 deposito (21) 3 tettoie e porticati (175) 8 cave (30) I finanzieri hanno sanzionato attività di scarico non autorizzato di reflui industriali; inquinamento di siti naturalistici (su aree di alberi di ulivo secolari) con il deposito di materiali di risulta da lavorazioni edili, lastre di eternit, pneumatici fuori uso, rottami, televisori, carcasse di auto e altri elettrodomestici. E ancora, abusivismo in zone vincolate, costruzione senza autorizzazione di locali adibiti a uffici, tettoie, depositi di attrezzi e ricovero di automezzi; realizzazione di discariche di rifiuti speciali, pericolosi e non, derivanti dalla demolizione e ristrutturazione di immobili (mattoni, piastrelle, plastica, cemento). Nell’ambito delle indagini svolte, sono state denunciati 68 soggetti di cui: 52 proprietari di abitazioni private e di aziende, 10 direttori dei lavori, 4 titolari di imprese costruttrici 2 amministratori di impresa o soci / pubblici funzionari In questa seconda tabella, di particolare rilevanza in ottica corruttiva è lo zero registrato nell’ambito delle denunce per la categoria dei pubblici funzionari deputati al delicato compito di effettuare controlli e rilasciare autorizzazioni per costruire, modificare, ampliare. E, in questo senso, la corruzione non lascia traccia. Basta un segno di matita e un atto ufficiale, come l’assegnazione di un appalto o la concessione di una licenza, appare del tutto legale. Così, il rischio per il funzionario di turno è di ritrovarsi su di un “libro paga” che non sia quello dell’amministrazione per cui lavora. Come ricorda “Libera”, i funzionari italiani che lavorano nel settore strategico dei contratti pubblici e dell’urbanistica sono considerati più inclini alla corruzione rispetto a chi opera in settori come la sanità e le attività commerciali. A farne le spese, come sempre, l’intera comunità.

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