Maternità sì, ma dopo. Arriva il ‘Social Freezing’

Arriva in Italia la tecnica del congelamento degli ovociti femminili, già molto diffusa negli Stati uniti

di Lamberto Coppola (*) La giovinezza procreativa femminile ahimè ha breve durata. Se a 20 anni l’ovulazione si trasforma in gravidanza nel 28% dei casi, a 39 anni la percentuale scende al 14% per assottigliarsi fino al 12% a 40 anni. Superata questa soglia le difficoltà aumentano e quando non si riesce ad avere un figlio l’unica alternativa è affrontare cure di fecondazione assistita con ridotte possibilità di successo. Si chiama “Social Freezing” la possibilità di conservare in banca la fertilità congelando mediante vitrificazione gli ovociti giovani e sani da utilizzare negli anni successivi con lo scopo di posticipare la maternità. Il congelamento dei gameti femminili da parte di donne senza malattie, ma desiderose semplicemente di ritardare il progetto di allargare la famiglia, è già molto diffuso negli Stati Uniti. Esigenze di carriera o la mancanza di un partner stabile col quale realizzare il sogno di avere un bambino inducono oggi le donne a rimandare il momento di diventare mamma con il rischio che, superati i 35-40 anni, debbano rinunciare alla gravidanza, perché il concepimento diventa statisticamente più difficile. “Social freezing” è quindi il termine anglosassone col quale si definisce la pratica di congelamento dei gameti femminili da parte di lungimiranti giovani donne in carriera per un impiego futuro. L’età migliore per mettere da parte cellule di buona qualità è tra i 25 e 35 anni. Dopo i 35 infatti la prospettiva di portare a termine con successo una gravidanza e avere un bambino si allontana. Presso il Centri integrati Tecnomed di Nardò (Lecce), biobanca che nel 1984 per prima in Italia ha ottenuto autorizzazione specifica per la crioconservazione dei gameti, sarà tra l’altro possibile la crioconservazione di ovociti per uso personale in collaborazione con le strutture integrate Casa di Cura Petrucciani di Lecce e Casa di Cura Fabia Mater di Roma. Un’impostazione diversa da quella di un centro di procreazione assistita frequentato solo da coppie sterili o affette da malattie tumorali da trattare con cure che potrebbero compromettere la fertilità. E’ un'opzione in più ed un aiuto del tutto offerto alla donna del terzo millennio ormai sempre di più costretta a rinviare la maternità. La tecnica di vitrificazione degli ovociti oggi garantisce buoni risultati, specie nelle donne al di sotto dei 35 anni. Per motivi scientifici ed etici non accederanno quindi al programma le donne che hanno superato i 40 anni. (*) Prof. Lamberto Coppola Andrologo – Ginecologo – Sessuologo Direttore dei Centri Integrati di Andrologia e Fisiopatologia della Riproduzione Umana Tecnomed (Nardò- Lecce), Casa di Cura Petrucciani (Lecce) e Casa di Cura Fabia Mater (Roma).

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