Lecce. 7.754 imprese artigiane sul totale di 10.806 lavorano nel comparto edile. Confartigianato: “Senza alternative, i lavoratori si mettono in proprio”
LECCE – Aumentano nel Salento le aziende artigiane del comparto edile. Nel Registro Imprese della Camera di commercio di Lecce, ne risultano iscritte 7.754 sul totale di 10.806, delle quali rappresentano il 71,8 per cento. Il settore delle costruzioni, in provincia di Lecce, “vale” più di un miliardo e 200 milioni di euro. Gli impieghi al 30 giugno scorso ammontano a 832 milioni di euro. A rilevarlo è l’Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Lecce su dati Infocamere-Movimprese. In Puglia, le imprese artigiane edili sono 27.375 (su 47.115 in totale, pari al 58,1 per cento), di cui 10.275 a Bari, 2.993 a Brindisi, 3.683 a Foggia e 2.670 a Taranto. “Sono dati, a prima vista, sorprendenti – commenta Luigi Marullo, presidente della categoria Costruzioni di Confartigianato Imprese Lecce -. Dimostrano, infatti, una certa vitalità del settore, nonostante l’evidente stato di crisi in cui versa l’intero comparto e sembrerebbero per questo in controtendenza. Dopo un’analisi attenta, però, si evince che spesso i lavoratori disoccupati del settore, non avendo alternative, sono costretti ad intraprendere la strada dell’impresa individuale”. Ed ecco spiegata la vera ragione dell’aumento delle imprese di costruzioni. “L’artigianato, e l’edilizia in particolare – continua Marullo – è da sempre portatore di valori e competenze che purtroppo, nella nostra società, si vanno sempre più smarrendo. L’impegno personale – sottolinea – l’assunzione di responsabilità, il coinvolgimento diretto, anche patrimoniale, devono essere valorizzati e posti al centro delle politiche pubbliche. Certo, un impulso al mercato è arrivato con il consolidamento delle agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie, ma per dare slancio al comparto occorre un’inversione di tendenza, a tutti i livelli istituzionali, perché senza investimenti non può esserci crescita”. In particolare, secondo Marullo, “bisogna procedere con la realizzazione di interventi diffusi sul territorio, di opere medio-piccole per riqualificare i nostri centri urbani e le periferie delle città, anche attraverso lavori di sostituzione edilizia. E’ opportuno aggiornare gli strumenti urbanistici, ormai inadeguati ed obsoleti”. In occasione di una manifestazione di protesta che ha avuto luogo lo scorso di febbraio scorso, ricorda il presidente, “abbiamo redatto un documento unitario, sottoscritto dalle associazioni di categoria, dalle organizzazioni sindacali e dagli Ordini professionali: Confartigianato costruzioni, Ance, Aniem Confapi, Cna, Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil, Ordine degli ingegneri, Ordine degli architetti e Collegio dei geometri. Vi sono contenute sei richieste: la revisione del Patto di stabilità che vincola i Comuni come se fosse una ‘tenaglia’; il recepimento della direttiva europea sui ritardati pagamenti; l’emanazione del decreto attuativo per consentire l’utilizzazione del fondo presso la Cassa depositi e prestiti; una maggiore flessibilità del sistema creditizio; il monitoraggio sull’effettiva destinazione delle risorse messe a disposizione dalla Banca centrale europea; interventi incisivi sugli assetti della pubblica amministrazione per superare i vincoli e le inefficienze della burocrazia. Siamo in attesa – conclude Marullo – di risposte concrete da parte delle istituzioni”.
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