Ci sono “invasioni” ben più gravi del crocefisso nei luoghi pubblici. E a volte non basta non guardare
di Giacomo Grippa Il parroco don Antonio Morrone, della chiesa Madonna della Fiducia di Surbo, è stato condannato dal giudice Giovanni Gallo del Tribunale di Lecce, per aver occupato abusivamente delle frequenze-radio per trasmettere messe. Ne dà risalto la odierna cronaca leccese degli ultimi giorni. Il prete, a cui la Polizia postale aveva sequestrato l'impianto radio, contesta la violazione del DPR 156/73, la normativa cioè sulle telecomunicazioni che prescrive per l'istallazione ed esercizio di tali impianti dopo il rilascio di apposita concessione. Il Morrone era stato processato già nel 2004, a seguito di denuncia di una emittente locale per interferenze religiose sui programmi musicali curati dalla stessa. Anche allora l'orante giustificava tale invasione per assicurare l'ascolto del rito agli anziani impediti. Mai come in questo caso sacro sarebbe osservare un religioso silenzio. Non parliamo del disturbo, ossessivamente arrecato alle famiglie residenti in prossimità delle chiese per lo scampanio a tutte le ore del giorno, facoltà mai ad altre formazioni sociali concessa, se non eccezionalmente e previa autorizzazione, ma mai dalle sei del mattino. Gli organi di controllo possono eludere i loro doveri d'ufficio, se a tanto restano sordi? Cosa ugualmente invasiva e più grave della esposizione dei crocifissi in ogni luogo pubblico per i quali ai cittadini dissenzienti i credenti consigliano di non guardarli.
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