Taranto. Anche quest’anno si ripete il dramma del ritiro dal mercato di tonnellate di mitili perché inquinati. Danni per circa 4 milioni per i coltivatori
TARANTO – E’ un copione già visto. A Taranto si ripete anche quest’anno il dramma vissuto nel 2011: i mitili coltivati nel primo seno del mar Piccolo sono contaminati da diossina e pcb (policlorobifenili, un potente veleno) e dovranno essere distrutti entro fine luglio. Le decisione è stata presa al termine di un vertice convocato nei giorni scorsi tra Regione, Comune e Servizio veterinario dell’Asl, nel quale si è presa visione dei risultati delle analisi effettuate dall'istituto zooprofiliattico di Teramo. I valori registrati dai campionamenti sono da allarme: pcb e diossina pari a 7,5 picogrammi al grammo quando il valore limite è 6,5. Il danno stimato per gli operatori ittici è di circa 4 milioni di euro. Ancora maggiore dell’anno scorso quando fu distrutta solo una parte della produzione. A Taranto le cooperative di miticoltori sono in tutto 103; il provvedimento di distruzione ne colpisce 24. Ma ora i coltivatori sono pronti a dare battaglia se non verrà chiarita in tempi brevi la questione relativa ai risarcimenti. Confcommercio ha chiesto l’istituzione di un tavolo politico sull’emergenza cozze, aperto anche ai consiglieri regionali. E nei prossimi giorni si svolgeranno altri vertici ai quali i coltivatori hanno chiesto di invitare anche l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari Dario Stefano per coordinare gli interventi in un percorso comune. Se la questione si dovesse arenare negli insostenibili tempi burocratici, allora sarà la rivolta dai miticoltori. Stufi di dover pagare le spese per colpe non proprie. A due passi dalla zona interessata dall’incremento delle sostanze inquinanti, infatti, c’è l’Ilva, che in mare sversa le acque di raffreddamento utilizzate per la produzione. (in edicola oggi su Left in abbinamento a L’Unità)