'Volevo essere una farfalla'. L’anoressia con coraggio

La chiave di lettura del libro è che dall’anoressia si può guarire attraverso la consapevolezza di sé e fino all’accettazione dei propri difetti e delle proprie debolezze

Non è un romanzo, non è un saggio né un racconto ma un’autobiografia avvincente, cosa rara in questo rischioso genere letterario. L’ha scritta Michela Marzano e s’intitola “Volevo essere una farfalla” (editore Mondadori-Strade blu) Una storia che si dipana intorno ad un tema terribile che l’autrice mette a fuoco immediatamente e quasi brutalmente: l’anoressia. Il libro racconta un percorso difficile che si conclude con un lieto fine, che consiste non soltanto nella definitiva uscita dal tunnel di questa condizione psicofisica ma anche e soprattutto in un vero e proprio insegnamento di come si possa continuare a vivere. La Marzano si pone di fronte all’anoressia con coraggio, ne sfida il sinistro e minaccioso messaggio mentre ripercorre, segmento per segmento, ogni passaggio della forzata convivenza con la malattia; non si risparmia la sofferenza di riviverne per il lettore tutti gli aspetti più crudeli e duri, sempre con la consapevolezza di averla combattuta alla pari e la sottintesa certezza morale che a vincere sarebbe stata lei, non l’“altra”. Questa sventura non è qualcosa di cui vergognarsi, dice Michela, ma nasce dal tentativo “di conformarci alle aspettative dei nostri genitori e ci siamo resi conto che eravamo altro”. Un’analisi molto semplice ma non meno preoccupante, se si pensa a quanto sia diffusa l’incomunicabilità fra generazioni, specie fra quelle attuali. Ma il libro va oltre, perché non nasconde i sentimenti, il senso del dolore fisico e della frustrazione morale di una donna nonostante tutto forte e consapevole, la cognizione di autentiche battute d’arresto e di sconfitte momentanee nella lotta con l’anoressia. Dalla quale, e questa è una chiave di lettura del volume, si può guarire ed uscire con molta fatica attraverso la consapevolezza di sé e fino all’accettazione dei propri difetti e delle proprie debolezze, indipendentemente da quello che pretendono gli altri. Si parla poco dell’anoressia, e soprattutto male, dice la filosofa, di una malattia al femminile, mentre così non è, come se la molla che scatta nella mente è “solo” la volontà di essere magri; apparentemente però: spesso il luogo comune è che sia un sintomo che passa attraverso il dissidio con la propria madre. Il paradosso dell’anoressia è che attacca proprio, come un vero e proprio male di vivere, e soprattutto i più intelligenti e sensibili. Professore ordinario di Filosofia morale a Parigi, Michela Marzano insegna oggi, tra l’altro, il dovere morale come imperativo categorico che diventa, per prima cosa, gioia di vivere per se stessi. Michela Marzano Volevo essere una farfalla editore Mondadori-Strade blu

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