Adolfo Maffei scrive al portierone nazionale, travolto dallo scandalo del calcio-scommesse. Per puntate da un milione e 500mila euro
Caro Buffon, portiere della (mia) Juve e della (mia) nazionale. La GdF ha accertato che hai scommesso 1.5 milioni di euro nel 2010. Che avessi questo hobby lo si sapeva ma essere arrivato a toccare questi picchi riqualifica l'hobby (comunque discutibile per un padre di famiglia normale) in pessimo vizio, che è la mamma di tante brutte conseguenze. Come la corruzione. Sull'ennesima compiacente intervista su un grande giornale, hai di recente sdegnosamente e orgogliosamente ricacciato indietro i sospetti, espressi sul web a centinaia, che non fosse del tutto involontario il tuo grossolano errore che permise al Lecce di pareggiare, alla fine del campionato. Se la GdF accertasse (e spero che lo faccia oggi stesso) che su quella gara hai puntato i “soliti” 100.000 euro, la media ufficiale della notizia iniziale, spero per te, per la Juve e per la nazionale che quella scommessa l'hai persa. Un pareggio così clamoroso ha fatto la fortuna di moltissimi scommettitori in mezzo mondo. E tu nei stato il loro eroe, quella domenica. Quindi, come la mettiamo? Alziamo le spalle anche stavolta e invochiamo la lesa maestà pallonara, come se quello calcistico fosse veramente un altro mondo, nel quale i valori possono essere anche disvalori e il buonsenso comune cazzate da bar? No, caro “portierone”. Non ti permetto neanche di pensarlo. Come cittadino italiano, prima e sopra tutto, poi come tifoso. La Juve resterà anche dopo di te, come è ancora viva e vincente dopo Moggi. Adolfo Maffei