‘Imbrattati’ da Cerano

Il vento forte di tramontana copre di nero il quartiere Perrino e S. Paolo di Brindisi. E soffia verso sud, verso il Salento, la polvere di carbone

“Questa è una vittima del carbone”. Vincenzo Gaudino mi ha sparato il suo sguardo direttamente nel cervello, dove è il neurone che governa l’equilibrio. In quel momento ho maledetto il mio mestiere. Stringeva la manina della sua nipotina di 6 anni, che mi guardava e sorrideva, mentre lui, 58 anni, papà di Francesca, morta a 25 anni di leucemia, mi raccontava del carbone del nastro trasportatore, che spolvera di nero le case, i balconi, la biancheria stesa ad asciugare. Ed i polmoni ed il sangue. Volevo dirgli aspetta, abbassa la voce, non far sentire queste cose alla bambina: pensieri stupidi che nascono spontaneamente nel cervello quando l’emozione genera collegamenti elettrici casuali, in cerca di un appiglio sensato, di parole da dire. Ma la bambina e il nonno erano inseparabili: le mani erano fuse per tutto il tempo e la bambina sorrideva per tutto il tempo. Il destino bastardo le aveva strappato anche il papà, morto in un incidente d’auto prima della mamma. Ora vive lì, nel quartiere Perrino, a Brindisi, ad un passo dal nastro trasportatore lungo 17 km, dove li ho incontrati. Il nastro dal porto di Brindisi fa arrivare fino a Cerano, la centrale termoelettrica a carbone più grande d’Europa, 8 milioni di tonnellate di carbone l’anno. Lungo tutto il tragitto le case e i campi e le persone vengono “imbrattate”. E’ questo il reato, ossia “imbrattamento di cose”, ipotizzato dalla Procura di Brindisi nei confronti di 15 dirigenti dell’Enel, proprietaria di Cerano. Mentre per altri 4 dirigenti di Cerano è stato ipotizzato quello di omicidio colposo per la morte di tumore di tre persone: tumori riconducibili al carbone. “Per fortuna”, dicevano i contadini che ho incontrato sui campi contaminati dal carbone, “qui soffia forte la tramontana e la polvere maledetta viene soffiata a sud”. A Sud, verso Lecce. Adesso gli abitanti del quartiere Perrino e S. Paolo vogliono contarsi: vogliono andare casa per casa e fare il censimento del dolore, capire quante persone per ogni famiglia sono morte per tumore. E con questi numeri chiedere giustizia.

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