Racale. Serra, Palumbo e Coronese, esponenti della lista, svelano la vicinanza con Lorenzo Ria. Che potrebbe essere il loro candidato sindaco
RACALE – Il gruppo che rappresentano si chiama “Diversi per passione”. Al secolo sono Salvatore Serra, commercialista, Giulio Palumbo, informatore scientifico e Danilo Coronese, sociologo. La loro, spiegano, non è una lista figlia di partiti, ma di idee trasversali. E, soprattutto, “un’ipotesi fortemente sostenuta da un largo numero di persone che condividono l’idea trainante della Città Nuova, che riprende un po’ anche se in una chiave nuova di lettura, l’idea progettuale Tram, l’Unine dei Comuni Taviano, Racale, Alliste e Melissano, lanciata da Lorenzo Ria negli anni ’80. La premessa che fanno, riguardo ad una battuta circa l’elevato numero di liste di cui si vocifera, è questa: “E’ un gioco visto e rivisto che dura da 30 anni; ogni volta partiamo sempre con dieci liste e arriviamo sempre alle classiche tre, in qualche caso due”. Che cosa pensate dell’allarme lanciato dal procuratore Cataldo Motta circa le infiltrazioni mafiose nelle pubbliche amministrazioni e nelle squadre di calcio? “E’ la buona politica a scacciare queste situazioni ed i processi virtuosi a determinare una sorta di anticorpi. Da cittadini, vediamo una società disgregata dal punto di vista valoriale, per cui si pone come terreno fertile della criminalità, che va combattuta attraverso lo sviluppo, la crescita, la democrazia, i punti di socializzazione, la politica vista non come carriera personale, bensì come progetto”. Che tipo di futuro credete abbia Area Vasta? “Va interamente riconsiderata. Le azioni intraprese con Area Vasta sembrano una replica delle azioni comunali singole, invece occorre un progetto delle Aree vaste, intese non come soggetti che si coalizzano o si confrontano, ma come soggetti che intendano seguire un unico obiettivo, che è la promozione del territorio”. Non credete che Area Vasta possa essere un’occasione per ottenere finanziamenti che altrimenti sarebbe difficile intercettare per i singoli Comuni? “Sicuramente Area Vasta è una modalità legittima per intercettare i finanziamenti. Ma è un’occasione tecnica, e non sempre lo strumento tecnico permette la realizzazione delle migliori strutture; rischiamo di avere delle singole strutture finanziate che però non danno il necessario apporto in termini di sviluppo del territorio”. Quale sarebbe allora l’apporto di Città Nuova? “La fusione dei Comuni da noi proposta sarebbe innanzitutto economia dei costi, un immediato processo di omogeneizzazione delle situazioni, dal punto di vista fiscale, della gestione di alcuni servizi (rifiuti, sicurezza), con ricadute economiche notevoli, dal momento che si verrebbe a configurare una città di notevoli dimensioni che potrebbe attrarre nuovi investimenti , anche a livello turistico. La più grande ricaduta sarebbe comunque quella a livello urbanistico perché questo progetto permetterebbe di rendere armonica la bellezza dei luoghi lungo tutto il territorio considerato”. Attraverso quali strumenti secondo voi si giungerebbe a questo obiettivo? “Tramite un piano urbanistico d’insieme che sia rivolto ai quattro Comuni, capace di recuperare i centri storici, favorire l’urbanizzazione dei servizi più che quella residenziale privata, dei parchi, dell’agricoltura, ecc.”. Come pensate di riuscire ad accaparrarvi il consenso elettorale? “Le elezioni sono proprio l’occasione per pubblicizzare e presentare ai cittadini il nostro progetto. I Comuni così come sono stati vissuti finora hanno poche possibilità di avanzare ipotesi di sviluppo economico, urbano e sociale, perché i trasferimenti sono ridotti all’osso. La zona interessata dal nostro progetto, tra l’altro, è già ‘naturalmente’ predisposta verso il sistema di relazioni, in quanto i Comuni non sono disposti in fila indiana, ma sono ‘abbracciati’ per cui il confine amministrativo non divide un territorio, ma delle aree urbane e all’interno di esse, divide addirittura la stessa proprietà, lo stesso edificio. Siamo quindi di fronte a delle situazioni che già sono integrate, alle quali dovremmo dare non una sorta di morte del municipio, ma una liberazione delle municipalità, oltre che la possibilità di trasferimenti eccezionali che avremmo da parte del ministero”. Avete mai pensato ad un candidato sindaco come Lorenzo Ria? “Noi non siamo nati per concorrere alla tornata elettorale, ma dal momento che, da un punto di vista logistico e topografico, Racale è il Comune strategico, cogliamo l’occasione delle elezioni per combattere un tipo di politica che guarda nel suo recinto, che guarda alla micro gestione, arroccata in una lotta di aspettative personali ed è importante dire che c’è già un atto di indirizzo della giunta del Comune di Taviano orientato verso la fusione, quindi partecipare al gioco elettorale il 6 maggio diventa una necessità per noi. Stiamo suscitando molte simpatie; il nostro laboratorio ‘Città Nuova’ è in controtendenza, però, con l’idea di Pagliaro, che consideriamo un’idea leghista. Noi accorpiamo, uniamo, quindi la logica è completamente diversa. Noi pensiamo a Lorenzo Ria, non come candidato sindaco, ma come colui che crede in questa questione che noi abbiamo rispolverato. Abbiamo intercettato Ria involontariamente, riconoscendo poi in lui non il politico, ma l’amministratore (un buon amministratore) che su questo argomento si è messo a disposizione del progetto e ci ha chiesto che fossimo noi a scegliere se lui debba essere un semplice candidato o il candidato sindaco”.
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