‘Non sono mafioso’. De Lorenzis abbandona il Racale

RACALE – Una lettera di addio ai cittadini-tifosi postata sulla sua pagina facebook. Una sorta di messaggio di spiegazione per una decisione forse ponderata da tempo.

Salvatore De Lorenzis, presidente del Racale calcio, formazione che milita in Eccellenza, saluta tutti e va via. Lascia la presidenza della squadra in seguito alle dichiarazioni del procuratore capo della Repubblica di Lecce Cataldo Motta che nei giorni scorsi a Roma, nel corso di una conferenza organizzata da “Lex Giochi” sui rischi di frode in ambito sportivo, ha parlato di sette squadre del Campionato di Eccellenza direttamente controllate dalla malavita. Ecco il messaggio di De Lorenzis.

Cari cittadini con tristezza comunico la mia uscita dal campo. Lascio la squadra del Racale. Tale decisione trae origine da motivazioni di natura esclusivamente personale. E’ noto a tutti, immagino, che accuse di “poco attendibili collaboratori di giustizia” hanno condizionato profondamente la mia vita. L’assoluzione da ogni reato è arrivata quando la mia salute psichica era stata fortemente compromessa e stroncata quella imprenditoriale. Ho tentato di riacquistare l’entusiasmo buttandomi nel lavoro (con tutte le complicazioni che affronta una persona che è stata inquisita per mafia) e nello sport, seguendo da vicino la squadra che mi aveva visto calciatore da bambino. Pensavo di poter ricominciare. Le vittorie della mia squadra mi davano un entusiasmo tutto nuovo, tra il batticuore e la gioia nel cuore le domeniche si coloravano di urla, canti e fischi, di profumo della terra e di puzza di sudore. Purtroppo le cose belle durano davvero poco. E’ da tempo infatti che la mia squadra è oggetto d’attenzione da parte della magistratura. Si rincorrono, ormai con una frequenza che mi spaventa, gli articoli di stampa che tacciano la squadra di malaffare e di miei presunti interessi oscuri. E’ certo che il mondo del calcio professionista è ormai da anni oggetto di studio per le possibili commistioni con la mafia. La notizia delle partite truccate, delle scommesse illegali e del giro d’affari parallelo è spaventoso e sarebbe giusto perseguire con ancora più dovizia chi ha rubato, oltre ai soldi anche i sogni e le speranze dei tifosi. Ben venga, quindi, ogni sforzo della magistratura atto a contrastare il gioco illegale che pregiudica anche la sopravvivenza delle aziende di settore, soprattutto di quelle “non protette dall’alto”. Quelle aziende cioè che danno lavoro, rispettano le regole e di fronte all’erario… non possono beneficiare di sconti al 5000%. Purtroppo di questi casi si parla poco e sommessamente forse perché gli implicati nella questione sono, come dire… Intoccabili! Ciò detto, la procura di Lecce sta “raccontando” in giro per l’Italia che la squadra del Racale (per la quale non possono esistere scommesse illegali, non essendo quotata da alcun bookmaker e per la quale, fatichiamo ad affrontare economicamente anche solo le trasferte) produce affari che permettono riciclaggio di denaro e che tutto ciò aumenta il mio potere, la mia visibilità ed il mio prestigio. Orbene, forse la procura non sa che grazie al suo insindacabile operato (accusa infondata di associazione mafiosa) i miei affari sono ormai inesistenti. Relativamente poi al prestigio ed alla visibilità… Beh, essendo io, ancora giovane e bello, lo ottengo molto più facilmente in compagnia delle belle signore che sono solito frequentare perché non so in città ed alla vostra età ma a Racale vale ancora l’antica regola del: TIRA CCHIUI U PILU TU ‘NSARTU. Rendo quindi pubblica la mia decisione di abbandonare le sorti del Racale, onde evitare errate interpretazioni del mio agire dettato solo dal timore di dover nuovamente pagare per ciò che non ho fatto. Ringrazio ed auguro un proficuo e soddisfacente lavoro a chi, con animo più sereno del mio, potrà guidare le sorti di questa bellissima squadra. Infine, un ringraziamento particolare a tutti coloro che mi hanno sostenuto in questa esperienza sportiva e in particolar modo a chi ha dovuto sopportare l’ira di chi purtroppo non riesce più a dominare l’ansia.

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