Il risultato? Spermatozoi sempre giovani con Dna sempre meno danneggiato e quindi meglio utilizzabile durante la fecondazione
di Lamberto Coppola (*) Personalmente, sulla base della trentennale esperienza in campo andrologico e nella procreazione assistita, ho da sempre ritenuto che per avere maggiori possibilità di concepimento bisogna che il partner maschile aumenti la frequenza dei rapporti sessuali, per intenderci almeno una volta al giorno. Nel breve periodo fecondo della donna, quando cioè le ghiandole del collo uterino secernono muco cervicale filante e trasparente, non guasterebbe far sesso anche due volte al dì. In questo periodo tra l’altro le secrezioni della donna avendo una carica bioelettrica negativa attraggono più facilmente verso l’utero gli spermatozoi che presentano invece sulla loro superficie una carica positiva… un po’ come quando una calamita chiama verso di se degli spilli. È consuetudine dei nostri colleghi ginecologi consigliare invece dai due ai quattro giorni di astinenza per migliorare la capacità fecondante dell’uomo… niente di più sbagliato! Questo è il periodo che viene consigliato prima dell’esecuzione dello spermiogramma (esame del liquido seminale) i cui parametri devono rispettare le procedure metodologiche dettate dall’Oms, assai diverse da quelle stabilite da madre natura, soprattutto nel genere umano. Nell’uomo infatti, rispetto agli animali, si osserva alta percentuale di spermatozoi anormali, specie a livello della testa, dove è presente il Dna che deve penetrare nell’ovocita. Il Dna degli spermatozoi umani è per natura molto più danneggiato rispetto a quello animale, per dirla in “medichese”, presenta cioè molte più aneuploidie. Eiaculando una volta al giorno e liberando i depositi di spermatozoi presenti a livello delle vie seminali (epididimi ed ampolle deferenziali) vengono inviati alcuni stimoli endogeni (feedback) ai tubuli seminiferi del testicolo che da parte loro incrementano la produzione di nuove cellule. Questo “allegro turnover nemaspermico” porta l’uomo ad avere nel proprio eiaculato spermatozoi sempre più giovani, vale a dire, sebbene numericamente minori, con Dna sempre meno danneggiato e quindi meglio utilizzabile durante la fecondazione. (*) Prof. Lamberto Coppola Andrologo – Ginecologo – Sessuologo Direttore dei Centri Integrati di Andrologia e Fisiopatologia della Riproduzione Umana Tecnomed (Nardò- Lecce), Casa di Cura Petrucciani (Lecce) e Casa di Cura Fabia Mater (Roma).
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