Palmariggi. I giudici romani accolgono il ricorso del ministero. Ma per un impianto bocciato, un altro, ben più grosso, va avanti
PALMARIGGI – L’impianto eolico da tre aerogeneratori di 67 metri previsto al confine tra Palmariggi e Giurdignano non si farà. Lo ha disposto il Consiglio di Stato che ha riconosciuto al progetto un “impatto ambientale evidente” che ha dato ragione al Ministero per i Beni culturali supportato (ad adiuvandum) da Italia nostra nel ricorso contro la sentenza del Tar di Lecce che, invece, aveva accolto le ragioni della società titolare del progetto, la Spes Srl. La questione risale al 2005, a quando (11 aprile), cioè, in conferenza dei servizi convocata presso la Regione Puglia, la Soprintendenza espresse parere negativo al progetto, determinando in tal modo l’esito negativo della conferenza. Il dissenso manifestato dalla Soprintendenza, confluito nella determinazione negativa, era motivato dal contrasto del progetto con gli indirizzi di tutela contemplati dalle norme tecniche di attuazione del piano urbanistico territoriale tematico “paesaggio” (P.u.t.t./p) della Regione Puglia, che per gli ambiti territoriali estesi di valore (paesaggistico) rilevante “B”, quale l’area di ubicazione dell’impianto in esame, consentiva esclusivamente interventi volti alla conservazione e valorizzazione dell’assetto attuale e correlative trasformazioni del territorio improntate alla massima tutela. Contro la posizione della Soprintendenza, la Spes aveva presentato ricorso al Tar, vincendolo, in quanto, secondo i giudici amministrativi il “P.u.t.t./p non include, tra gli indirizzi di tutela che riguardano gli ambiti territoriali di valore rilevante B, la prescrizione di assoluta non insediabilità di interenti, ma, al contrario, rende possibile la trasformazione del territorio sebbene con la massima cautela realizzativa (…)”. In sostanza il Putt non vieta a priori gli impianti eolici come quello previsto a Palmariggi, ma li consente seppur con la massima cautela. Non la pensano così i giudici romani; infatti il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza del Tar affermando la fondatezza dell'appello della Soprintendenza e di conseguenza del ricorso del Ministero, in quanto, si legge nella sentenza, “il dissenso della Soprintendenza in seno alla conferenza è basato su una corretta lettura delle prescrizioni del P.u.t.t./p della Regione Puglia e su una condivisibile valutazione di prevalenza dell’esigenza di tutela dell’assetto ambientale e paesistico connotante il sito interessato dall’impianto. Un punto per l’ambiente, dunque. Anche se, a pochi passi dal sito dove era previsto quest’impianto, ne sorgerà uno che ormai ha ottenuto tutte le autorizzazioni del caso. Sorgerà sulla collina dove riposano i fanciulli e le ninfe. Lì le torri previste sono 20 e sono alte 125 metri l’una.
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