LA STORIA DELLA DOMENICA. Lecce. Alfredo Foresta, architetto ed imprenditore: “Progetto con responsabilità per l’ambiente, le future generazioni ed il mercato”
LECCE – E’ un architetto ma è anche un filosofo. Ed in effetti è la filosofia nuova del costruire che vuole comunicare. Che si basa non sul concetto di bello, che “oggi non ce lo possiamo permettere”, ma su quello di buono. Perché sul buono bisogna puntare, se tutto intorno c’è la crisi, e se chi progetta e realizza gli edifici ha, dunque, una responsabilità maggiore. Ma costruire bene si può, scegliendo i materiali, puntando al rispetto dell’ambiente ed al risparmio energetico con poche accortezze che per il progettista devono diventare un obbligo morale. “Perché – dice lui – il bello non ha senso se non è coniugato al buono; e l’estetico perde valore senza l’etico”. Alfredo Foresta, architetto e costruttore del Gruppo Foresta, a 40 anni non vuole dare consigli. Lui fa. E intanto si augura di suscitare interesse e magari anche quel senso di emulazione positiva che poi fa girare le cose per il verso giusto. I premi non gli interessano più di tanto, dice; eppure li vince – come quello che gli è stato consegnato venerdì al Castello Carlo V di Lecce – proprio per il modo coscienzioso con cui progetta le sue architetture. Quando parla di “interesse”, si riferisce a quella comunione di intenti che si sviluppa e che crea belle cose. Buone, soprattutto. Perché pensare al risparmio energetico ed alla qualità dei materiali non significa disegnare brutti edifici. Ed infatti l’edificio “casa a ballatoio”, progettato dal Gruppo Foresta, è il primo edificio realizzato a Lecce ad aver usufruito del 10% della cubatura in più rispetto a quella massima consentita. Ciò è stato possibile in quanto ha superato il livello 3 di sostenibilità regolamentato dal Protocollo Itaca Puglia e disciplinato in base alle norme per l’abitale sostenibile, dalla legge 13/08 della Regione Puglia. E’ un edificio degno di nota perché sa coniugare qualità architettonica e prestazioni energetiche mediante soluzioni costruttive innovative e l’uso delle fonti rinnovabili. E poi è anche bello.

Sorge in via Bonifacio 25, una zona che si va sempre più riempiendo di giovani, e si inserisce alla perfezione nel contesto giovanile, prevedendo un gioco di pieni e di vuoti ed una alternanza di luce e di ombra molto innovativi. Ma anche ancorati alla tradizione. Perché ricordano le vecchie corti salentine, i cortili di tutti su cui si affacciavano le singole dimore. In cui gli spazi comuni si intrecciavano con quelli privati. A due passi c’era il paese, appena fuori la porta, ma dall’interno di quel piccolo mondo a parte non si avvertiva nemmeno. La casa ballatoio è composta di sei appartamenti più due (realizzati grazie all’aumento della cubatura); tutti già venduti. “Dietro quei sei appartamenti – dice l’architetto – ci sono altrettante famiglie che hanno aperto un mutuo per poterseli comprare. Ho il dovere di usare coscienza nel progettare”. Coscienza, ci spiega, verso l’ambiente, verso le future generazioni e verso il mercato. “La necessità oggi è ridimensionare il tanto che facciamo per realizzare meno ma meglio. Alla fine i risultati ci sono anche dal punto di vista economico. Lo dico nella doppia veste di progettista e di imprenditore. Oggi non è possibile isolarsi e non contribuire alla progettazione delle trasformazioni della propria città. La politica, intesa come partecipazione alla cosa di tutti, è la più bella delle occupazioni”. // Il progetto La “casa a ballatoio” sorge su un terreno lungo e stretto, risultato della demolizione di una abitazione ad un piano con giardino retrostante. Il suo progetto innovativo nasce in considerazione della strana geometria del lotto, di una esasperata forma rettangolare di 12×44 metri, con accesso su un solo lato corto.

Il progetto inquadra uno spazio racchiuso da due edifici, sottratto all’uso degli estranei, e ne determina una corte posta ad una quota ribassata, rispetto al piano stradale, su cui si affacciano quattro livelli. Il pavimento della corte, scandito dal ritmo dei pilastri circolari dei quattro posti auto, è sollevato dal piano di scavo di circa 1,50 metri; la fondazione presenta una sezione “ad impluvium” (sistema di captazione e di magazzinaggio di acque di pioggia) con al centro una cisterna scavata nella roccia che serve una seconda rete idrica, non potabile, destinata ad alimentare gli scarichi dei bagni e le lavatrici. Le abitazioni del piano terra si sviluppano su due livelli e racchiudono piccoli giardini ipogei. Le abitazioni ai piani superiori (due appartamenti per piano) sono collegati orizzontalmente da lunghi ballatoi e verticalmente da una scala elicoidale e da un ascensore.

Le facciate sono caratterizzate da finestre ad archi e da numerose bucature ritmate nei pannelli in lamiera.

Questo sistema, oltre ad assicurare una maggiore riservatezza ai balconi, favorisce il benessere termo-igrometrico interno alle abitazioni attraverso una ventilazione naturale che consente di mantenere un elevato grado di salubrità dell’aria; al contempo minimizza consumi energetici per la climatizzazione garantendo un migliore isolamento acustico.
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