Lecce. La proposta di Carlo Salvemini per venire incontro alle donne nel difficile compito di coniugare l’essere madre con la voglia, ed il bisogno, di lavorare
Di Carlo Salvemini* LECCE – La nascita di un figlio comporta profondi cambiamenti nell’organizzazione della vita familiare e lavorativa dei genitori. Secondo l’Istat, infatti, dopo la nascita del figlio più piccolo 4 donne su 10 interrompono il lavoro per prendersi cura dei figli. Inoltre, sempre secondo Istat, il congedo parentale è uno strumento fruito ancora prevalentemente dalle madri. I genitori che non fruiscono del congedo facoltativo per maternità/ paternità sono tanti: si tratta di 2 milioni 754 mila padri occupati e di 1 milione 18 mila madri occupate. In base al rapporto OCSE 2010 tra tutti i paesi l’Italia si colloca al 25° posto per grado di conciliazione vita-lavoro. Secondo la campagna Sbilanciamoci! la Puglia si colloca poi all’ultimo posto in Italia per le pari opportunità. In questo indicatore rientrano le variabili: numero consultori, partecipazione femminile al mercato del lavoro e numero di Asili nido. Analizzando i dati relativi ai posti in Asilo nido emerge come la Puglia, con 5 posti per 100 bambini in età 0-2 anni, sia ben distante dall’obiettivo previsto nella Strategia di Lisbona, che individua una copertura di 33 posti per 100 bambini in età 0-2 entro il 2010. Enorme, tuttavia, è stato lo sforzo profuso da parte dell’Amministrazione regionale e dal suo Assessorato al Welfare in particolare, in questi anni, proprio nel tentativo di colmare il gap rispetto alle regioni del nord Italia. Tutte le politiche rivolte alle famiglie in Puglia risultano di grande rilievo innovativo e sono riconosciute come tali nel panorama nazionale ed europeo. Solo per citare alcuni esempi: – tra il 2009 e il 2011 sono stati attivati oltre 90 cantieri per asili nido e centri ludici per la prima infanzia, per un investimento totale di 57 milioni di euro, tutti in corso di realizzazione; – è in corso di realizzazione il Catalogo servizi per l’infanzia per sostenere la domanda di servizi per la prima infanzia rivolti alla conciliazione vita-lavoro; – sono stati attivati i Centri risorse famiglie a carattere provinciale; – è stata implementata la platea dei beneficiari dell’assegno di Prima dote: ora ne possono fruire circa 6.300 nuclei familiari in tutta la Puglia; – è stato istituito il fondo per la flessibilità per finanziare contributi che vanno ad integrare il reddito dei lavoratori che ricorrono a forme di flessibilità nel lavoro, quali il part-time, il congedo parentale; – sono stati attivati i Patti sociali di genere, accordi territoriali fra istituzioni, imprese private, organizzazioni sindacali e imprenditoriali, sistema scolastico per promuovere la sperimentazione di formule di organizzazione del lavoro orientate alla conciliazione vita – lavoro e all’equa distribuzione del lavoro di cura tra i sessi. E molto altro ancora. Nonostante questi evidenti e meritori sforzi di promuovere politiche familiari innovative la situazione nella nostra città è veramente drammatica. Secondo la Relazione sociale di Ambito territoriale, pubblicata sul sito del Comune di Lecce, le famiglie leccesi al 31.12.2010 risultano essere 43.417, con un numero medio di componenti per nucleo familiare di 2,18 e con figli minori 0-3 anni (al 01.01.2010) pari a 3.033. Tuttavia, a fronte di tanta numerosità (in tutto l’Ambito territoriale i bambini 0-3 anni sono 6.340), leggiamo nella Relazione sociale presentata nel giugno 2011, che il servizio Asilo nido è presente in soli 3 comuni su 10 e registra un tasso di lista d’attesa pari al 41% dei richiedenti. Peraltro, con un costo medio mensile che va dai 583 euro ai 641 euro. Una situazione che richiede interventi immediati che possano servire anche a qualificare, nel breve termine, gli investimenti che l’Amministrazione regionale ha compiuto negli ultimi anni. Tra le buone pratiche messe in cantiere in varie città italiane quella dell’attivazione di Asili nido familiari: un felice compromesso tra cantierabilità immediata dell’iniziativa, costi di gestione e profitti per l’intera comunità locale. Di cosa si tratta? Di una struttura alternativa all’Asilo nido, con un numero variabile di bambini in base allo spazio di cui si dispone, all’interno di una civile abitazione, in cui sia presente almeno una figura di educatore, che provvede alla elaborazione di un progetto educativo e alla condivisione dello stesso con i genitori. L’obiettivo è quello di aiutare i genitori a rendere compatibili gli impegni lavorativi con il ruolo genitoriale, offrendo alle famiglie che non possono usufruire dell'asilo nido, un concreto aiuto nell'assistenza ai figli. L'Asilo nido familiare in genere è condotto da una mamma, che apre la propria casa ad altri bambini e viene supportata da un educatore per il periodo concordato. Sono molte le associazioni in Italia che aiutano le famiglie a entrare nella “rete” degli Asili Nido Famiglia, fornendo una piena assistenza ai partecipanti, garantendo la disponibilità di un educatore nella fascia oraria del mattino, di un educatore di supporto nella fascia più impegnativa e, in alcuni casi, del personale dedicato alla pulizia degli ambienti. Non sono poche le Regioni in Italia che si sono dotate di questo servizio, in alcuni casi regolamentandolo. Solo per citarne alcune: Lombardia, Veneto, Piemonte, Lazio, Toscana, Liguria, Emilia Romagna, Abruzzo, Campania, Sardegna e Sicilia. Insomma, accanto alle buone pratiche regionali pugliesi, quella dell’Asilo Nido Famiglia, ci sembra essere un’ottima opportunità: risponde ad un bisogno sociale diffuso, il potenziamento dei servizi di assistenza alla prima infanzia; agevola la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; attiva opportunità di lavoro soprattutto tra le donne, ponendosi come strumento per la crescita dei tassi di occupazione femminile; rafforza un senso comunitario dal forte significato: mamme che aiutano altre mamme a poter lavorare prendendosi cura dei loro figli. Un’opportunità praticabile anche con gli strumenti normativi di cui ci ha dotati la Regione Puglia: infatti l’articolo 101 del Regolamento regionale 4/2007, attuativo della Legge regionale sui servizi sociali (19/2006), consente l’attivazione di servizi socio educativi ed innovativi per la prima infanzia. Il messaggio che intendiamo lanciare è quindi semplice: attiviamoci per realizzarli anche nella nostra città; promuoviamolo nei comuni dell’ambito. E se gli attuali amministratori non intendo raccogliere il suggerimento allora ci penseremo noi! *candidato
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