Emiliano e il twitter compulsivo

Bari. L’uso dei social network per la comunicazione politica trascende l’obbligo della trasparenza. E ha effetti collaterali se usato come gli adolescenti

BARI – Il decreto lacrime e sangue ribattezzato dallo stesso Monti “decreto salva Italia” è stato illustrato punto per punto e in tempo reale dal sindaco di Bari Michele Emiliano con 9 ore di anticipo rispetto alla conferenza stampa ufficiale del Governo. Nel corso della riunione in cui il presidente del Consiglio ha illustrato la manovra ai rappresentanti degli enti locali, Emiliano ha twittato per tutto il tempo, scrivendo anche a distanza di 5 minuti l’uno dall’altro messaggi degni di un cronista Ansa. Ha anche fatto un vero e proprio scoop, dando la notizia dell’aumento dell’iva del 2%. Un vero e proprio esempio di citizen journalism fatto da un cittadino d’eccezione, quindi una fonte autorevole. Chi lo legge crede che quello che scrive è vero, perché è Emiliano, quindi non si può permettere né si sbagliare né di scrivere commenti fuori le righe. Però poi Emiliano di fronte alle reazioni polemiche, soprattutto sui suoi commenti, relativi all’arrivo in ritardo di tre quarti d’ora di Monti e al ciacolare di Vendola con Burlando, dichiara che scriveva sovrappensiero, “non me ne rendevo conto, lo faccio sempre durante le riunioni, i consigli comunali. Mi sono spaventato di quello che avevo innescato”. Una dichiarazione degna di un ragazzino che cazzeggia in classe di nascosto con twitter mentre il professore spiega. Peccato, eravamo convinti che Emiliano avesse competenza dello strumento social network e che lo padroneggiasse con la consapevolezza della potenza e degli inevitabili effetti collaterali. Qualche settimana fa si era spinto a dichiarare che: “I miei assessori dovranno trascorrere almeno un'ora al giorno su Facebook. Se non lo usano non possono far parte della mia giunta”, annunciando una delibera ad hoc per costringere la Giunta a facebookare. Va bene la trasparenza, per garantire la quale ci sono ben altri mezzi, ma il gossip politico sancito in un’ordinanza sindacale non l’avevamo ancora visto. E a guardare i risultati, ci sono occasioni in cui è meglio star zitti.

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