Processo Scazzi. Giangrande: ‘Taranto è il foro dell’ingiustizia’

Taranto. Casi risolti con lentezza ed errori giudiziari. Il presidente dell’associazione Contro tutte le mafie analizza il 'curriculum' del Tribunale tarantino

Di Antonio Giangrande* Direttore, vorrei commentare, se permette, quanto sta avvenendo a Taranto nel caso del delitto di Sarah Scazzi. Lo faccio in virtù del fatto che, da avetranese e tarantino e per il ruolo che io svolgo, bene conosco la vicenda e bene conosco i fatti che succedono a Taranto, tanto da aver scritto un libro su Sarah Scazzi e un libro su Taranto. Libri da leggere sul web ed aggiornati periodicamente. Pur conoscendo bene la vicenda Scazzi, avendola approfondita in testi ed in video, laddove non lo ha fatto certa stampa che dà del “tu” ai magistrati tarantini, abbarbicati dietro le porte dei loro uffici, di ciò vorrei parlarne in modo oggettivo. Quando si parla di vicende giudiziarie, non bisogna mai dimenticare che il Foro di Taranto da me è definito “il foro dell’ingiustizia”. Il Foro di Taranto è quello della vicenda di Martino Scialpi, che da 30 anni aspetta che gli venga riconosciuta la vincita del 13 al Totocalcio, per la quale a luglio 2010 la procura di Potenza aprì un fascicolo di indagine sui magistrati di Taranto, che nell’arco di oltre vent’anni si sono occupati della questione. Il Foro di Taranto è quello del caso di Carmela Cirella che volava via, dal settimo piano di un palazzo a Taranto, dopo aver subito violenze ed abusi, ma soprattutto dopo essere stata tradita proprio da quelle istituzioni a cui si era rivolta per denunciare e chiedere aiuto. Il Foro di Taranto è quello del caso Sebai, il killer delle vecchiette, per il quale Faiuolo, Orlandi, Nardelli, Tinelli, Montemurro, Donvito sono stati condannati, nonostante altri testimoniano la loro colpevolezza. Donvito aveva sempre proclamato, inutilmente, la propria innocenza e si è determinato a togliersi la vita non potendo più reggere il peso di una ingiusta detenzione. Il Foro di Taranto è quello che ha condannato da innocente Domenico Morrone a più di 15 anni di carcere. Il Foro di Taranto è quello che ha condannato da innocenti per il caso “Strage della Barberia” Giovanni Pedone, Massimiliano Caforio, Francesco Aiello e Cosimo Bello tra gli 11 e i 30 anni. Il Foro di Taranto è quello che ha condannato senza processo 292 braccianti agricoli. Non dimentichiamoci poi che il Foro di Taranto – e colpevolmente la stampa omertosamente tace – è quello che, come molti ricorderanno, arrestò il compianto on. Pietro Franzoso. L’on. Franzoso, tarantino, all'epoca non ancora deputato, ma assessore regionale ai trasporti della Giunta Fitto, a dicembre del 2004 fu arrestato da innocente come un malfattore, rinchiuso in cella per una settimana, accusato di voto di scambio che avrebbe ottenuto attraverso la concessione di non precisati favori a una cosca mafiosa. Il Foro di Taranto poi è anche quello dove un fallimento può durare anche mezzo secolo. Il Foro di Taranto è anche quello con il rapporto denunce-condanne pari all’11%. Il Foro di Taranto è quello dei magistrati arrestati. Il Foro di Taranto è anche quello che ha disposto il sequestro preventivo d’urgenza del sito web di informazione ed inchieste dell’associazione Contro Tutte le Mafie. Il sito web oscurato pubblicava, tra le migliaia d’inchieste attinte dai maggiori organi d’informazione, anche quelle attinenti il Foro di Taranto. Il Foro di Taranto è quello che presso la Sezione distaccata del Tribunale Manduria, il 1° dicembre 2011, procederà alle udienze dibattimentali per tre distinti processi a carico di Antonio Giangrande, presidente dell’associazione Contro Tutte le Mafie, per il reato contestato di “diffamazione a mezzo stampa”. Ossia aver pubblicato inchieste attinenti il Foro di Taranto. Sarebbe buona cosa che la stampa seguisse i processi in cui il giudice ricusato si è astenuto, con la conseguenza che gli avvocati hanno pur loro abbandonato la difesa. Processi che potrebbero riguardare tutti i giornalisti, se solo facessero identico approfondimento dei fatti. Quindi quando si parla del caso Sarah Scazzi, bisognerebbe non dimenticarsi, nei servizi e negli articoli, che nella circostanza ci troviamo di fronte a delle persone che, come i magistrati di Taranto, non sono infallibili od unti dal signore, ed ovviamente ci troviamo di fronte a persone come Sabrina Misseri, che hanno già scontato più di un anno di carcere, senza che vi sia alcuna condanna. Considerazione fatta a prescindere dall’esito finale, che stando allo stato delle carte avrà una stesura differente presso la Cassazione rispetto all’esito della Corte d’assise di Taranto e della relativa Corte d’Appello. Annunciai mesi prima il rigetto dell’istanza di rimessione dei processi ad altro Foro presentata dall’avv. Coppi, per il quale ho presentato ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani per la sistematica disapplicazione di una norma giuridica, oggi, conoscendo bene i magistrati di Taranto, inquirenti-requirenti e giudicanti, posso profetizzare la condanna per gli imputati, in 1° e 2° grado, con assoluzione in Cassazione. C’è da constatare altresì la circostanza del “tutti dentro”, ossia chi si oppone od intralcia la tesi accusatoria, paga fio. Lo sanno bene gli avvocati, i consulenti, i testimoni. In questa sede non è mio compito criticare forme e tempi delle indagini. Coppi avrà modo di farlo nei modi e nei luoghi opportuni, tanto più che ha molto da insegnare a Taranto, anche nel saper porsi nei rapporti con i magistrati, con rispetto, ma senza sudditanza. Inoltre oggi, oltre ad avere in carcere presunte innocenti, ci troviamo di fronte al paradosso che in carcere vi sono chi si dichiara innocente (Sabrina Misseri e Cosima Serrano) e libero è chi si dichiara colpevole (Michele Misseri). E questo fatto la gente, non solo di Avetrana, poco lo capisce. Invito anche la stampa a non valutare le prove prodotte nella fase delle indagini preliminari e nell’udienza preliminare conformemente con gli occhi dei pm. Per esempio, quando si traduce una conversazione intercettata a strascico, ad essa si deve dare nella traduzione un senso consono al tempo, al luogo, alla volontà ed allo status sociale di chi parla e non solo all’interesse di chi ascolta. Questo per non dare interpretazioni non realistiche, ma foriere di conseguenze interpretative fuorvianti e dannose . Oltremodo i magistrati sono di Sava (Buccoliero) e Torricella (Argentino), a pochi km da Avetrana, quindi il dialetto è identico, salentino e non tarantino, ma spesso si riscontrano valutazioni differenti delle parole dette. Quanto successo a Mohamed Fikri nel caso di Yara Gambirasio dovrebbe fare scuola. L’invito alla stampa a non conformarsi è per non far passare i giornalisti come altri ad essere semplici passacarte. “Non vorrei che dietro tutto ciò vi sia l'idea che il gip o il gup debbano continuare ad essere i passacarte del pubblico ministero o in ogni caso coloro che poi alla fine rinvieranno al giudice del dibattimento l'esame approfondito della vicenda processuale perché non hanno la necessaria esperienza, perché non conservano più la memoria storica di ciò che é avvenuto e perché sono da considerare quasi dei giudici di serie B”. Questo ha detto il senatore e magistrato e componente della Commissione Giustizia ed Antimafia Roberto Centaro al Senato Legislatura 13º (Resoconto stenografico della seduta n. 683 del 5 ottobre 1999 in riferimento alla discussione sui disegni di legge di modifica del Codice di procedura penale”. E se lo dicono loro, c’è da credere. *presidente associazione Contro tutte le mafie

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