Casilli non si candida e divide il PD

L'incontro delle Officine Cantelmo sancisce una profonda diversità di vedute all'interno del PD. Casilli si chiama fuori lasciando l'attesa di un nome

Chi stasera si aspettava l'ufficializzazione della candidatura di Cosimo Casilli alle primarie per le prossime elezioni amministrative leccesi è rimasto a bocca asciutta. Casilli rinuncia; almeno per il momento. In compenso, toglie il velo da una situazione interna al Partito Democratico che sembra di difficile soluzione. Il partito, nonostante le numerose presenze alle Officine Cantelmo – da Umberto Uccella a Fabrizio Marra, da Sergio Ventura ad Alberto Maritati – è apparso quanto mai diviso. I numerosi interventi che si sono susseguiti, prima di lasciare spazio a quello finale di Casilli, non hanno fatto altro che evidenziare i limiti di uno schieramento ormai disgregato, privo di quell'affiatamento e di quell'entusiasmo che occorrerebbero in un momento delicato come questo. Neanche l'inattesa presenza di Lorenzo Ria è riuscita a rendere la serata meno amara. Le idee, snocciolate con impellenza dagli autorevoli esponenti del PD locale, non trovano un percorso comune. Anzi, a momenti si contrappongono in maniera così evidente da rendere difficile, a chi ascolta, pensare che si tratti di gente con la stessa tessera di partito. La piega della serata si è intuita da subito; Umberto Uccella, componente della direzione provinciale del PD di Lecce, nel discorso inaugurale, ha espresso tutti i suoi dubbi sullo strumento “primarie”, per poi aprire possibilità d'intesa con UDC e Movimento Regione Salento; a quel punto, in sala, il dissenso era già palpabile. D'altro canto, Sandro De Matteis, vice segretario del PD leccese, ha dichiarato con fermezza: “i candidati moderati a tutti i costi alimentano l'astensione. Se si punta sui moderati, si perde ovunque”. Questo lo specchio del confronto. Quando Sergio Ventura, responsabile provinciale Trasporti e Mobilità del Partito Democratico, insisteva sul “modo diverso di fare politica”, qualcuno, tra gli spettatori, sussurrava: “sì, diverso l'uno dall'altro”. Battuta cinica, ma fedele all'immagine che il PD ha dato di sé. Da par suo, Cosimo Casilli – l'uomo più atteso della giornata – ha chiuso l'incontro con un intervento che appariva, già dopo poche batutte, carico di acredine. In un discorso a tratti poco leggibile, ha esordito parlando di Beppe Grillo come simbolo dell'anti-politica. Dopo qualche minuto speso a ricordare quanto sia importante l'etica per chi di mestiere fa l'amministratore pubblico, si è infervorato sull'assenza del suo partito nella commemorazione della strage di Utoya. Sfogo seguito da un elogio nei confronti della raccolta differenziata di rifiuti. Casilli ha dato l'impressione di voler creare un grosso preambolo – spesso senza un vero filo logico – al nocciolo della questione, arrivato poi puntuale alla chiusura del suo intervento. “Le primarie sono importanti – ha detto il dirigente nazionale del PD – se le persone che si candidano provengono da culture e storie diverse. Eppure, da subito, all'interno del partito, mi hanno fatto capire che non cercavano uomini di esperienza. Si è fatto il nome di Loredana Capone. Qualora queste voci corrispondessero a verità, la incoraggerei ad un esperimento di questo tipo; ma allo stesso tempo penso all'importante incarico che la Capone ricopre in Regione. Il presidente Vendola si è posto questo problema? Se Loredana Capone vuole candidarsi, deve dirlo subito o quanto prima smentisca queste voci”. E prima di augurare buona fortuna a chi gareggerà per aggiudicarsi le primarie, ha aggiunto: “Credo che un candidato debba essere incitato dai propri compagni politici. Quando personalmente ho avanzato la proposta di candidarmi, in cambio, ho ricevuto insulti”. Cosimo Casilli da questa sera si sentirà senz'altro più leggero, ma lascia scoperto il fianco di un PD che, per quanto si affanni a guardarsi attorno per allargare le sue alleanze, è sempre più in alto mare.

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