La donna nei media. Proposta di legge Lisi

Affissione pubblica di manifesti, le trasmissioni e gli spot tv, l’impatto del marketing nella parità uomo-donna: sono i punti toccati dai tre articoli

Imporre un’inversione di tendenza rispetto al modo diseducativo con cui la totalità dei mezzi di informazione tratta, al giorno d’oggi, la figura della donna. E’ la necessità che si avverte in questo periodo, quando serve “incidere – come ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – sulla cultura diffusa, sulla concezione del ruolo della donna, sugli equilibri persistenti e capillari nella relazione tra i generi, su un’immagine consumistica che la riduce da soggetto a oggetto, propiziando comportamenti aggressivi che arrivano fino al delitto”. Sulla stessa lunghezza d’onda è il deputato salentino del Pdl Ugo Lisi, il quale riconosce di avere il dovere, in quanto rappresentante delle istituzioni, di garantire che i media assumano comportamenti rispettosi della figura femminile. “Un primo segnale positivo – ha detto Lisi – è giunto da parte del Governo con la firma di un protocollo d’intesa tra il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna e l’Istituto di Autodisciplina pubblicitaria, finalizzato a rendere più efficace la collaborazione nel controllo e nel ritiro di pubblicità che svilisce l’immagine della donna. Tuttavia – ha aggiunto il deputato – il percorso da intraprendere, anche alla base delle indicazione provenienti a livello europeo, è ancora lungo e richiede un intervento deciso sul piano legislativo”. Per questo, Lisi, insieme alla collega Giulia Cosenza, ha presentato una proposta di legge in tre articoli. Il primo tratta le normative inerenti l’affissione pubblica, obbligando i Comuni a inserire specifici divieti nel proprio regolamento sulla cartellonistica stradale. Il secondo interviene sul versante televisivo, sia per quel che riguarda le trasmissioni che gli spot pubblicitari. Il terzo prevede l’attuazione della risoluzione del Parlamento europeo 2008 nr. 2038 (rimasta finora inapplicata in Italia) riguardante l’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra uomo e donna. “Dare un segnale in questo senso – ha concluso il parlamentare – è un atto dovuto per evitare, innanzitutto, che i giovani ricevano messaggi discriminatori e fuorvianti e per fare sì che non si perpetuino stereotipi non veritieri che costituiscono modelli sbagliati di riferimento”.

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