Aqp. Pugliese al 100%

Bari. Completato il trasferimento in favore della Regione Puglia delle azioni, il 12,78%, detenute dalla Regione Basilicata. L’operazione è costata 12.200.000 euro

BARI – La proprietà di Acquedotto Pugliese è detenuta completamente dalla Regione Puglia. Lo ha annunciato lo scorso venerdì l’assessore regionale alle Opere pubbliche e Protezione civile Fabiano Amati dopo il trasferimento in favore della Regione Puglia delle azioni detenute dalla Regione Basilicata. Le azioni, pari al 12,78 %, sono state trasferite dal presidente della Giunta lucana Vito De Filippo, contro un corrispettivo di 12.200.000 euro. “Il trasferimento delle azioni – ha detto Amati – compie una parte di storia che alla fine dell’800 pareva ai più un miraggio, condito dall’incredulità che accompagna le grandi idee, scatenatasi a più riprese nei confronti di tante illuminate personalità della nostra storia, che nonostante tutto ci credettero e riuscirono. Oggi si può forse dire che il popolo pugliese non fu incredulo, né ingiusto. Si manifestò semplicemente disilluso perché tante volte la promessa era stata mancata e il prezzo pagato era sempre la malattia e la morte. La proprietà totalitaria di Acquedotto pugliese compie la storia – ha continuato Amati – perché completa la trasformazione della disgrazia della sete nella grazia di un’opera idraulica tra le più importanti ed imponenti del mondo, costruita per distribuire l’acqua che captiamo da molto lontano e grazie alle generosità mai revocata del popolo campano e lucano, e quanto a quest’ultimo mi piace pensare alla lunga storia di proficua condivisione che sintetizzo nel ringraziamento sentito al suo presidente Vito De Filippo. La buona sorte che oggi m’incrocia, consentendomi la competenza funzionale nel fare questo annuncio, mi induce a restituire a chi spetta il merito e ringraziamento: al Consiglio regionale pugliese per aver autorizzato l’acquisto, al presidente Nichi Vendola per aver tenacemente perseguito l’intento, al collega Michele Pelillo per aver offerto la condivisione, la fiducia e l’assistenza straordinaria del personale dei servizi finanziari e al personale del servizio risorse naturali per aver cullato con me ogni giorno l’idea che tutto potesse avvenire per bene ed al più presto”. 16/06/2011 Aqp pubblico. ‘Ma il testo approvato non è l’originale’ BARI – Il testo sulla ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese portato in Consiglio regionale e successivamente approvato non sarebbe stato quello originario, scaturito dal tavolo tecnico congiunto fra Governo regionale e Comitato Pugliese – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. E’ il comitato pugliese “Acqua bene comune” a renderlo noto. In sede di discussione in Consiglio, agli emendamenti proposti dall’assessore Amati (e approvati dalle Commissioni competenti) se ne sono infatti aggiunti altri presentati grazie alla tempestiva mobilitazione realizzata dal “popolo dell’acqua” di tutto il Paese. Ecco i punti principali approvati in Consiglio: ­- il riferimento al 23-bis è stato eliminato. Operazione giuridicamente dovuta in seguito all’esito del referendum; ­- l’articolo che faceva riferimento alla possibilità di gestire attraverso società miste le “attività strettamente connesse” alla gestione del SII è stato ulteriormente emendato a seguito della mobilitazione. La nuova formulazione non fa più riferimento alle “attività strettamente connesse” (come appreso in sede di Consiglio) bensì alle attività “diverse dal servizio idrico integrato ma da esso rivenienti”. Questo significherebbe che il ricorso eventuale a società di capitale non dovrebbe riguardare le attività di potabilizzazione, depurazione e distribuzione idrica; ­l’erogazione gratuita del minimo vitale resta legata esclusivamente all’avanzo netto annuale di gestione”. Questo secondo il comitato “non è accettabile se si vuole garantire realmente il diritto all’acqua potabile, affinché non sia solo una mera dichiarazione di principio”; – l’articolo che faceva riferimento all’amministratore unico nominato e revocato dal presidente della Regione sentita la Giunta è rimasto invariato nonostante la proposta di un ulteriore emendamento che stabilisse la scelta del dirigente attraverso concorso pubblico. “Si prende atto – commentato dal Comitato – che anche questa proposta non ha trovato accoglimento nell’articolato della norma, lasciando ancora una volta la scelta in capo esclusivamente al Presidente della Regione e, quindi, a una forte influenza di carattere politico-partitico”. “Non si potrà parlare di Acquedotto pugliese pubblico – aggiunge la nota del Comitato – fin quando rimarrà una società per azioni non in grado, fra l’altro, di garantire l’erogazione gratuita del minimo vitale e, quindi, il diritto all’accesso all’acqua potabile”. 15 giugno 2011 Aqp pubblico. L’ok del Consiglio BARI – L'Acquedotto pugliese torna ad essere pubblico. L’ok è arrivato ieri dal Consiglio regionale che ha approvato il disegno di legge “Governo e gestione del servizio idrico integrato – costituzione dell’azienda pubblica regionale Acquedotto pugliese”. Hanno votato favorevolmente 37 consiglieri (la maggioranza di centrosinistra e Mep moderati e popolari) mentre i contrari sono stati 24 (il centrodestra e l’Udc). Aqp dunque da società per azioni (la maggioranza, l’87%, è della Regione Puglia; il 13% è della Basilicata) diventa ente pubblico. “Siamo i primi in Italia che legiferano sulla gestione pubblica del servizio idrico, dopo la consultazione referendaria – ha commentato l'assessore regionale alle Opere pubbliche e Protezione civile Fabiano Amati -. Queste sono battaglie che valgono una vita politica e spero che il mio impegno possa aver posto in evidenza il tentativo di onorare la carica che ogni giorno esercito. Vorrei richiamare all'orgoglio questo consiglio regionale perché consumiamo oggi una giornata storica. Approvando questa legge, infatti, riportiamo in Puglia la proprietà totalitaria di Acquedotto pugliese, per il quale in tanti hanno combattuto, perdendo in alcuni casi anche la vita. Con l'acquisizione delle quote della regione Basilicata si chiude il cerchio di un'operazione storica che ha avuto inizio nel 2004”. // La legge approvata La legge approvata prevede l'affidamento del servizio idrico integrato in Puglia ad un'azienda pubblica regionale, che ha l'obbligo di reinvestire l'80% degli avanzi netti di gestione nelle attività migliorative dello stesso servizio. Per garantire a tutti i cittadini pugliesi la disponibilità e l'accesso all'acqua potabile come diritti inviolabili e inalienabili della persona umana, nei limiti degli stessi avanzi di gestione, si prevede l'alimentazione di un fondo per garantire il diritto all'acqua a tutti i cittadini pugliesi; è prevista dunque l'erogazione gratuita di un quantitativo di risorsa idrica, che avverrà secondo principi che terranno conto delle fasce di consumo e del reddito. Lo statuto di AQP verrà approvato dalla Giunta e adottato dal Consiglio regionale. L'azienda pubblica AQP verrà gestita con criteri atti ad assicurare trasparenza e informazione nei confronti dei cittadini, prevedendo un organismo rappresentativo dei lavoratori, delle associazioni ambientaliste e dei consumatori, anche in rappresentanza dei comuni della Puglia. L'amministratore unico verrà nominato dal presidente della Regione, sentita la Giunta regionale, che sceglierà tra professionisti con comprovata esperienza, salvaguardando l'autonomia tra amministrazione e politica. La legge prevede inoltre la costituzione di società miste per la gestione di attività derivanti dal servizio idrico integrato, a patto però che gli utili derivanti dalle stesse siano reinvestiti nel servizio idrico integrato. // I conti in tasca ad Aqp In questo momento l'Acquedotto pugliese è in grado di vantare performance aziendali positive, con un utile che è passato da 500mila euro nel 2005 ad oltre 36 milioni del 2010, mentre gli investimenti hanno raggiunto quota 200 milioni di euro, a fronte di quelli del 2005 che ammontavano a 45 milioni. Aumentano gli investimenti a fronte di una diminuzione delle spese di consulenza, che si sono dimezzate dal 2005 ad oggi(4,8 milioni di euro nel 2001; 2,2 milioni di euro nel 2010), così come è nettamente diminuito il numero dei dirigenti (54 nel 2001; 33 nel 2010). Tutto questo senza considerare la “vicenda Bond”. Nel 2018 scadrà la concessione della gestione a favore di Acquedotto pugliese.

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