LECCE – Da sempre il Canale d’Otranto è crocevia di popoli e migranti, una porta sospesa tra Oriente e Occidente, di storie e destini che si incrociano. Dopo le grandi ondate migratorie degli anni Novanta, quando a migliaia giungevano sulle nostre coste dall’Albania, oggi la Puglia e il Salento sono tornati a essere terre di sbarchi e approdo di uomini e donne in cerca di un futuro migliore. Ad essere cambiata è la nazionalità dei profughi e le imbarcazioni utilizzate per i viaggi della speranza. Le carrette del mare, infatti, sono state quasi del tutto sostituite da gommoni (velocissimi e difficili da intercettare) e barche a vela. La nuova frontiera dell’immigrazione clandestina, infatti, utilizza i velieri come una sorta di cavallo di Troia in cui occultare il carico di merce umana e cercare di sfuggire ai controlli fingendosi una comune imbarcazione da turismo. Nell’ultimo caso i trafficanti di esseri umani hanno cercato di confondersi tra le decine di barche a vela che in queste ore solcano il tratto di mare che separa la nostra regione dalla Grecia per la XXVI Regata Internazionale Brindisi-Corfù, prova del Campionato nazionale di Vela d’Altura. Uno stratagemma che però non è sfuggito alla rete predisposta dagli uomini del Comando provinciale della guardia di finanza di Lecce, guidati dal colonnello Patrizio Vezzoli. Erano circa le 15 quando le unità delle fiamme gialle hanno intercettato, a circa dieci miglia dalla costa, un veliero sospetto. A insospettire i finanzieri è stata la linea di galleggiamento dell’imbarcazione, ben al di sotto della norma. La barca e vela, un veliero di 15 metri battente bandiera ellenica, dopo le verifiche di rito è stata dunque bloccata dai finanzieri e scortata fino al porto di Otranto, dove è arrivata poco dopo le 20.30. Stipati e nascosti a bordo, provati dal lungo viaggio, si trovavano 52 migranti di origine afghana e iraniana (tra loro 3 donne e 9 minori). Nel corso dell’operazione sono stati arrestati, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, i due presunti scafisti di nazionalità turca. I migranti, secondo il protocollo d’intesa, sono stati accompagnati nel centro Don Tonino Bello di Otranto. Ad occuparsi dei profughi, stremati dalla lunga traversata, la Croce rossa italiana e i medici del 118, che hanno rifocillato i migranti e prestato loro le prime cure mediche. Ad attenderli anche gli uomini della questura di Lecce, impegnati nell’identificazione e nei controlli dattiloscopici. In seguito sono stati smistati verso il Cara (centro accoglienza richiedenti asilo) o il Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Brindisi o Bari. Per i minori, invece, il futuro è quello di una casa famiglia. E’ giallo, invece, sulla sorte di un barcone con 75 migranti che sarebbe partito nella notte mercoledì e giovedì da un porto della Grecia, anche se non è escluso che si tratti proprio di quello intercettato dalle fiamme gialle e poi scortato fino a Otranto. A lanciare l’allarme sono state le stesse autorità greche che hanno segnalato ai colleghi italiani la presenza di un’imbarcazione a poche miglia dal limite delle acque territoriali italiane. Mercoledì notte gli uomini delle capitanerie sono anche riusciti a parlare con qualcuno a bordo dell’imbarcazione in possesso di un cellulare, ma successivamente non ci sono stati più contatti. I mezzi della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza e della Marina, coordinati dal Comando generale della Capitaneria di porto, hanno pattugliato per tutta la giornata l’area compresa tra Corfù, Santa Maria di Leuca e Crotone. Un piccolo esercito si è mosso dalla Puglia per cielo e per mare alla ricerca dell’imbarcazione che sembra essere svanita nel a. In particolare le ricerche sono state condotte da un elicottero, un aereo e un pattugliatore delle Capitanerie di Porto, e dai mezzi delle fiamme gialle: due Atr 42-400, un elicottero e una nave d’altura. Uno spiegamento di forze imponente che, però, non ha ancora dato alcun frutto. Le condizioni ottimali del mare nelle ultime 24 ore lasciano supporre che difficilmente ci possa essere stato un naufragio.
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