Paravita, perduta la concessione dell’acqua

 

Parabita. Non ha pagato il canone di concessione di 100 euro ad ettaro, pari ad 8.000 euro in totale per il 2010. La società per azioni perde il diritto ad imbottigliare e vendere l’acqua

Paravita, nel basso Salento, è sempre stata una certezza. Paravita è come dire ‘acqua’. E’ la fonte della Coltura di Parabita, la cui fontanina esterna allo stabilimento è a disposizione dei cittadini, ma i cui diritti all’imbottigliamento e i proventi derivanti dalla vendita sono della Paravita Spa. L’origine del diritto all’utilizzo della fonte risale a 32 anni fa, precisamente al 1979, quando la concessione viene data alla ditta Romano Luigi srl, poi trasferita alla Paravita Spa nel 1988. Tecnicamente si tratta di una “concessione mineraria” della sorgente di acqua minerale, che si estende su un terreno di 80 ettari. La concessione è stata poi rinnovata nel 1999 e fino al 2019, sempre alla Paravita Spa. Con legge regionale (n. 10 del 30.04.2009 art. 28) la Regione ha stabilito che il diritto annuo è determinato annualmente con delibera di Giunta regionale e che lo stesso deve essere corrisposto entro il 31 marzo, mentre in caso di conguaglio entro il 30 giugno; con delibera di Giunta poi, Vendola stabilisce che (Dgr n. 1314 del 3.6.2010) per l’anno 2010 il diritto annuo è fissato in euro 100 per ettaro e deve essere corrisposto entro il 30 giugno 2010. A quel punto, la Paravita non paga e la Regione, non avendo ricevuto risposta ai solleciti inviati per legge, con determinazione del dirigente del Servizio attività estrattive (determinazione n.44 del 16 maggio 2011), fa decadere la concessione. La determina precisa anche che tutte le opere realizzate su quegli 80 ettari devono rimanere allo stato dei fatti e vengono da subito affidate in custodia al titolare della ditta. Con la siccità in arrivo, che fine farà la fonte? La fontanina, sarà sempre a disposizione dei cittadini?

Sostieni il Tacco d’Italia!

Abbiamo bisogno dei nostri lettori per continuare a pubblicare le inchieste.

Le inchieste giornalistiche costano.
Occorre molto tempo per indagare, per crearsi una rete di fonti autorevoli, per verificare documenti e testimonianze, per scrivere e riscrivere gli articoli.
E quando si pubblica, si perdono inserzionisti invece che acquistarne e, troppo spesso, ci si deve difendere da querele temerarie e intimidazioni di ogni genere.
Per questo, cara lettrice, caro lettore, mi rivolgo a te e ti chiedo di sostenere il Tacco d’Italia!
Vogliamo continuare a offrire un’informazione indipendente che, ora più che mai, è necessaria come l’ossigeno. In questo periodo di crisi globale abbiamo infatti deciso di non retrocedere e di non sospendere la nostra attività di indagine, continuando a svolgere un servizio pubblico sicuramente scomodo ma necessario per il bene comune.

Grazie
Marilù Mastrogiovanni

SOSTIENICI ADESSO CON PAYPAL

------

O TRAMITE L'IBAN

IT43I0526204000CC0021181120

------

Oppure aderisci al nostro crowdfunding

Leave a Comment