Il 1° maggio le spoglie di Giovanni Paolo II saranno esposte per la venerazione nella Basilica di San Pietro. L’etoile salentino ricorda l’incontro col grande pontefice polacco
Il 6 aprile 1995 l’etoile Toni Candeloro muove lentamente i passi sul grande palco della Sala Nervi, verso il coro e l’orchestra della Diocesi di Roma diretta dal M° Marco Frisina. E’ un momento indimenticabile per la danza che entra di diritto come espressione artistica nel linguaggio cristiano. Abbiamo intervistato il protagonista per ricordare quel giorno. Toni Calderolo, come mai fu scelto proprio Lei per quella memorabile esibizione? “Mi sono sempre chiesto il perché la scelta sia caduta proprio su di me quando mi arrivò l’invito di Monsignor Ruini di danzare al cospetto di Papa Wojtyla. Le sensazioni invadono la mente talmente tanto da doverla placare ed entrare in una sorta di catarsi per riuscire a proiettare in quella immensa platea il gesto ispirato a San Filippo Neri ma mi succede di liberarmi dagli schemi tecnici teatrali e di scoprire in quella atmosfera chi veramente interpretavo in quel momento e per la prima volta mi accorsi di un’altra dimensione creativa che veniva fuori dal mio corpo alleggerito dalla forza di quel momento”. Quali sensazioni ricorda? “Alla fine della rappresentazione ero pallido come il mio costume di scena e negli applausi che mi giungevano in una lontana eco, mentre si accendevano le luci, mi apparve, al centro del lungo corridoio che divide in due il pubblico, GIOVANNI PAOLO II fui così accompagnato al suo cospetto e ricordo chiaramente la difficoltà di muovere il mio corpo allontanandomi dagli oltre 300 artisti che componevano l’orchestra, il coro e il corpo di ballo. Dopo averlo salutato si alzò in piedi e iniziò un lungo discorso indirizzato ai giovani facendogli notare come il linguaggio universale della danza sia in grado di comunicare pur essendo un’arte muta. Questa sua affermazione fissò un momento importante nella Storia dell’Arte della Chiesa, unico per me, ma soprattutto un riconoscimento verso quest’arte dell’effimero fino a quel momento poco considerata rispetto alle altre discipline artistiche. Fu come vivere un sogno ad occhi aperti ero rimasto un’ora in piedi affianco ad un uomo così comunicativo e semplice, talmente da annientare le distanze e le etichette, mi accorsi dal gigantesco schermo sui cui apparivamo che tutti intorno a noi erano seduti, pubblico vescovi e cardinali, e mi sentì ancora così leggero quasi invisibile ma cosciente di quel momento magico ed irripetibile ed invece fui invitato ancora per ben due volte, nel 1998 e nel 2000 per l’apertura della Porta Santa nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Cosa ne pensa della beatificazione del Papa? Che idea si è fatto d questo straordinario personaggio?La mia personale sensazione, avendolo incontrato per tre volte, è quella di un uomo diretto e di una semplicità disarmante che proveniva da un’analisi attenta e singolare degli eventi intorno alla storia della vita. Insomma un Papa-uomo dal carisma autoritario ma allo stesso tempo un Papa-amico.
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